Ch. 28° ( pt. 1 )

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CH. 28°

Il Manipolatore e il Fantasma:

Park Jimin's Pov.

{ Niente potrà mai sconfiggere l'egoismo umano. Lui ferisce per sopravvivere e uccide se necessario. }

***

[ 11 settembre, 18:22 p.m. ]

Erano passati all'incirca ventidue minuti e sei secondi dall'ora esatta dell'incontro. Per semplice diletto e per scacciare la noia, contai ogni secondo di troppo che si allontanava, lentamente, dall'orario previsto. Il caffè macchiato davanti a me si era raffreddato e la mia agitazione cresceva, provocando un aumentare dispotico di nervosismo che si andava a immagazzinare nella mia gamba destra, muovendola in spasmi convulsi e ritmici. Controllai l'ora per, come minimo, quattro o cinque volte in un tempo di dieci secondi tra una sbirciata e l'altra. Per la terza volta, l'unica cameriera del bar, una ragazza sui vent'anni dal fisico magrolino e con il viso volgarmente appesantito da un trucco troppo eccessivo, tornò dal mio tavolo per chiedermi se gradissi qualche cosa da stuzzicare e, per la terza volta, a labbra strette e sorridenti, le feci no con la testa. Quando se ne andò borbottando qualcosa, probabilmente nei miei confronti, ripresi ad osservare l'orologio appeso sopra la porta scorrevole. Mancavano trenta minuti e undici secondi alle sette. Dieci, nove, otto... Più vedevo quella lancetta muoversi, più la mia pazienza diminuiva. Sfilai il cellulare dalla tasca, andando rivedere l'ultimo messaggio che ricevetti dalla stessa persona che stabilì l'ora e il luogo dell'appuntamento.

"vediamoci alle sei e in punto al bar Imago,
sul lungo mare.
Ho alcune cosa da dirti"

Il posto menzionato era lo stesso e l'orario era quello, però di lui non c'era traccia. Stufo e completamente inghiottito dal mio stesso nervosismo, buttai pesantemente il cellulare sul tavolo, mordendomi l'interno guancia. L'attesa mi divorava fino alle viscere e lo sgorgare assiduo dei pensieri non rendeva le cose facili. La curiosità di sapere cosa avesse di così importante da raccontarmi, soprattutto faccia a faccia, era così ingestibile da farmi perdere la ragione. Guardai fuori dalla finestra vicina al tavolo e, attraverso il mio riflesso opaco, la cresta informe del mare mi ipnotizzò nella sua imperfetta melodia, composta da onde calme che si muovevano avanti a indietro, bagnando la sabbia fredda e sfumature rossastre colorate dal cielo nella sua fase conclusiva di colori sgargianti. Mano a mano che il rosso e l'arancione divenivano trasparenti, battuti dal manto violaceo che portava dietro di sé qualche puntino bianco appena visibile, potei capire quanto tempo stava, lentamente, procedendo con la sua calma quasi abissale. Per sconfiggere l'eventuale noia e il ripetuto martellare proveniente dai meandri oscuri del mio cervello, cercai di distrarre i miei sensi su ciò che mi circondava. Mentre gli occhi avevano deciso di mantenere la loro traiettoria sulle sponde della spiaggia, le orecchie si davano da fare per trovare qualcosa su cui concentrarsi: il brusio di sottofondo, due voci di donne dietro di me che si raccontavano l'ultima vacanza che avevano fatto quell'anno, il telegiornale delle sette che parlava dei nuovi provvedimenti presi e concessi dallo Stato per la sicurezza dei cittadini, il tintinnio duro delle tazze in ceramica e quello lieve dei bicchieri in vetro, una bottiglia di acqua frizzante appena aperta, la radio che mandava la canzone American Oxygen dei X Ambassadors, discussioni tra alcuni anziani nei riguardi della politica e delle nuove leggi del giorno d'oggi, la risatina irritante di tre ragazzine, la suoneria di un cellulare, una forchetta che graffiava il piatto, lo scricchiolio della porta che veniva aperta per poi finire con un pallido mormorio mentre si richiudeva, dei passi, una voce familiare che chiamava il mio nome...

The Thread Of Fate - Filo Del Destino.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora