CAPITOLO VI

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IRIS' POV

"Cosa? La corrente non tornerà prima delle 3? C'è un blackout in tutta la città? Hanno rimandato? Ok, va bene, si. Ciao." sento le parole di Giovanni al cellulare con la madre.

"Pessima notizia, la corrente tornerà sta notte, se riescono a ripristinare in tempo di cavi. Tutta la città è senza luce. I giudici, visto questo problema faranno il check-in domani, alla fine non sarebbero riusciti comunque a produrre nessuna puntata." 
"E noi come facciamo ad uscire di qui? Dobbiamo aspettare necessariamente a domani?" chiedo sconfitta.
"A quanto pare..." dice sbuffando
"Ho lasciato giù il mio cellulare, cazzo! Posso chiamare un mio amico per avvertirgli di ciò?"
"Fa' pure." mi risponde, mi porge il telefono e inizio a digitare i numeri sul tastierino e mi allontano un po'.

"Andre, si lo so, manca la corrente in tutta la città. Volevo avvisarti di non aspettarmi questa sera, lo so che dovevamo fare le crepes insieme, se mi fa parlare... Andre cazzo ascoltami! Sono bloccata in Hotel, il tizio della birra doveva farmi vedere le stanze, ma dato che le porte sono con la tessera, niente corrente e niente Iris questa sera."
"Il colmo! Mi raccomando, fai la brava col tizio della birra." sento dire tra una risata e l'altra dall'altro capo del telefono.
"Andre, vaffanculo." e chiudo.

"Tieni, grazie." dico porgendo il cellulare al ragazzo seduto sul divano, ma non risponde.

Decido di sedermi su una sedia, con accanto un tavolino dove avevo poggiato le ciotole. Non voglio sedermi accanto a lui, non sembra in vena di parlare, quindi rimaniamo così, in silenzio, minuti che sembrano ore e ore che sembrano giorni, poi ad un tratto rompe questo silenzio.

"Passami un cioccolatino, per favore. Si è fatta ora di cena e ho fame." Ha sempre un tono scocciato ed infastidito, non sarà proprio giornata oggi.
"Perchè, che ore sono?" dico mentre mi alzo per porgergli la ciotola con i cioccolatini.
"Quasi le 20."
"Ah bene."

"Come mai sei qui a fare l'università? Ci sono tante facoltà migliori." chiede, iniziando stranamente una conversazione, non me l'aspettavo.
"Era l'università più lontana da casa quando l'ho scelta, volevo ricominciare da zero, tutto qui."
"Come mai?" mi chiede, questa volta la sua voce si era ammorbidita.
"Non mi va di parlarne, sono cose troppo dolorose per me, meno ci penso, meglio è." una lacrima riga il mio viso, scende senza rendermene conto, ma non sembra notarla, meglio così.

"Scusami, non credevo fosse un argomento così delicato. Invece io ho scoperto da poco che la mi ragazza mi tradisce, so che non dovrei nemmeno parlartene, perchè giustamente cosa può interessarti. Volevo solo dirlo a qualcuno, non ho persone con cui sfogarmi." dice tutto d'un fiato, rimango spiazzata dalle sue parole.


"Beh, non so che dire, mi dispiace. Se vuoi parlare per me non ci sono problemi, mi piace ascoltare."
"E' andata a letto più volte con un tizio che conosco, non posso crederci, ancora non me ne capacito, stiamo insieme da due anni e più, non le ho mai fatto mancare nulla e poi che fa? Va a letto con un altro." 

Sento la sua voce farsi più dura e roca, ma, non riesco a distinguere bene i tratti del suo viso a causa di questa scarsa luce.

"E tu come l'hai saputo?" gli chiedo, andandomi a sedere accanto a lui, ma a debita distanza.
"Me l'ha detto un mio compagno, li chiamo così perchè non ho nessuno che possa essere definito amico. Una sera, eravamo in gruppo e questo inizia a buttare frecciatine come 'come ci si sente ad avere una ragazza che va di uccello in uccello?' e roba del genere, quindi ho indagato un po', alla fine gli ho visti ma lei non sa nulla di questo."
"Che situazione di merda. Io ti consiglierei di parlarle, poi sta a te decidere se perdonarla o meno." 

Non sono mai stata brava a dare consigli e questo è un altro consiglio orrendo, ma sono le prime parole che mi sono venute in mente, in queste situazioni non so mai come comportarmi.

"Non perdono proprio nessuno, non ci è andata una sola volta, ma più volte, era cosciente di ciò che stava facendo." dice alzando il tono della voce voltandosi verso di me, fissando i suoi occhi nei miei.
Nella penombra i suoi occhi brillano, non gli avevo notati in queste poche volte che l'ho visto. 

Sono bellissimi, non riesco a distinguere bene il colore, ma sono chiari.
Dopo pochi secondi distoglie lo sguardo e inizia a fissare nuovamente il nulla.

Sono quasi le 23 e inizia a venirmi il sonno con tutto questo buio e silenzio.

"Posso dormire io sul divano." lo interrompo dai suoi pensieri.
"Va bene, vado a letto allora." dice dirigendosi verso quel magnifico e comodissimo letto.
Che stronzo! La mia era una domanda di circostanza, un po' di galanteria. Mannaggia me e la mia boccaccia, ora mi tocca dormire su questo divano scomodo e duro come la roccia.

Credo siano passate ore, ma non riesco a prendere sonno, mi giro e mi rigiro, non ce la faccio.

"Divano scomodo? Perchè hai voluto dormire lì, vieni sul letto che non ti mangio, almeno dormi." sento Giovanni con una risatina.
"Non credevo fossi sveglio." gli dico, mentre vado verso il letto, non mi farò scappare questa occasione.
"Non riesco a dormire, ma tu fa pure." dice e si gira di spalle e io faccio lo stesso.
"Buonanotte." e cado in un sonno profondo.


A NEW BEGINNING//Spawn//INoobDove le storie prendono vita. Scoprilo ora