Prologo

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Vi è mai capitato di svegliarvi e sperare di non essere sè stessi?
Di essere un'altra persona?
Qualunque altra, ma non tu?

Forse voi no, ma io sì.

Ogni santa mattina, di ogni santo mese, ogni santo anno, dopo quel giorno.
Maledetto giorno.

Avevo compiuto finalmente i miei 20 anni: ero un adulto!

La mia famiglia era una di quelle che amava farsi notare per il suo enorme prestigio: una modella sposata con un politico e con il figlio maggiore ingegnere. Secondo il "regolamento" io sarei dovuto diventare un avvocato.

Eppure non ci pensavo per niente visto che l'unica cosa che avevo sempre sognato, era quello di rendere la mia passione per la musica, pubblica.

Un sogno ben lontano dall'avverarsi.

Mio padre aveva sempre disprezzato gli artisti e i musicisti, li considerava persone che avevano sprecato la loro vita per cose futili come l'arte e la musica.

"Perditempo ignoranti" li chiamava.

Mia madre invece, li considerava magnifici, ma non all'altezza di un O'Brien come lei e la sua famiglia.

Mancava mio fratello maggiore. Aveva cinque anni in più di me, si chiamava Chuck ed era l'unico che mi aveva sempre capito.

Quando la mia migliore amica mi aveva lasciato, i miei genitori continuavano a ripetermi sempre la stessa cosa:
"Non piangere Dylan! Il mare è pieno di pesci! ".

Dio, quanto li odiavo ogni volta che me lo ripetevano!

Chuck invece mi raggiungeva nella soffitta della nostra enorme villa, dove ero solito rifugiarmi quando volevo stare solo, e sedendosi affianco a me, non parlava.

Rimanevamo seduti, l'uno affianco all'altro, in un religioso silenzio.

Un ragazzo così non si trova dietro l'angolo, e sono felice che a sposarlo sia stata una donna dal cuore dolce e l'anima pura.

Il giorno del mio ventesimo compleanno, i miei genitori avevano deciso di organizzare una festa dove avevano invitato persone che non avevo mai visto, se non in televisione.

Era venuto persino il primo ministro.

Non c'era nessun mio amico visto che l'unico che avevo, era seppellito in un cimitero fuori città.

Era stata una festa molto elegante, chic direbbero tutti. Le donne vestite in lunghi abiti di qualunque marca: da Valentino ad altre che hanno nomi troppo complicati perché io me li ricordi. Gli uomini invece, indossavano tutti uno smocking nero e un papillon, anch'esso nero.

La maggior parte del tempo lo avevo passato con Chuck e sua moglie, Mary. Lei era una designer, si erano incontrati all'Università e, tra loro, era subito scoccata la scintilla.
Si vedeva che erano fatti l'uno per l'altra.

Riuscivano a trovare un raggio di sole nei momenti di bui, solo insieme. Erano come un puzzle, insieme si completavano.

Ammetto che avevo sempre invidiato un po' la loro felicità, avevo sempre desiderato intrecciare le dita con la donna della mia vita, con colei che sarebbe stata la mia metà.

Eppure non siamo in una Fanfiction, questa è la realtà.

Quando, durante la festa, arrivò il momento dello scartaggio dei regali, mi sentivo a disagio.
Non ero abituato ad essere al centro dell'attenzione come in quel momento.

Seduti affianco a me, c'erano Chuck e i miei.
Mary, era al fianco del suo fidanzato, e sprizzava gioia da tutti i pori.
Lasciai i regali della mia famiglia per ultimi, aprii per primi quelli delle altre persone.

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