Capitolo 9 "Quei due disgraziati del corpo di ricerca"

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//Un giorno dopo//
Eccoci qui.
Il grande giorno.
Io e le mie compagne ci preparammo in silenzio.
Afferrai il mantello e corsi giù in mensa prima del solito.
Arrivata, mi accorsi di tutti i miei amici che avevano una faccia da mortorio.
Si, va benissimo: non sarà stato un carnevale da Rio però era la quarta spedizione che facevamo e mi pareva piuttosto esagerata come reazione.
Presi la prima cosa dolce che ebbi davanti e un the al limone.
Poi mi sedetti vicino la prima persona di sesso femminile che trovai in mensa.
Mi accorsi che fosse proprio Nifa.
E mi accorsi anche di come lei non si fosse minimamente curata della mia presenza.
Forse per l'agitazione.
Le schioccai due dita davanti al viso.
Sbatté le palpebre e poi mugolò assonnata.
«Voglio morire»
Quella mattina mi sentivo particolarmente simpatica
Si. Simpatica come un gigante.
Ah. Ah. Ah.
Sto piangendo dalla risate.
«Vorrei essere talmente crudele e dirti "Oh  carissima! di certo oggi riuscirai nel tuo intento". Ma non trovo questa giornata la migliore per una battuta del genere»
Commentò la mia sarcastica frase con qualche borbottio non identificato.
Sbuffai di nuovo.
Nifa disse ancora
«Voglio tornarmene a casa, T/N»
Te potevi, Nifa. Tu almeno una casa dove tornare la possedevi. Ma io nella mia casa ci abitavo e quindi non potevo scappare.
«Sai quanto vorrei poter dire la stessa cosa»
Dopo poco capii che quella mattina non sarei riuscita a mettere nulla sotto ai denti.
Così, nel tentativo di rendermi utile, mi offrii di dare una strigliata anche al cavallo della ramata seduta accanto a me.
Percorsi velocemente la caserma, arrivando nella parte posteriore riservata ai nostri destrieri.
Con mia sorpresa non fui l'unica quella mattina a non avere fame.
Infatti anche Kaede stava accudendo tranquillamente il suo cavallo.
Le passai accanto augurandole a bassa voce un buongiorno.
Mi avvicinai con cautela al mio cavallo color nocciola.
Passai con cura una spugna inzuppata d'acqua sul morbido pelo del cavallo.
Poi montai la sella.
Nel mentre Kaede aveva finito.
Si avvicinò alla mia figura ancora di schiena.
Poi, mentre ero impegnata ad allacciar una cinghia, mi cinse le spalle con le sue mani.
«Buona Fortuna T/N»
Disse lasciandomi un bacio sulla guancia.
Sorrisi dall'inaspettato gesto e poggiai una mano sulla mia spalla, tenendola sulla sua.
«Buona fortuna, Kaede»
Nel momento in cui udimmo le voci del trio allontanò la mano ed uscì dalla stalla.
Rimasi un attimo a realizzare l'accaduto.
«T/N!»
La voce squillante della rossa riecheggiò nell'ampio spazio.
Mugolai in risposta.
Furlan si avvicinò chiedendo dei loro cavalli.
Gli spiegai solamente che fossero già sellati perché un angelo di nome T/N T/C se ne era occupata personalmente.
La rossa e l'ossigenato ringraziarono mentre, loquace come sempre, il corvino si ostinava al rivolgere parola.
Decisi di stuzzicarlo.
Non lo fai mai tanto.
Smettila di burlarmi.
«Partecipe alle conversazioni come sempre, nanetto»
«Taci, mocciosa»
A quel punto mi girai con in volto un sorrisetto provocatorio.
«Come vuoi tu, nanetto»
Mi spintonò scherzosamente verso il mio cavallo.
«Ti smolecolo»
Sbuffai mentre gli altri due risero all'insolito termine usato dal nanetto.
«Vi aspetto ai cancelli»
Dissi afferrando le redini del cavallo, trascinandomi verso la formazione.
//Un'ora dopo//
Dopo aver attraversato Shiganshina nelle sue strette vie, ci trovammo-finalmente- davanti al grande cancello.
Gli ultimi dieci minuti di attesa prima dell'apertura furono come sempre atroci.
Sono quei momenti in cui pensi a quel signore che da bambina, per strada, ti aveva scostato da una carrozza prima che ti investisse e che poteva benissimo farsi gli affari suoi.
I miei compagni di squadra -me compresa- si scambiavano occhiate di continuo.
Isabel esultava per ogni cosa vedesse.
Furlan la zittiva.
Levi esisteva. Dico solo questo.
Non ero mai stata una grandissima religiosa, ma ammetto che l'ultimo minuto prima delle otto in punto lo passai a pregare devotamente il credo delle mura.
Dopo poco udimmo il vocione di Erwin annunciare la trentottesima spedizione.
Senza che neppure me ne rendessi conto ero già finita nel territorio dei giganti.
Il cielo -seppur soleggiato- a mio parere non prometteva nulla di buono.
Sentii Isabel commentare con occhi adulatori il cielo.
Poi, come previsto, il firmamento si incupì e l'aria si fece tesa, costringendoci a cambiare rotta continuamente per la troppa confusione.
Un po' di pioggia e già era scatenato il putiferio.
Qualche istante dopo dei forti spari ci assordarono.
La Caposquadra Hanji si scambiò una rapida occhiata con Flagon e a quel punto strillò.
«Raggiungiamo l'ala Ovest! Andate avanti! T/C al comando!»
«Sissignore!»
Urlai continuando a galoppare insieme al mio gruppo composto dal trio, da Kaede, Ryoko e Nifa.
Passarono minuti. Forse ore.
Non saprei dirlo ora.
Noi andavamo avanti, non ci staccavamo dalla formazione né per raggiungere il centro né per ingaggiare combattimento.
Acceleravamo e basta.
Rimanevamo in silenzio ad aspettare segnali, ma al loro posto trovammo degli impetuosi tuoni.
Merda
Fu la sola cosa che pensai, ragionando poi sul fatto che ci trovassimo su una strada rigorosamente piatta.
Dopo poco udii la voce di Darius richiamarmi.
«T/C! Mi segua!»
Risposi velocemente intimando di lasciare il comando a Ryoko.
Darius ed io cambiammo completamente rotta, dirigendoci nella parte periferica della formazione, dove in quel momento si trovavano il caposquadra e il signor Berner.
//Poco dopo//
Ero distrutta.
Non solo nella retrovia ci imbattemmo in più giganti, oltretutto aveva iniziato a piovere fortemente e non riuscivo a vedere a un palmo dal mio naso.
La mia intenzione era quella di ritornare nella seconda unità per controllare i miei compagni.
Galoppavo da sola, sperduta nella formazione.
Nel raggiungere il centro, mi imbattei nel corvino.
Confusa, lo richiamai.
«Che ci fai qui?!»
Strillai in modo che mi potesse udire.
«Niente che ti importi! Dobbiamo raggiungere la seconda unità!»
Innervosita dalla liquidazione della mia domanda, lo superai.
Arrivati nel punto dove in teoria doveva trovarsi la mia squadra, il corvino accanto a me inciampò su di un sasso.
Un'imprecazione a me non chiara.
«Sei ancora vivo?»
«Stronza. Invece di scherzare dammi una mano piutto-Si bloccò, finendo la parola con aria sconvolta-sto...»
«Ehi! Tutto bene?»
Chiesi smontando dal mio cavallo.
Senza neanche rendermene conto mi trovavo ad un palmo dalla testa di Isabel.
Ci scambiammo una rapida occhiata.
Vidi il ghiaccio imprigionato nei suoi occhi frantumarsi in piccoli pezzi.
Io -a distanza di tempo e anni- non saprei ancora descrivere il forte malore che sentii al torace in quegli istanti.
Volevo dire qualcosa ma le parole mi morirono in gola.
Allora decisi di fare qualche passo avanti.
Non avrei dovuto
Sentii un urlo.
«T/N!»
Gridò il corvino indicandomi con un dito una direzione.
Nella fitta nebbia identificai il corpo di Furlan a metà.
La disperazione.
Forse le uniche due parole che saprebbero riportare alla luce i sentimenti provati in quel momento.
Lui rimase inerme.
Io spostai lo sguardo.
Vidi Ryoko.
Purtroppo anche lui senza vita.
Accanto a lui, quasi stretti in un abbraccio vidi Kaede.
Caddi a terra.
Urlai.
Anche Levi lo fece.
Strillai in modo che tutti potessero sentire.
Sbattei i pugni più forti che potei, fino a scorticare le nocche.
Il corvino poi mi affiancò.
Apparve davanti a noi il mostro.
«Brutto Stronzo-Mangia-Uomini!»
Strillai rialzandomi in fretta.
Il corvino sguainò le spade.
Uno sguardo impercettibile.
Sentii una forte scarica di adrenalina attraversarmi il corpo.
Ci scagliammo entrambi contro quell'essere, senza pietà lo uccidemmo.
Uno volta finito i singhiozzi di Levi mi rimbombarono nelle orecchie, disperata lo strinsi a me mentre lui mi stringeva le cinghie come fosse un unico appiglio. Gridò ancora, non lo fermai.
Ad un certo punto mi accorsi della presenza di Erwin in lontananza.
Io ero sconfitta e Levi devastato.
Egli estrasse una pergamena dalla sua giacca.
Lo guardai confusa.
«Questi sono i veri documenti. Lobov è già stato denunciato. Ciò che volevi fare è completamente inutile, sai?»
Vidi nello sguardo di Levi una scintilla.
Si buttò contro il biondo tirandogli pugni sul petto.
«Potrei anche denunciarti per infrazione del codice militare»
Afferrai il corvino per le spalle, scaraventandolo sul terreno poco dietro di me prima che finisse in guai seri.
Solo allora mi permisi di riflettere
Mi aveva presa in giro?
Ed io gliel'avevo lasciato fare?
Ero rimasta così affascinata da quel trio fino a permettergli di ingannarmi?
«Tu...»
Gli rivolsi uno sguardo deluso.
Non che mi fidassi di quel tipo, anzi.
Pero ciò significava che anche gli altri due stavano cospirando alle mie spalle.
E voi? Isabel, Furlan. Non è come dico io, vero?
Volevo prendere il corvino a schiaffi.
Lo volevo picchiare per avermi illusa.
Ma non ci riuscivo.
Non capivo perché e per questo motivo avrei voluto picchiare anche me.
Io di solito ero la prima a commentare le cose.
Anche in modi poco rispettosi.
Ma forse era perché mi sentivo come lui e se qualcuno in quel momento avesse raddoppiato la dose con le urla o con le percosse io stessa non c'è l'avrei fatta.
Forse le mie amiche lo sapevano.
Come lo sapeva Ryoko.
E forse per un attimo sperai che Nifa stesse ancora bene.
Fummo costretti a seguire Erwin.
Al centro della formazione notai allora Nifa su un carro di feriti e anche se era brutto da pensare ero contenta che alla fine si fosse solo rotta un braccio.
Notai la faccia vuota della caposquadra Hanji.
Trovai il coraggio di avvicinarmi ed ella.
Abbassai lo sguardo e le dissi.
«Sono desolata caposquadra Hanji. Non volevo che accadesse ciò. Me ne assumo la completa responsabilità. Le chiedo scusa e accetterò qualsiasi punizione da parte sua»
Alzai lo sguardo e la vidi sorridere leggermente.
Mi guardò.
«Non caricarti di colpe che non hai, T/N. Non c'è bisogno che io faccia nulla, credo che ci sia già stata, guarda come siamo ridotti. Ma sono cose che capitano, no?»
«Si, signore»
Ritornò poi seria, intimandomi di andare verso il mio cavallo.
Sospirai, forse contenta di aver visto di nuovo, seppur per un attimo, l'umanità della mia caposquadra.
Salutai con un cenno della mano Nifa.
Poi montai in sella al cavallo e Levi, accanto a me parlò distaccato.
«Come sta?»
«Credo stesse meglio prima»
Ci stavamo mettendo in marcia.
Poi ad un certo punto sentimmo dei forti spari.
Poi altri colpi di cannone, uno dietro l'altro.
Ci girammo tutti verso la medesima direzione.

Lo sparo veniva dal Wall Maria.

"That rose blossomed in the ice" 🌹[LevixReader] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora