Capitolo 9

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A change of heart dei 1975 usciva ad alto volume dall'impianto tv della 428.

Delicata arrivava alle orecchie di Louis, riempiva la stanza. Un ritmo contagioso, gioioso, sorrideva da quella mattina, dopo l'incontro con Louise.

Era riuscito a raccontarle tutte le cose incredibili che gli stavano succedendo, con Harry e non solo. Le aveva parlato del concerto e della settimana trascorsa a Londra a cercare di mettere in pratica i preziosi consigli che lei stessa gli aveva dispensato in quegli anni. Sorrideva e non riusciva a smettere i farlo.

Era tornato in camera dopo un po' di shopping con la bionda, ovviamente Louis aveva voluto visitare velocemente Bloomingdale's perchè non poteva farne a meno, Rachel Green sarebbe stata fiera, un tuffo negli anni '90, era o non era uno stylist? Doveva fare ricerca dopotutto. Un fioretto che aveva fatto con sua sorella Lottie, portare anche a lei un po' di quella città. Risero tantissimo, Louise lo portò nei migliori negozi e infine scelse qualcosa da indossare quella sera.

Dopo quattro ore si ritrovò sfinito e con cinque buste stracolme, mai fatto così tanto shopping in vita sua, ecco perché la maggior parte delle volte andava da solo. Ma non gli importava, New York si stava rivelando come l'aveva immaginata, piena di luce e di opportunità, anche se in realtà il vero lavoro doveva ancora iniziare. Rispose ad alcune e-mail di James e decisero che l'indomani mattina si sarebbero trovati nella suite per cominciare tutto.

La notte trascorsa, se la sentiva ancora addosso.

Sentiva i capelli di Harry solleticargli le gambe, le sue mani ancora su di lui. Non riusciva a calmare il battito insistente del suo cuore. Si sentiva un cretino, un pivellino alla sua prima cotta.

Avevano scopato già parecchie volte, cazzo, perché? Ma non era solo per quello, loro non scopavano e basta, loro si sentivano davvero, si mescolavano con ogni fibra del loro essere.

Non era solo la sensazione fisica di volerlo che lo faceva stare così, c'era dell'altro.

Una camicia in denim scurissimo con collo alla coreana giaceva sul letto appena rifatto che profumava di pulito. Avevano fatto un casino quella notte, senza rendersene neanche conto, avevano rotto una lampada del cassettone vicino alla porta, probabilmente nella foga appena varcata la soglia della camera.

Piccoli disastri.

Non ci aveva fatto caso quella mattina, ma non vedendo più la suddetta lampada nella camera ripulita, aveva dedotto che sì, forse avevano fatto un disastro.
Oops.

Dopo essersi sistemato i capelli e ritoccato la barba, si vestì. Jeans scurissimi a fasciargli le cosce, camicia denim in tinta e stringate color kaki a completare un look casual ma deciso, studiato, non eccessivo. Non sapeva dove Harry avesse intenzione di portarlo, doveva essere pronto ad ogni cosa.

Era il loro secondo vero appuntamento praticamente, erano nella città che non dorme mai, e con sua grande sorpresa, Harry non aveva menzionato fughe segrete dall'hotel senza farsi vedere o ritrovi in luoghi appartati, si era comportato normalmente, gli aveva semplicemente scritto di farsi trovare pronto per le 19, nella hall dell'Intercontineltal. E lui aveva fatto esattamente quello. Non portò con se nessuna giacca, l'aria fuori era piacevolmente arieggiata ma non ancora fredda.

L'autunno era arrivato con i suoi colori ma tardava a farsi sentire sulla pelle.
Appena le porte dell'ascensore si aprirono, uscì rapido e si diresse agli eleganti divanetti d'attesa della hall, non c'era molta gente quella domenica sera, la luce soffusa emanava un'atmosfera calma, tranquilla.

Fece appena in tempo a prendere il cellulare dalla tasca dei jeans posteriori che sentì qualcuno chiamarlo con voce calda e ferma

«Signor Tomlinson?»

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