Tra una pausa e l'altra delle canzoni, Aurora guardava il parco ed osservava ciò che le circondava: a destra vi erano gli scivoli per i bambini, in un angolo vi erano le altalene e altri giochi, mentre a sinistra c'era una grande zona verde dove forse si faceva il picnic. Il tutto adornato da alberi. Sembrava un bosco incantato. Ad un tratto sentì un piccolo rumore.
Era un animale? Aurora odiava tutti quegli esserini. Amava solo i cavalli ed i gatti.
Balzò in piedi e cercò di andare verso la portiera dell'auto dove l'aspettava Michele.
Camminava con difficoltà. Se solo non avesse messo quelle maledette scarpe e camminato su quei maledetti cocci di pietra!
Si sentiva osservata. Il cuore iniziò a batterle più forte del dovuto e il suo viso era terrorizzato. Aveva paura che fosse un cane randagio o qualche malvivente. Iniziò a correre con 12 cm di tacco. Corse per sfuggire da qualcosa, qualcosa che non esisteva se non nella sua immaginazione. -Aaah-...urlò e cadde a terra strappandosi i collant e rompendosi un tacco.
Si sentiva proprio una gran deficente perché si lasciò trasportare dalle sue paure invece di essere realistica. Per scaricare la rabbia, urlò contro Michele, che rideva osservando immobile l'accaduto.
"Cosa può succedermi di peggio?" pensò mentre zoppicava. Aveva una scarpa tra le mani, ormai poteva buttarle.
-Hey stai be..!?- Quella voce era inconfondibile. Lo stesso ragazzo del pomeriggio!
Non gli fece finire nemmeno la frase. Era arrabbiata, mortificata e nel frattempo imbarazzata per averlo rivisto.
Come poteva star bene? La stava prendendo in giro!? Era tutta sporca, con le calzette strappate ed il tacco rotto...certo che stava bene...BENISSIMO.
Il suo sguardo schifato, volto verso il ragazzo, significava un insieme di parole che fortunatamente non disse. Rispose malamente alla sua domanda con un -Che vuoi? Si,si sto bene. Vattene e lasciami in pace-
-Calma! calma! Non ti sto mica mangiando!- Disse Leonardo alzando le mani in segno di pace.
-Per te sono e sarò la "signorina" Pace. Hai capito idiota?- Gli rispose.
-Aspetti "signorina", l'aiuto- Cercò di aiutare Aurora ma ella lo respinse in mal modo. Non voleva che la toccasse.
-Non mi serve il tuo cavolo di aiuto- Sbottò.
-OK. allora ciao- rispose Leonardo voltandosi facendo spallucce.
Aurora sentì un vuoto allo stomaco. Lo sta facendo davvero? Stava davvero andando via? La stava lasciando sola? Era davvero allibita della situazione. Lo guardò e gli disse:
-Nono, scusa, resta. Mi dispiace averti trattato cosi- disse sentendosi in colpa, forse per la prima volta in vita sua.
-Tranquilla. Ti aiuto? Anzi..la posso aiutare signorina?- rise prendendola in giro.
-Si grazie- gli porse la mia mano e lui la fece alzare.
Per un momento si trovarono petto contro petto, occhi contro occhi, ma l'imbarazzo era talmente tanto che Aurora abbassò lo sguardo. Si sedettero nella stessa panca dov'era seduta minuti prima la ragazza. Lui la metteva in disagio. I suoi occhi color miele che la osservavano da così vicino la imbarazzavano tantissimo. Come poteva essere tanto bello e attraente quanto stressante? Tutto ciò la faceva infuriare perché mai nessuno scatenava in lei quelle reazioni contrastanti.
-Io so come si chiama, ma lei non sa il mio nome. Mi chiamo Leonardo, ma di solito mi chiamano Leo- mormorò lui spezzando il silenzio guardandole i vestiti per poi risalire sul viso.
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La Forza del Destino. Sara-Indelebile
ChickLitLa vita, a volte, é davvero strana. In un attimo, in un incontro, in uno scambio di opinioni, si può prendere conoscenza della propria persona e cambiare radicalmente. Ci sono giorni in cui ci sentiamo capricciosi e permalosi, stanchi delle cose che...