Capitolo 1

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Si consiglia l'ascolto della Playlist durante la lettura...

Si svegliava sempre tardi la mattina, era un vizio. Ce la metteva tutta sul serio, ma non ci riusciva. Era come una congiura, sembrava che i sogni e il suo subconscio tramassero contro di lui. Rimaneva incollato a quelle immagini che si creavano nella sua mente mentre dormiva, e non riusciva a staccarsene.

Le cose erano due: o il suo cervello stava cercando di farlo licenziare a sua insaputa, oppure si rifiutava di fare il turno di mattina. Cosa molto probabile.

Dopo una doccia veloce, diede un'occhiata al suo riflesso allo specchio sopra il lavandino. Solite occhiaie da nottata del cazzo, labbra appena gonfie ma sempre dannatamente fini, capelli scompigliati che gli ricadevano in un lungo ciuffo sulla fronte, barba leggermente accennata. Si piaceva di più, completamente rasato sembrava un bambino e dato che l'altezza non lo aiutava, almeno poteva sembrare un uomo della sua età con questo piccolo trucchetto.

Non aveva imparato ancora ad apprezzarsi a pieno davvero, glielo diceva sempre anche sua sorella, si trovava sempre difetti fisici e si malediceva spesso per il suo caratteraccio, che non riusciva a tenere a bada. Non era mai abbastanza per se stesso, si sentiva sempre fuori posto, soprattutto con quel lavoro, ma ci aveva fatto l'abitudine. In fondo se non ci pensava troppo, riusciva ad affrontare le giornate anche se alcune volte sembrava una ragazzina in piena crisi ormonale.

Prese dal grande armadio della camera, jeans chiari e pull grigio scuro sale e pepe, indossò le Reebook vintage bianche lasciate vicino alla porta la sera prima, e il cappotto nero stile Chesterfield che era solito mettere per andare a lavoro, beanie grigio chiaro e via, pronto.

Non aveva bisogno di guardarsi allo specchio, si conosceva.

Scese le scale ed uscì di casa facendo sbattere la porta, chiusura automatica per fortuna. Avrebbe preso il suo te' vicino al negozio, quella mattina ci sarebbe stata anche la sua responsabile, già che c'era avrebbe preso un caffè anche per lei.

Metro fino a Piccadilly, percorse a piedi tutta Regent, non era un gran camminatore, ma in realtà quella via ormai la faceva sempre a piedi, la mattina presto non c'era ancora nessuno e la città sembrava tranquilla in un dormiveglia fittizio, fatto di nebbia e smog che però si sarebbe dissolto da li' a due ore.

Gli piaceva ottobre, le foglie cominciavano a cadere e l'atmosfera natalizia era già in agguato. Svoltò a Carnaby, prese un te' per lui e un caffè per la sua collega, la definiva così anche se lo sarebbe stato ancora per poco, e tornò sulla via principale.

Passando davanti a qualche vetrina fece un cenno di saluto alle commesse che riconosceva, Eleanor da Longchampe, Sophia da Lacoste dall'altra parte della strada, e poi c'era Zayn, da H&M, proprio vicino alla sua fermata.

I mesi che precedevano dicembre erano sempre i più pieni, tutto doveva essere perfetto per i grandi weekend di shopping dei Londinesi, ma soprattutto dei turisti.

Liam doveva avere il turno nel pomeriggio quel giorno, non ricordava, all'Apple store ancora nessuno si era fatto vivo e se fosse stato il suo turno, sarebbe già stato fuori con aria vaga a far finta di sistemare le vetrine, per cercare di salutare Zayn o di poterci parlare chiedendogli qualcosa di molto stupido. Idiota, pensò Louis, prima o poi avrebbe dovuto dirglielo quello che gli ripeteva ormai ossessivamente da mesi. Comunque, affari loro, lui aveva già le sue problematiche sesso-amorose da risolvere.

«Ehi fatto tardi anche stamattina?»

Si voltò di scatto.

Zayn davanti all'entrata del negozio gli passò una sigaretta, la sua già stretta intorno alle labbra, aveva le mani congelate come sempre, si ostinava a mettere ancora la giacca di pelle leggera con la sola t-shirt sotto anche se a Londra già faceva molto freddo.

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