Capitolo 37

273 24 32
                                    

Dylan

Lo avevo portato in un parco non molto lontano dal centro città, ma abbastanza perché non ci fosse troppa gente. Gli alberi non erano molti e, per questo, lasciavano il cielo scoperto. Sorrisi ripensando ai momenti passati lì quando ero bambino e, in seguito, mi sedetti a terra. Ero solito andare in quel luogo quando ero solo un bambino, con Teresa dopo la scuola, accompagnati dai nostri due fratelli maggiori.
Poco mi importava della giacca, in quel momento volevo essere comodo. Newt, in seguito, mi seguì e prese posto al mio fianco.

Sorrisi leggermente quando notia un leggero tremolio della sua schiena e, per questo, lo spostai mettendolo tra le mie gambe e con la schiena contro il mio petto. Appoggiai il meno sulla sua spalla mentre lui prese la mia mano e iniziò a giocherellare con le mie dita.
«Tutto bene?» Gli domandai e, in risposta, lui sospirò.
«Sì, certo...»
«Bugiardo.» Dissi secco, stringendolo ancora più a me. Potevo sentire il suo cuore battere all'unisono con il mio e, quel ritmo, era così melodico che quasi mi cullava e cancellata le mie preoccupazioni.
«Parla Mr. Sincerità, vero?» Il suo tono ironico mi sorprese, ma decisi di non darci molto peso e capirne invece il motivo.
«Cosa intendi?» Non capivo cosa volesse dirmi e, quasi come stufo, sbuffò e si rigirò nelle mie braccia, ritrovandosi a qualche centimetro dal mio naso.

«Non lo sai, davvero?- Mi disse e, vedendomi confuso, sgranò leggermente gli occhi. - Va bene, allora rispondimi solo a questa domanda. E ti voglio onesto. Come stai?»
Quella domanda mi spiazzò e dovetti pensare prima di parlare. Come potevo dirgli che in realtà non sapevo nemmeno io come stessi?
Avrei urlato, pianto oppure anche solo parlato, ma dentro di me l'unico elemento che sentivo era la solitudine e una sensazione di vuoto. Un vuoto che era colmato in parte dal ragazzo che era tra le mie braccia.
«Io... Io... Io sto bene, più o meno.» Disis insicuro e, furioso, Newt mi spinse e si allontanò dalle mie braccia.

«Non dirmi cazzate, Tommy. Non mentirmi, odio le bugie.- Si alzò in piedi e, mentre si passava una mano tra i capelli, iniziò a fare avanti e indietro sull'erba.
-Vedo come stai, vedo come in realtà tu stia morendo dentro... Perché non ti lasci aiutare? Io sono qui, sono vicino a te e voglio aiutarti.» Mi disse, piegandosi sulle ginocchia e prendendo le mie mani. I suoi occhi erano pieni di dolore.
Avevo causato sofferenza a un'altra persona, ovviamente. Ero capace a fare solo quello infondo.

Sentii che le ultime difese che avevo eretto inconsapevolmente erano crollate. Sentii un freddo diverso da quello della temperatura avvolgermi come una coperta. Abbassai il capo e, senza alzarlo, parlai.
«Nessuno può aiutarmi... Nemmeno me stesso.» Sussurrai.
Newt, con fare quasi violento, mi prese il viso e me lo sollevò. I suoi occhi esprimevano una rabbia che mai avrei immaginato di vedere.
«Ora tu ascolterai le mie parole, dalla prima all'ultima e vedi di fartele entrare bene in quel cervello, perché non mi ripeterò.- Attese alcuni secondi, forse in attesa di una qualche mia risposta, ma non mi diede nemmeno il tempo di pensarne una.

-Smettila di sottovalutarti, smettila di pensare unicamente agli altri e, soprattutto, smettila di autocommiserarti! Capisco benissimo che tutto quello che stai vivendo sia terribile, ma non puoi comportarti in questo modo... Le cose brutte e tristi accadono, mi dispiace, ma è quello che succede ogni dannatissimo giorno su questo mondo di merda. L'unica cosa che possiamo fare noi sfigati è combattere e cercare ogni giorno di migliorare la nostra situazione...-

Aveva parlato così velocemente che quando smise,aveva il fiatone e il cuore che batteva a mille.
Lo guardavo con gli occhi sgranati, mentre una stretta sempre più ferrea faceva presa sul mio cuore.
-Ma perché tu non lo fai? Vorrei solo che tu ti fidassi... Ti fidassi di me abbastanza da dirmi cosa non va, così che io possa aiutarti... Cazzo, Tommy non lo hai ancora capito?! Se tu stai male, soffro anche io perché ti amo più di qualsiasi altra persona! Ma... A quanto pare non è lo stesso per te. Forse ti sono servito solo come compagnia per ripicca con tuo padre... Non so più che pensare, sai?-

Si asciugò quelle poche lacrime che erano uscite dai suoi occhi e, quando si voltò e mi diede le spalle, mi sentii vuoto.
-Meglio che me ne vada...» Disse con un sussurro, iniziando ad allontanarsi da me.
Più si allontanava e più sentivo la mia anima abbandonare il mio corpo. Aveva ragione, dovevo fidarmi e lasciarmi andare con lui, era ora che lo facessi.

Mi sollevai velocemente e, correndo per pochi metri, afferrai la sua vita e lo feci voltare. Aveva gli occhi coperti da un velo di lacrime, mentre i suoi denti mordevano il labbro inferiore.
Appoggiai la mia fronte contro la sua e appoggiai le mie mani sulle sue guance. Erano così fredde.
Il suo respiro misto al mio mi avevano leggermente appannato gli occhiali, ma poco importava.
Mi bastava sentirlo vicino a me.

«Mi dispiace, mi dispiace così tanto... Non avrei mai voluto farti sentire in questo modo, mai... È solo che tutto è un tale casino ultimamente e vorrei solamente restare steso nel letto con te... Ma al contempo penso sia ingiusto e soprattutto egoista tenerti con me, quando c'è un intero mondo lì fuori.»
«Allora sei proprio cretino, eh? Tu sei il mio mondo e mi basti tu e solo tu. Okay?» Disse tra le lacrime, abbracciandomi e tenendomi stretto a sé.

Avvolsi il suo busto e seppellii il mio volto nell'incavo del suo collo. Ero così sollevato che finalmente avessi dato libero sfogo ai miei pensieri, che non mi accorsi nemmeno del countdown urlato dalle persone dell'intera città.
Solo quando arrivarono al 5, mi scostai leggermente dal biondo per guardarlo negli occhi.

«5...- Sussurrai.
Pensai a Chuck e Mary, tutti i momenti passati con loro che mi avevano aiutato.

-4...-
Pensai a Teresa, al suo sorriso radioso che aveva illuminato la mia infanzia.

-3...-
Pensai a Mihno, Gally, Charlie e Chris, i miei amici che in pochi mesi si erano rivelati una famiglia migliore di quella vera.

-2...-
Pensai a mio padre e mia madre. Infondo loro erano i miei genitori e, nonostante tutto, mai avrei avuto il coraggio di odiarli.

-1...» Dissi all'unisono con Newt, prima che posasse le sue labbra sulle mie.
Alle nostre spalle, i fuochi d'artificio avevano iniziato ad illuminare il cielo stellato.
Mentre le nostre labbra si scaldavano a vicenda, i botti sovrastavano le urla delle persone, felici e speranzose che il nuovo anno sarebbe stato migliore di quello precedente.
Pian piano, quasi con un ordine crescente, il nostro bacio divenne sempre più ardente e, quando Newt fece qualche passo in avanti cercando di farmi sedere a terra, lui si sedette sopra il mio bacino.

«Ti va se festeggiamo le prime ore di questo nuovo anno nella nostra camera?» Sussurrai al suo orecchio, con voce roca e, proprio in quel momento, un sorriso malizioso comparve sul suo volto. Mi sorrise e, dopo aver annuito, ci alzammo. 

Inutile dire che ci dirigemmo verso la fermata dell'autobus quasi correndo, mentre gli tenevo la mano.
Newt era dietro di me e, proprio perché era dietro la mia schiena, non potei vedere lo sguardo perso che riempiva i suoi occhi.

Different /Newtmas' AU/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora