-CAPITOLO 7- INQUIETUDINE.

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Quella notte non chiusi occhio. Avevo paura, una dannatissima paura. La stanza buia risvegliava in me ogni tipo di preoccupazione. Mi sentivo osservata e violata della mia privacy. Sentivo i suoi occhi sul mio corpo mentre faceva pensieri sporchi. La pelle bruciava, ma l'unica cosa che sfiorava era il fresco lenzuolo azzurro del mio letto.

Sentii dei rumori giù in salotto, poi dei passi su per le scale. Cazzo! Non sapevo cosa fare, ero in completo panico. Cercai nel buio il mio cellulare, così da poter chiamare la polizia.

I passi si bloccarono proprio di fronte alla mia stanza.

La maniglia si mosse rapidamente e la porta si aprì, rivelando una sagoma scura. Strillai spaventata, implorandolo di non farmi del male. Ma la sagoma pigiò l'interruttore e accese la luce: papà. Tirai un sospiro di sollievo e mi asciugai la fronte imperlata di sudore.

"Winter! Che succede? Perchè hai urlato in quel modo?" domandò papà inginocchiandosi accanto al mio letto. Ci raggiunse anche mamma, terrorizzata dalle mie grida.

"Ho paura papà, tanta paura!" dissi, gettandomi tra le sue braccia e piangendo. Mi sentivo al sicuro lì. Avevo bisogno di lui, in quel momento come sempre, ma non avevo mai trovato il coraggio di chiedergli se poteva essere più presente. Lavorava così tanto per dare il meglio a me, mamma e Chucky, e per questo gliene sarei stata grata per il resto della vita.

Ma avevo bisogno del mio eroe.

"Winter, santo cielo, non possiamo continuare così!" sbottò mamma. Sembrava arrabbiata, ma non con me.

"Che intendi dire Nadine?" chiese papà "questo lavoro mi sta portando lontano dalla mia famiglia e dalla mia bellissima principessa.." sussurrò dolcemente accarezzando i miei capelli sudati.

Guardai mamma e con lo sguardo la implorai di non dire una parola. Non volevo che papà si preoccupasse così tanto per me, anche se la cosa era più che normale.

"Steve..." iniziò, fissandomi negli occhi. Sapevo che non mi avrebbe dato retta. "C'è un ragazzo che continua a mandare messaggi a Winter, e non sappiamo chi è."

Papà mi strinse più forte al petto. Sentivo il suo cuore battere forte, fremeva di rabbia. "Ho un amico avvocato, ci penso io" esordì secco.

"Ma Steve! Non sappiamo nemmeno chi diavolo è!"  disse mamma, passandomi dell'acqua.

"Non m'interessa!" urlò papà "quel bastardo, chiunque sia, deve smetterla di tormentare mia figlia!!" Non l'avevo mai visto così arrabbiato, mi faceva quasi paura.

"E piccola" riprese "vorrei che tu andassi da uno psicologo, ok?" consigliò, ma io scossi il capo. Non avevo bisogno dello psicologo, potevo farcela da sola. "Winter, è per il tuo bene, capisci? So che tu credi di stare bene, ma sia io che mamma abbiamo capito che qualcosa non va in te."

Lo fissai con gli occhi socchiusi, dubbiosa. Non era mai presente e cenava con noi solamente nel week end. Come diavolo poteva sapere che io non stavo bene? Era assurdo.

"Winnie, papà ha ragione..Ti ho osservata a lungo ultimamente" intervenne mamma "l'adolescenza è dura per chiunque, sai? Ma tutti, in un modo o nell'altro, vengono aiutati. Bisogna solo essere aperti e accettare le offerte che si propongono" concluse, con un lieve sospiro.

Non sarei andata da uno strizzacervelli. Studiavo psicologia e sapevo meglio di loro come funzionava la mente umana. E la mia era ok. La paura è una reazione umana, non è sinonimo di "persona bisognosa di aiuto".

"Mamma..Papà.." sussurrai "sto bene e non ho bisogno dello psicologo! E poi costa troppo."

"Ma a chi importa dei soldi!" iniziarono entrambi ad innervosirsi "vogliamo solo il tuo bene!"

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