Capitolo 8

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Nulla era lontanamente paragonabile a quello che stava succedendo, nulla, neanche la sua più fervida immaginazione poteva arrivarci.

Era arrivato con un volo aereo da Londra, viaggiando in prima classe. Un autista lo aveva accompagnato dai suoi colleghi, nonchè superiori, all'hotel in piena Manhattan dove avrebbe alloggiato. Hotel nel quale, si sarebbe svolto anche metà del suo lavoro, ovvero lo shooting per la nuova campagna pubblicitaria.

Era tutto dannatamente perfetto.

L'autunno unico e inimitabile di Central Park, le strade affollate e piene di vita, i taxi gialli che sfrecciavano per le larghe strade asfaltate in mezzo al fumo che i tombini rilasciavano.

New York era così, una cartolina, una fotografia, ma reale, vera, piena di sensazioni, di confusione, con un odore forte di cemento e hot dog, che si mischiava al rumore di chiacchiere e clacson.

Si sentiva un pò Carrie Bradshaw, non vedeva l'ora di iniziare. Non aveva neanche fatto in tempo a capire di essere arrivato, quando vide il nome dell'hotel, l'Intercontinental. Gli si annebbiò la vista, il cervello, tutti i sensi insieme, in un secondo.

Non era possibile, quanti hotel c'erano a Manhattan? Centinaia? Migliaia? Eppure, era proprio quello che James aveva scelto.

Proprio quello, tra un'infinità, proprio quello.

E fu inevitabile pensare a lui, a lui che probabilmente era già arrivato, a lui che probabilmente non avrebbe rivisto prima di qualche giorno, a lui che già gli mancava. Sentiva il suo profumo se si concentrava. Sentiva di nuovo le sue parole dalla visita alla Somerset

Dovresti farti sistemare lì

Sì forse dovrei

Invece alla fine ci si era trovato lui, i casi del destino.

I ritmi frenetici di New York lo avevano già contagiato, in meno di due ore. Il jet let si sarebbe fatto sentire ma doveva prepararsi per il lunedì e non aveva molto tempo. Louise impeccabile come sempre, lo aveva accolto nella hall, gli aveva illustrato lo svolgimento del lavoro, la suite dove avrebbero trovato tutti i props e gli stand dai quali poter scegliere gli outfit per lo shooting, gli aveva messo a disposizione due assistenti per aiutarlo con i modelli, e poi alla fine, finalmente gli aveva mostrato la location ufficiale.

Oltre all'intero hotel, ai corridoi, alla sala meeting, avrebbero scattato sul magnifico rooftop che affacciava su Manhattan. Non era altissimo, anzi alcuni grattacieli lo sovrastavano, ma era perfetto.

Louis rimase senza fiato e si prese alcuni minuti per guardarsi intorno. Riconobbe la balaustra e vi si affacciò. La luce del giorno era ben diversa da quella nella foto, ma il resto era identico.

Si sporse leggermente e vide le scie delle auto sotto di lui, era tutto uguale a quello che solo una settimana prima aveva visto in una galleria d'arte. Strinse forte il parapetto e sospirò, l'aria fredda gli entrò nei polmoni, chiuse gli occhi e si lasciò cullare un attimo dal silenzio ovattato che c'era lassù, un silenzio falso che non gli faceva paura. Sarebbe cominciato tutto da lì, da quel momento, doveva concentrarsi, doveva restare lucido e dare il meglio di sé.

Doveva incontrare i modelli e capire chi avrebbe indossato cosa, studiare i capi a sua disposizione e scegliere quelli adatti.
Era eccitato ed impaurito allo stesso tempo.

«Allora Louis, ti piace New York?»

Si riscosse e si voltò mentre si staccava dalla balaustra, James in piedi accanto a Louise con il suo tablet in modo gli sorrideva

«Sì, decisamente sì» annuì e seguì i due verso la porta per rientrare

«Bene, abbiamo un giorno e mezzo di tempo per definire le ultime cose, poi il fotografo sarà qui lunedì mattina e iniziamo»

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