Capitolo 18

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Brenda
«Non voglio litigare Salazar. Solo parlare, come facevamo tanto tempo fa.» Disse il ragazzo, prendendo posto sul divanetto davanti al mio.

«Non si sa mai cosa potrebbe accadere quando si parla con te.» Il mio tono freddo non fece alcun effetto al ragazzo, anzi, ne sembrò divertito.

Lo squadrai, notando come fosse vestito. Indossava un paio di jeans neri con, sopra, una camicia bianca. Sopra portava una giacca in pelle nera, con al collo, una sciarpa che avevo visto più volte, non ricordando però dove. Come faceva a non avere freddo con solo quegli indumenti?

Dalla tasca della giacca estrasse una scatolina blu scuro, rettangolare e con un fiocco rosso a chiuderlo.
«Potresti darlo a Tomm... Thomas? Sai, non credo voglia vedermi alla festa.» Il biondo sembrò affranto dalle sue stesse parole.

Aveva il capo leggermente chino, quasi come se volesse pregarmi, le mani pallide e affilate stringevano il piccolo oggetto che, incuriosita, lo osservavo con discrezione.

Non lo presi, anzi, accavallai le gambe e guardai il ragazzo dritto negli occhi.
«Chris ti vuole alla sua festa?»

«Sai bene quanto me che ci andrò, che lei mi voglia o no.»

Sorrisi leggermente alle sue parole, nonostante il suo stupido spirito protettivo, aveva sempre odiato chi gli dicesse cosa fare. E forse proprio per questo, ci assomigliavamo.

Il pacchetto era rimasto in sospeso, tra noi due.

Il primo sperava che la seconda lo avrebbe preso, ma lo volevo far penare un po'.
«Come mai non puoi darglielo tu? Mi sembravate tanto amici qualche giorno fa.»

«Esatto, qualche giorno fa. Ora, potresti prenderlo e darglielo? Per favore.» Il ragazzo mi supplicò con lo sguardo, schivando la mia domanda, e, alzandomi dal mio posto, gli sorrisi.

«Sappiamo entrambi che non lo farò. Ho smesso di farti dei favori Newt da molto tempo, così come di nascondere i tuoi scheletri. È ora che tu affronti le cose di petto, la vita funziona così.- Sorrisi ancora, prima di dargli le spalle e salutarlo con un cenno della mano. -A dopo.»

Uscii dalla sala, diretta all'ala maschile. Mi ero stancata di aspettarli e, sicuramente, non sarei rimasta con il biondo.

Abbassai lo sguardo, notando di aver dimenticato il libro sul divanetto. Imprecai a bassa voce e, sospirando, pensai che sarei andata a recuperarlo dopo la festa.

Era da tempo che non parlavo con Newt, probabilmente da qualche anno, da quando io e Sonia... Beh... Avevamo rotto.
Avevo legato molto con il fratello, ma non potevo e non dovevo avere alcun legame con quella lì. Dovevo stroncare definitivamente ogni ponte che ci collegasse.

Eppure ci stavo ricadendo di nuovo.
Stavo di nuovo cadendo nella sua ragnatela e, come una farfalla disperata, stavo cercando di staccarmi.
Invano.

Avvicinandomi sempre di più all'ala maschile, sentii alcuni passi davanti a me e, alzando lo sguardo, sospirai.
«Finalmente! Ci avete messo un'eternità!» Dissi esasperata, vedendo i tre uomini pronti ad uscire.

«Indovina di chi è la colpa?» Sospirò Gally e, senza pensarci due volte, guardai l'asiatico.
«Non sono io quello lento a cagare.» Il moro alzò le mani, in segno di innocenza, ma entrambi i suoi amici lo guardarono male.

«Meglio se taci, altrimenti te le prendi. Andiamo?» Disse Thomas, dopo aver minacciato l'amico, per poi porgermi il gomito.

Accettai il suo invito, prendendolo a braccetto e, finalmente, allegramente, seguii i miei amici.
Mi sentivo felice.

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