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Stavo già cenando quando Daniel ha fatto ritorno nella sua stanza, stanco come non mai.
Sospirando, mi ha rubato il bicchier d'acqua dalle mani, prendendone un lungo sorso, e, subito dopo, si è gettato sul suo letto a braccia aperte.

Jack, ancora presente, mi ha guardato con perplessità, capendo di doversene andare, mentre io, molto più combattuta, ho provato a pensare.
Devo rendermi utile, questa volta devo esserci per davvero.

"Daniel," chiamo, calma, e mi siedo vicino a lui, che si limita a mugugnare distrattamente. "Daniel, cosa è successo?"

Lui ha il volto nascosto fra le lenzuola e i capelli sparsi come un'aureola sul cuscino. Vorrei guardarlo negli occhi, comprendere il suo dolore e privarlo di una parte di questo, ma so che lui non me lo permetterà facilmente. Continua a pensare più a me di quanto mai fa con sé stesso.

Così, striscio piano vicino a lui, arrivando faccia a faccia e con la sua pelle quasi a sfiorare la mia. Lo faccio, gli accarezzo alcuni riccioli ribelli, cercando di farlo sentire al sicuro.

"Daniel, guardarmi."

Inizialmente, lui sembra non voler ascoltare. Resta immobile, quasi assente, e stringe le sue mani in due pugni serrati. Glieli sfioro, implorando di lasciare andare la sua presa mentre, gentilmente, intreccio le mie dita alle sue. Mi è mancato il suo calore.

"Guardarmi o giuro che me ne vado."
Con quelle parole, il ragazzo si vede costretto ad obbedire, ritornando con il suo sguardo nel mio. Si finge insoddisfatto. "Contenta?"

Sorrido, passando l'indice sul profilo del suo volto, battendo appena sul suo naso. "Direi molto, signor Sharman. E, per quanto mi possa dolere, le ricordo che avevamo fatto un patto."
Il ragazzo alza gli occhi, sospirando. "Perché sei così testarda?"

"Perché, altrimenti, non ti piacerei così tanto." Sorrido, divertita. "Parla, su."
Lui mette un piccolo broncio, appesantito, e, infine, abbassa lo sguardo. "Stiamo perdendo terreno, Becky. I cacciatori si stanno organizzando e partono con un vantaggio, conoscendo la nostra base. Sia io che i miei uomini abbiamo interrogato Trevor, ma è stato abbastanza inutile: preferisce morire piuttosto che aiutarci."
"Forse dovreste accontentarlo."

Daniel mi lancia uno sguardo furfante, ma cerca di contenersi, tornando alla serietà. "Comunque, pare che i cacciatori stiano seguendo uno schema: prima le nostre posizione satellite, procedendo in spirale sino alla base. Conoscono la superiorità genetica dei licantropi e della loro forza, e mirano ad indebolirci prima dell'ultimo attacco. E, a quanto pare, sembra funzionare."

"Come?" Chiedo, notando l'espressione contrita del suo volto. "Cosa significa? Vuoi arrenderti?"

"Certo che non mi arrenderò," ribatte lui, ma subito si spegne: "ma come posso chiedere ai miei uomini di combattere una guerra che sicuramente perderanno? Come chiedergli di morire per una causa persa?"

Picchietto sulla sua guancia, passando ad arrotolare un riccio biondo intorno all'indice.

"Non è una causa persa," ricordo, decisa come non mai. Lo guardo dritta negli occhi, non volendo perderlo di vista. "Tu sei un buon leader, Daniel, e tutti qui dentro lo sanno. Tu li hai salvati, tu gli hai donato una nuova vita e ti saranno sempre riconoscenti per questo. Molte di quelle persone sono sopravvissute alla morte, molte altre hanno deciso di cambiarsi totalmente: non sottovalutarli, Daniel, perché potresti pentirtene."
Daniel mi guarda come se fossi terra tramutata in diamante, come un miraggio ad occhi aperti. È incantato, è meravigliato, ed io quasi mi imbarazzo sotto il suo sguardo.

"Che c'è?" Chiedo, nascondendomi dietro ad un sorriso.
Lui scuote la testa, divertito. "È che continui a sorprendermi, Rebecca."

Cercando di non arrossire, sospiro. "Non pensare a me, Daniel Sharman, e promettimi che darai una possibilità al tuo popolo."
Lui borbotta, portandosi la mano fra i capelli, e poi subito si volta, sorridendomi affascinante. "E tu darai una possibilità a me?"

Alzo un sopracciglio, perplessa. "Di che cosa parli, Riccioli D'Oro?"
"Lo sai di cosa parlo," ribatte lui, voltandosi verso di me. Con una mano, mi sfiora il fianco, tirandomi a sé. Imbarazzata, cerco comunque di tenermi lontano, non volendo far credere la cosa sbagliata.
Quale sia lo sbaglio, però, non lo so nemmeno io.

"Credo che tu stia correndo troppo, Sharman," dico, saccente, e lui sorride. "E mi fido di te."
Lui, colpito da quella sicurezza, sorride con tenerezza. "Davvero?"

Alzo gli occhi e, infine, lo spingo via, riprendendo il mio posto nel letto. "Sì, ma resta lontano. Puzzi da morire."
"Oh, davvero? Puoi sempre tornare nella tua stanza."
Sgrano gli occhi, sconcertata. "Cosa?"

Daniel scuote le spalle, ridendo malizioso. "Ricordi di avere una stanza, vero? Sai, lontano da qui."
Di tutta risposta, sollevo le lenzuola e mi avvolgo con forza in queste, irremovibile. "Ho già scaldato il letto: sarebbe un peccato."

Il ragazzo, compiaciuto, mi raggiunge, e, senza permesso, mi afferra, stringendomi ancora.
La mia schiena batte contro il suo petto mentre Daniel si fa strada fra i miei capelli, appoggiandosi col mento al mio collo, restandovi incastrato. "È bello quando resti."

Involontariamente, sorrido, ma subito cerco di nasconderlo. "Dormi, Daniel."
Lui, dopo avermi cantilenato, chiude gli occhi, ma non prima di avermi baciato il capo. "Buonanotte, Becky."

Nella notte, il mal di testa scoppia fra le mie orecchie. Di colpo, mi ritrovo seduta e completamente sveglia, così infastidita da quella pulsione al centro della mia fronte.

Provo a scaldarmi la cute con la mano, cercando un senso di sollievo, e, intanto, mi volto verso Daniel, che ancora dorme beato.
Certo non posso svegliarlo.

Mi sbraccio sul comodino, prendendo la sua torcia orologio e, nella tiepida luce, inizio a cercare nei cassetti del comodino: siamo rinchiusi in vecchio ospedale, per forza deve esserci un antidolorifico.

Sbuffo, infastidita, e, facendo attenzione, mi alzo, andando verso la scrivania. Provo ad aprire il primo cassetto e non trovo nulla; poi provo con il secondo e, inaspettatamente, trovo qualcosa che mi colpisce.

Illumino con la torcia l'interno del cassetto, scostando con attenzione i fogli volanti: proprio al centro, i miei stessi occhi ricambiano il mio sguardo.

Infilo l'orologio al polso e prendo la foto, spiegandola con attenzione e, per poco, non cado a terra. Quelle ritratte siamo noi – io e Beatrice – ma, forse disinteressato, Daniel ha pensato di piegare la figura di mia sorella, facendolo diventare un mio ritratto.

Nostro padre ha scattato quella foto durante il mio ultimo compleanno nella normalità e, a quanto ricordi, durante la nostra fuga era una delle tante che avevamo dimenticato, preferendone altre. Ne sono certa, totalmente convinta: quella foto dovrebbe essere ancora a casa mia, nella sua cornice sopra la scrivania di mio padre.

Mi siedo sul letto, alzando lo sguardo sul ragazzo ancora addormentato e che ora, sentendo una mancanza nel letto, stringe il cuscino a sé. Mentre lo guardo, non riesco che a pormi domande: perché Daniel ha quella foto? Perché non me l'ha mai rivelato?
E, soprattutto, cosa significa?

Angolo

-5 alla fine🌹
Sono così carini, non credete?🥰

Ho un piccolo annuncio, ovvero ho pubblicato una nuova storia chiamata Rush a tema romantico, spero passerete❤️
Eccovi la trama:

2010. Aarhus è una città cristallizzata nel tempo. La sabbia, la chiesa al centro della pianura verde - persino le persone sembrano non cambiare, indistinti migranti del passato.

C'è il pescatore nel porto, il ragazzo della banchina e c'è anche Olivia Larsen, ancora seduta su un treno che non lascia mai la sua fermata. Giovane sorella di uno dei più importanti avvocati della città, mal nasconde i resti di uno scandalo di cui nessuno può parlare. E, se è vero che per ogni problema esiste una soluzione, Liv non ha ancora trovato la sua.
Lee Jongsuk, invece, ha smesso di sbagliare.
Figlio meticcio dell'antica Corea, nasconde un'anima di spigoli e fiamme. Bello - bellissimo - vorrebbe solo essere uno dei tanti.

Fra passato, presente e fantasmi, Olivia e Jongsuk sono destinati a scontrarsi e, se «lontani» non è un'opzione, «insieme» è una cometa pronta a precipitare.
Non resteranno che buchi neri.

A presto,
Giulia

BEFORE DAWN / Daniel SharmanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora