11 | nuova versione

1.8K 142 35
                                    

Trevor era il ragazzo più bello dell'ultimo anno

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Trevor era il ragazzo più bello dell'ultimo anno.

Affascinante, carismatico e perfettamente perfetto: sembrava un angelo sceso in terra per pura benedizione nei nostri confronti. Tutti lo amavano, tutti lo contemplavano - personalmente, ho sempre creduto fosse un coglione.

Quanto avrei voluto che anche lei vedesse la verità.

"Rebecca?"

Daniel mi sfiora la spalla, ed io, di tutta risposta, rimbalzo sul posto e mi porto le mani al petto, al limite della paura. Ho iniziato a sudare e nemmeno me ne sono resa conto.

"Devo andare, devo andarmene subito."

Scaccio la sua mano e mi volto, iniziando a correre verso una direzione che non conosco - basta che sia lontano. Dopo tre rampe di scale e aver sviato alcuni corridoi identici, l'emozione prende il sopravvento e mi accascio a terra in un vero e proprio attacco di panico.

Vado in iperventilazione, incapace di trovare aria per quanto abbocchi respiri in sequenza. Mi graffio la gola, quasi a volermi strappare la pelle e liberarmi la trachea, ma tutto ciò che ottengo e un filo sottile di sangue denso. Sono bagnata di sudore e lacrime, e mi tiro i capelli in tic nervosi, rischiando di strapparmi delle ciocche.

Non è possibile, deve essere uno scherzo. Sto impazzendo.

"Rebecca?"

Schiaffeggio la mano che si tende verso di me, e, da vera paonazza, inizio a perdere il senno.

"Lasciami stare! Lasciami stare!" Urlo senza capirne il motivo - senza nemmeno averne uno - e mi stringo le mani sulle spalle, iniziando a dondolarmi in preda agli spasmi. Trevor Carter, proprio lui: il mio personale demone tornato ad assillarmi.

"Rebecca."

La voce di Daniel questa volta è salda, esattamente come il macigno piantato nel mio petto. Si china davanti a me e mi afferra le spalle, costringendomi a guardarlo. In mezzo alla nebbia del pianto, riconosco le sue iridi blu.

Non so cosa mi trattenga dall'urlargli addosso tutto il mio odio.

"Devi calmarti," dichiara, lentamente. "Respira."

Scuoto il volto con così tante forza che credo di potermi rompere l'osso del collo. "No. No. Non posso."

Daniel mi posa tre dita sul mento, bloccando ogni mio piccolo spasmo di pazzia. Mi accarezza i capelli, scostando con cura le ciocche chiare dietro le orecchie, liberandomi dal sudore.

"Ascolta il mio respiro, Rebecca. Seguimi."

Corrugo le fronte, irritata, perchè non vorrei davvero obbedire, ma, pian piano che Daniel mi libera dalle mie catene mentali, asciugandomi le lacrime e sistemandomi il colletto del maglione, un fioco di aria mi colpisce il viso, facendomi sentire un poco più leggera.

E, alla fine, respiro. Prima velocemente e costringendomi; poi, pian piano, con più calma, tenendo gli occhi chiusi e seguendo il respiro quiete di Daniel.

Poggio la schiena contro il muro e mi lascio andare, sprofondando completamente. Una mano del lupo mannaro è ancora sulla mia schiena e con l'indice segna alcuni cerchi sul mio dorso, aiutandomi a scaricare lo stress. Alla fine, si siede al mio fianco, osservandomi in silenzio sin quando non capisco di essermi calmata.

"Va meglio," ammetto, piano. La mia voce è una nota ruvida nel silenzio. "Puoi lasciarmi."

Daniel smette di toccarmi, ma la sua mano resta ferma sulla sua coscia, proprio vicino alla mia. Se solo fossi un pò stupida, o decisamente disperata, mi spingerei a stringerla, almeno per ricordarmi di non essere di nuovo sola in mezzo a quel bosco.

Di non essere di nuovo sola con lui.

"So che non dovrei chiedertelo," comincia, lentamente: "ma capisci bene che sono costretto a farlo."

Mi scosto dei capelli ribelli dalle ciglia, sbuffando quando trovo delle gocce di sudore incastrate in queste. Sono così sudata che al minimo soffio d'aria mi pare di raggelare.

"Il prigioniero, quello che i tuoi uomini hanno portato: sai chi è?"

Il volto di Daniel rimane impassibile. "Trevor Carter è uno dei cacciatori di licantropi più conosciuti nel paese. I miei uomini l'hanno catturato questa mattina e in molti sono morti per questo scopo."

Compresa lei.

Deglutisco, cercando di non affogare nel rancore. "Lo conosco, lo conoscevo. Veniva a scuola con me e, dopo il grande buio, era nel mio gruppo di fuggitivi."

"Quindi, eravate amici?"

Amici? Forse conoscenti, un tempo. Nemici? Definirlo tale sarebbe un complimento.

"No."

Daniel si inumidisce le labbra, e, con la solita calma, inizia a riflettere. "Dovrò interrogarlo per avere informazioni sui cacciatori. Non vorrei, ma so di per certo che mi vedrò necessario a torturarlo e che dovrò porgli domande sul suo passato."

Il licantropo si volta verso di me, scrutandomi con attenzione. "Saremo solo io e lui: se dovesse parlare, non lo saprà nessuno se non me."

"Ed immagino che questo sia il massimo che io possa ottenere."

Non voglio che Daniel sappia la mia storia. Non voglio che qualcuno gli riveli di lei, o di me. Non voglio che sia Evan a farlo.

Il mio passato è tutto ciò che mi resta, tutto ciò che ancora mi tiene in vita.

"Lo ucciderai?"

Daniel ci pensa per un istante. "No."

Annuisco, cauta. Credevo di averlo ucciso.

"Credo che per questa sera dovrai restare."

Guardo subito male il ragazzo, che tradisce un piccolo sorriso.

"Pensavo avessi detto che ero libera di andare," ricordo, confusa.

Daniel scuote le spalle, quasi scherzoso. "Sei piena di segreti, Rebecca Hamilton: non posso permetterti di scappare."

Si rialza, e, mentre pulisce i suoi abiti, cerco di riflettere: fino a poco fa, Daniel mi aveva concesso la libertà - forse non con volontà, ma lo aveva fatto - mentre ora si era rimangiato la parola, nascondendo una costrizione in uno scherzo velato. Senza volere, mi sono costruita la mia prigione e, dall'altra parte, ho rivelato uno dei segreti di Daniel.

Non vuole perdermi.

"Non credo di essere il genere di persona capace di restare," commento, acidamente. "Solo perchè mi hai aiutato, non significa che ti sia debitrice."

"Sarà per questo che ti ordino di restare: il tuo orgoglio non ne risentirà."

Daniel mi porge la mano, ma io la ignoro, rialzandomi da sola - la fierezza di sempre è tornata, vera e fiorente per poter riparare i buchi nel mio ego.

"Non credo che capirò mai questa tua subdola ossessione nei miei confronti, stalker, ma, tranquillo: non scoprirai mai i miei segreti."

Daniel si ritrova a sorridere, affatto minacciato. Probabilmente, Beatrice lo definirebbe affascinante.

Per me è solo una spina nel fianco.

"Posso mostrarti la tua stanza, miss," dice, infatti, prendendomi in giro.

Tutto ciò che faccio è sbuffare, cercando l'ennesima ragione per non ucciderlo con le mie stesse mani.

Forse, però, la parte dell'assassina non mi riesce così bene.

BEFORE DAWN / Daniel SharmanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora