Era tutto buio, poi all'improvviso un fascio di luce, mi trovo catapultata nella mia classe delle elementari.
Io ero al centro, tutti i miei compagni di classe erano attorno a me formando un cerchio."Grassona!" mi urlava una bambina bionda.
"Mi ricordi la balena di Pinocchio." disse il ragazzino rosso puntandomi un dito contro e facendo ridere tutti.
"Basta! Sono cambiata, non mi fate più male." mentii, stavo piangendo. Queste parole mi facevano ancora male, certe cose ti rimangono dentro, ti feriscono, ma anche se le ferite si chiudono, le cicatrici rimangono.Di nuovo il buio.
Ora mi trovavo nella mia classe delle medie. Questa volta ero al primo banco, da sola, tutti gli altri erano raggruppati dell'altra parte della classe, parlavano di me, di quanto fossi strana, brutta, grassa, era una cosa che facevano tutti i giorni.
Non avevo amiche, nè amici, sono stata una persona molto sola, i miei genitori non l'hanno mai saputo, non volevo dar loro una simile delusione.
Dicevo che uscivo con le mie compagne di classe invece uscivo da sola, andavo a rifugiarmi nel mio posto segreto, il mio locus amoenus, che il realtà era un cortile immenso in cui mi intrufolavo, ma ai miei occhi era tutto così magico, ricco di cespugli, alberi, fiori, siepi.Era così bello passare lì il mio tempo e qui conobbi il mio primo amico, Giosuè, abitava in quel cortile. Lui non disse mai a nessuno della mia esistenza e io feci altrettanto, era il nostro segreto.
Ci vedevamo ogni giorno alla stessa ora, poi da un giorno all'altro cominciò a saltare i nostri appuntamenti.Perchè fai così Giosuè? Ti sei dimenticato della tua amica segreta?
L'ultima volta che lo vidi fu dopo gli esami della terza media, io ero felicissima di aver portato al termine quel calvario, pensavo 'alle superiori sarà sicuramente tutto diverso'.
Ma Giosuè non fu così felice quel giorno, era così magro, pallido, triste...Mi disse che era molto malato, poi da quel giorno non lo vidi più, ma io continuai ad andare nel nostro locus amoenus, nella speranza di rivederlo, magari era uno scherzo che voleva farmi, no? Ci era riuscito proprio bene, ci sono cascata in pieno.
Giosuè dove sei? Ho bisogno di parlarti, di sentire la tua voce, smettila di scherzare, mi manchi.
Di nuovo il buio.
Questa volta ero nella mia classe delle superiori, ero di nuovo al centro di quel cerchio, ma questa volta non mi stavano insultando, questa volta 'giocavano' a tirarmi i capelli, a chi colpiva più forte la mia ciccia. Furono gli anni più duri, fin quando non persi una decina di chili e finirono di sfottermi, ma comunque non mi rivolgevano la parola, infondo ero sempre quella strana.
Poi a scuola conobbi un ragazzo, Alessandro, frequentava anche lui il corso di inglese pomeridiano, si era seduto accanto a me dal primo giorno.
Mi disse che provava qualcosa per me, io ricambiavo. Oltre ad essere bellissimo, era un ragazzo dolcissimo, mi riempiva di attenzioni, diceva di amarmi, o almeno così credevo.Ora mi trovavo a casa sua, eravamo sdraiati sul suo letto a baciarci.
"Vuoi fare l'amore con me?" mi chiese con tono dolce d'un tratto, alzando l'orlo della mia maglietta, lo fermai all'istante.
"Non mi sento pronta, non credo di farcela." dissi io con voce tremate.Ed era vero, non ero mai stata con nessuno, l'amavo, l'amavo tanto, ma non amavo abbastanza me stessa, non riuscivo a guardarmi allo specchio, figuriamoci a farmi vedere da lui, senza le mie felpe larghe, non riuscivo ancora ad accettarmi nonostante fossi più magra, avevo la vita stretta, ma i miei fianchi larghi e le mie cosce ancora un po' grassottelle mi provocavano ancora disgusto e orrore.
"Dai, andrà tutto bene. Non mi interessa che tu voglia o meno, l'importante è che io lo voglia, altrimenti sarò costretto a lasciarti." a quelle parole morii dentro, non era vero che mi amava, l'unico suo scopo era quello, ma per continuare a vederlo, per continuare a starci assieme accettai.
Fu uno degli sbagli più grossi, perchè fece allo stesso modo la volta successiva e quella dopo ancora, nonostante i miei rifiuti, le mie repliche, a lui non importava."Per me sei stata solo un gioco, non mi è mai importato nulla di te, ti ho detto solo una marea di cazzate, tu sei un errore, davvero credevi che io ti amassi? Sei solo una povera illusa. Credi che qualcuno ti amerà mai? Sei dannatamente complicata, talmente stupida!" disse avvicinandosi al mio viso con un ghigno sul volto.
"BASTA!" urlai, mentre le lacrime scendevano lungo le mie guance.Perchè mi fai questo Alessandro? Pensavo che fossi una persona diversa da quelle che ho incontrato nel corso della mia vita di merda.
GIOVANNI'S POV
Sento un urlo, mi sveglio di scatto.
E' Iris che urla e si dimena, che sta succedendo?"Iris, sveglia!" dico mentre cercavo di tenerle ferme le braccia, ma è tutto inutile.
"Non toccarmi, vattene, ti ho detto di no, mi fai male!" continua ad urlare e a dimenarsi.
"Iris! Svegliati sono Giovanni, non voglio farti del male."Aprì gli occhi di scatto, erano lucidi e rossi, stava piangendo.
"Tutto bene?" chiedo preoccupato.
"S-si, tutto okay, scusami se ti ho svegliato così, mi succede spesso." mi risponde mentre si asciugava gli occhi con la manica della camicia."Credo che la corrente sia tornata, vuoi andare giù a fare colazione o vuoi rimanere qui? C'è la macchinetta del caffè." provo a cambiare discorso, questo silenzio è fin troppo imbarazzante.
"Preferisco rimanere qui, poi sistemo tutto, tu fa' come vuoi." dice alzandosi e chiudendosi in bagno. Chissà che sarà successo, mi piacerebbe saperlo, magari riuscirei a far qualcosa.---------------------
Ehi personcine carine! Questo capitolo è un po' particolare ma ci tengo tanto, ho inserito un po' della mia storia, non tutto è vero, ma ne sentivo il bisogno di raccontarlo rimanendo nell'anonimato. Spero vi piaccia, perdonatemi nel caso contrario!Bacini xx.
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A NEW BEGINNING//Spawn//INoob
Teen FictionUna storia agli sgoccioli, un amore ormai smorzato e consumato dal tempo, dai litigi e dalle incomprensioni; nuovi incontri, nuove emozioni e amicizie. Questa è la storia di Iris, una ragazza sorridente, altruista, ma complicata, e Giovanni un ragaz...