04 | nuova versione

2.8K 188 33
                                    

Mi sono appropriata del letto senza pudore e senza vergogna, lasciando a Daniel la piccola poltroncina sul fondo della stanza padronale

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Mi sono appropriata del letto senza pudore e senza vergogna, lasciando a Daniel la piccola poltroncina sul fondo della stanza padronale. Lui, ovviamente, si è lamentato per tutto il tempo, ma, ad un certo punto, credo di essermi addormentata, e tutto si è fatto decisamente più semplice.

Circa due ore dopo, però, la noia ha iniziato investire il mio cuore, portandomi a mangiare qualsiasi cosa avessi nel mio zaino.

Mi sono sentita sola per tanto, e non lo dico con tristezza, ma perché, semplicemente, è la verità. Non avevo nessuno, non avevo una casa, e vagavo da una città all'altra in cerca di cibo.

Un tempo, probabilmente, pensare che sarei finita col rimanere senza nessuno a cui affidarmi mi avrebbe terrorizzata a morte, ma, ormai, sono pressoché convinta che sia questo il mio unico posto nel mondo.

Lontano da tutti, così da avere in salvo il cuore.

E, ora che questo mio incanto si è spezzato, mi ritrovo a non sapere come comportarmi - il che è davvero un guaio, visto l'assurdo carattere che mi ritrovo. Il non avere certezze non può che portarmi a sbagliare, ed io non credo di essere pronta a risentirmi nella mia stessa pelle.

Ormai, la vera Becky è sepolta sotto chili di polvere, e non ho intenzione di riportarla alla luce, non dopo tutto ciò che è successo tre mesi fa.

Non potrei sopportarlo.

Osservo Daniel, seduto sulla sua poltrona, mentre, nella penombra della piccola luce lasciata sul tavolino ai suoi piedi, continua a sfogliare un diario ingiallito. Non ho idea di cosa si tratti, ma, quando mi sono addormentata, Daniel lo aveva appena estratto dal suo zaino, ed ora, diverse ore dopo, lo sta ancora sfogliando.

Mi mordo il labbro inferiore, nervosa, mentre mi pulisco le labbra dalle briciole salate delle patatine. «Da dove vieni?»

«Mhm?» Solleva lo sguardo, confuso. «Come hai detto?»

«Ti ho chiesto da dove vieni,» ripeto, già pentita dell'aver aperto bocca: perché, semplicemente, non mi faccio i fatti miei? Tanto, una volta finita la tempesta, non lo rivedrò più.

«Vuoi davvero saperlo?»

Alzo gli occhi, sconsolata, lasciandomi andare sul letto e affossando il volto nel cuscino. Non posso farcela: tempo un'altra ora e potrei correre il rischio di ucciderlo.

Non lo sopporto.

«Si può sapere cosa stai facendo?» Chiede, ancora, accennando ad un sorriso.

«Provo a soffocarmi,» ammetto, in un brusio. «Sai, sono certa che potrebbe risultare molto più interessante che avere una conversazione con te.»

BEFORE DAWN / Daniel SharmanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora