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Ho davvero pensato che Daniel mi avrebbe dato l'opportunità di aiutarlo – e, magari, di rendermi davvero utile – ma, in realtà, temo di aver sottovalutato il suo desiderio di protezione

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Ho davvero pensato che Daniel mi avrebbe dato l'opportunità di aiutarlo – e, magari, di rendermi davvero utile – ma, in realtà, temo di aver sottovalutato il suo desiderio di protezione.

"Perché non posso venire con te?" Chiedo, sconcertata, mentre il biondo si cambia di vestiario, provando a levarsi di dosso l'odore della notte. "Voglio aiutare."

Daniel, a torso nudo, si avvicina a me, guardandomi con la fronte corrucciata. Istintivamente, mi ritrovo a mordermi le labbra, rendendomi conto che è semisvestito davanti ai miei occhi e che la sua pelle è davvero liscia come seta. Stringo i pugni, imponendomi di frenare i miei insulsi desideri.
Sei arrabbiata con lui, Becky: non dimenticarlo.
Se solo non fosse così bello.

"È solo una riunione organizzativa," afferma lui, come se questo potesse distogliermi dal mio intento: "ti annoieresti."
"Sai che non è così," ribatto, furibonda: "vuoi solo tenermi lontana dagli affari di stato."

Lui indossa la maglia e si sistema i capelli con una scompigliata di mano. Quando torna a guardarmi, è serio come non mai. "E se anche fosse, se ci tenessi a proteggerti? Sarebbe così sbagliato?"
"Non è sbagliato," ribatto, sincera: "ma detesto che sia tu a scegliere per me. Posso decidere da sola ciò da cui voglio tenermi lontano o avvicinarmi."

Deglutisco, amareggiata da quelle parole: so che non sto dicendo un'assoluta verità e che perfino Daniel né è consapevole. Io non ragiono mai di testa, ma sempre di pancia, ed è anche questo che, molto spesso, finisco per sbagliare.
Non rifletto mai abbastanza.

Daniel, dispiaciuto dalla situazione, mi si avvicina, accarezzandomi con gentilezza il viso, sperando di potermi acquietare. Resto immobile, non volendolo allontanare, ma il mio sguardo non resta fermo, non riuscendo a guardarlo negli occhi, troppo è il peso del mio disappunto.

"Questo è un mio compito, Becky," dice, sfiorandomi lo zigomo con il pollice: "so che puoi scegliere da sola, che ne sei in grado, ma, almeno, permettimi di liberarti dai pesi che non ti riguardano."
"Ma questo mi riguarda," ribatto, sollevando lo sguardo nel suo: "è di te che si parla, è te che vogliono morto!"

Lui si lascia andare in un sorriso e, piano, mi avvicina a sé, dandomi un veloce bacio sulla fronte. Ho appena ammesso di interessarmi a lui.

"Questa sera parleremo di ciò che è stato deciso," promise, liberandomi dalla sua presa. "Per il momento, resterai in buona compagnia."

Corruccio la fronte, perplessa, ma, in quel momento, Daniel apre la porta della sua stanza e un volto famigliare compare, costringendomi in un sorriso confuso.
"Jack?"

Il riccio si guarda intorno con il broncio sul viso e le braccia strette al petto. "Dio, Daniel: la tua stanza è il doppio della mia."
"Piccoli confort per una grande fatica," ribatte il ragazzo, divertito. Poi, mi lancia uno sguardo. "Siamo d'accordo?"
Non voglio accontentarlo, ne sono quasi certa, ma, d'altra parte, come dargli un altro dispiacere? Alla fine, annuisco, mordendomi l'interno guancia.
Daniel, compiaciuto, se ne va con un bel sorriso sul volto – cosa che non sfugge affatto a Jack, risoluto.

"Mi sono perso qualcosa?" Chiede, alzando un sopracciglio.
"Solo la tua testa," ribatto e mi siedo sul letto di Daniel, sospirando. "È ingiusto."
"Molte cose lo sono," ribatte il mio guardiano, sedendosi sulla scrivania e appoggiando i piedi sulla sedia, senza levarsi le scarpe. Distratto, inizia a giocare con un ferma carte di acciaio.

Lo guardo stranita, restando imbronciata. "So che non sei qui per fare semplice conversazione."
"Questo è vero," ribatte, altezzoso: "Daniel mi ha chiamato per avere una prova di fedeltà: se riesci a resiste al mio incontenibile fascino, significa che lo amerai per sempre."

Sorrido, divertita da quella stupidità, ma poi, lentamente, ritorno alla realtà, rendendomi conto che le cose non stanno andando affatto bene.

"Credi che ci sarà una guerra? Ho sentito che molti lupi sono stati uccisi."
"C'è sempre una qualche guerra da combattere per loro, Becky. Daniel e noi tutti cerchiamo di comportarci nel migliore dei modi – salviamo persone, li aiutiamo – ma i tempi sono duri e la gentilezza non è più un metro su cui fidarsi. I cacciatori stanno aumentando e, così, l'odio che provano nei nostri confronti. Credo che sia solo una scusa per distrarsi dalla fine del sole," spiega, alzando i suoi occhi scuri su di me, dimostrando il peso di quelle parole. Jack, certe volte, può sembrare l'esatto opposto di sé stesso: frivolo, egocentrismo, distratto. Ma, in realtà, nessuna di queste persone può concedersi il lusso di essere una persona di poco valore: è la nostra vita la posta in gioco e non sono ammessi scherzi.

"Tu come sei arrivato qui?"
"Come tutti: un po' di fortuna, un po' di destino." Jack scuote le spalle, leggero e torna a giocare con ciò che trova: "vivevo in Louisiana con tutta la mia famiglia. Pensavamo di andare a sud, sperando di trovare qualche rifugio lungo la costa ma, come puoi ben capire, non è stato così. Ho scoperto dell'esistenza delle Statue trovando i miei genitori tramutati in polvere davanti al vialetto della casa in cui ci eravamo rifugiati. Eravamo solo noi quattro – i miei genitori, io e Christine-  e loro temevano che ci stessero attaccando. Io sono riuscito a scappare per pura fortuna, ma una delle Statue era riuscita a infettarmi. Christine era spaventata - ormai, le rimanevo solo io – e vagammo per ore. Mia cugina sperava di trovare qualcuno in grado di aiutarci, ma io sapevo che tutto ciò che avremmo trovato sarebbe stato un luogo in cui morire. Eravamo senza speranza – soprattutto, lo ero io: stavo per morire e avrei lasciato una ragazzina sola e in balia del mondo. Che razza di persona ero? Come potevo arrivare a tanto? Mi sentivo spregevole."

Jack si gira fra le dita la stessa biro e sospira, calmo. "Il Professore ci ha trovati. Era in avanscoperta con un gruppo di lupi, nell'esatta speranza di trovare qualche superstite, e così è stato. Era un uomo buono e anche gentile: non si dispiacque quando decisi di restare umano."
Piano, e con così tanti pensieri nella mente, mi avvicino a lui, sfiorandogli la mano. Jack, sorpreso, alza lo sguardo, colpito da quel gesto.

"Mi dispiace per ciò che hai dovuto passare," dico, timida: "ma adesso andrà meglio."
"Ne sei sicura?" Chiede, con un po' di sconforto.

Mi ritrovo ad annuire, certa, e anche lui prova a respirare, rilassandosi. "Sai, non sei così male come dice Christine."
Rido, divertita, e torno ad allontanarmi. "Sì, questo è certo."
Per una volta, voglio essere migliore di me stessa.

Angolo

Buongiorno a tutti e benvenuti nel nuovo capitolo!

Becky tiene a Daniel, che carini❤️ speriamo che ora vada tutto bene🤔❤️

Vi sta piacendo la storia? Felici che vada avanti?🌹

Piccola domanda, dato che sono incerta e magari ci sono dei fan all'ascolto: sto scrivendo una storia romantica e sono indecisa se lasciarla originale o farla, invece, su Park Jimin  o Lee Jongsuk, consigli? ❤️

A presto,
Giulia

BEFORE DAWN / Daniel SharmanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora