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Diciassette settembre 2019,
ancora

La fine del mondo ha un insolito sapore di zuppa di fagioli e polvere

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La fine del mondo ha un insolito sapore di zuppa di fagioli e polvere. Non che pensi sia giusto scherzarci sopra - certo - ma, in effetti, non mi è rimasto niente di meglio da fare.

L'acqua dello sciacquone scende sulla vecchia superficie di porcellana in uno strano colore verdastro - forse, c'è un guasto alle tubature? Una qualche perdita? Mi chiedo come mai nessuno, in tempi come questi, non riesca a pensare a cose come l'acqua degli sciacquoni dei bagni di un vecchio supermercato.

Se mio fratello fosse qui, risponderebbe a questa domanda insultando la mia pessima dote nel capire ciò che è veramente importante, ed io, di rimango, gli farei notare che l'unica dei fratelli Hamilton ad essere ancora viva è proprio quella che tutti avrebbero dato per spacciata.
Che sia stata la mia solita sfortuna ad avermi fatto questo, proprio non lo so.

Mi lavo le mani nel piccolo lavandino sporco e, intanto, alzo lo sguardo, trattenendo a stento una smorfia quando riconosco il mio riflesso: capelli unti, guance pallide ed un inizio di eritema da raggi lunari su tutto il collo.

Fortuna che qui o sono tutti morti o troppo affamati per badare al mio aspetto.

Esco dal piccolo bagno, riprendendo lo zaino e il cestino della spesa che avevo lasciato, iniziando a lanciare sguardi fra i vari scaffali del supermercato. Afferro alla rinfusa un paio di bottiglie d'acqua e le infilo nello zaino insieme a cioccolata, rasoi, assorbenti e antidolorifici. Poi, per il resto del tempo, mi limito a riempire di schifezze il mio cestino, desiderando, ad ogni scelta, di poterla scambiare con un vero pasto caldo.

Dio, quanto vorrei un piatto di pasta.

Raggiungo le casse e, anche se ne comprendo l'inutilità, cerco dei soldi - se c'è qualcosa che so della vita, è che sono questi a salvarti, non la fortuna, anche quando si tratta di un'apocalisse. Comunque, non trovo nulla.

Sobbalzo sulla vecchia sedia girevole, afferrando un pacchetto di patatine dal cesto ed una bottiglietta di tè alla pesca, inaugurando il mio abbondante pasto mentre mi giro con noia su me stessa, passando dall'osservare il deserto ed oscuro interno del supermercato alle piccole finestrelle nella parte alta della parete.

È notte, e questa non è una novità, anche se mi fa ridere che, proprio sotto ad una finestra, sia stato affissato un cartellone che pubblicizza un solarium.

Quanto può essere ridicolo il mondo?

Un giorno è tutto normale e poi, semplicemente, tutto non è più lo stesso. Il diciassette settembre del duemila diciannove doveva essere un giorno come tanti altri, e, invece, è stato l'ultimo. Letteralmente.

BEFORE DAWN / Daniel SharmanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora