CAPITOLO SEDICI

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Noah:


Era da qualche giorno che non vedevo Allison, ma la mattina precedente l'avevo vista parlare con il padre sulla veranda di casa sua, quindi supposi che avesse deciso di dargli una seconda possibilità.
Avrei voluto saperne di più, cercare di capire cosa l'avesse spinta a fare quel grande passo, ma ormai mi ero deciso: dovevo mantenere le distanze da lei.
In realtà era un periodo un po' strano; avevo deciso di tagliare i rapporti con Paige, nuovamente, ormai non riuscivo più a stare con lei, nemmeno per il sesso.
Non era tanto il suo passato a non piacermi, in fondo non ero nessuno per giudicare, ma il fatto che Allison fosse ferita dalla cosa comunque mi spingeva a chiudere tutto, anche se avevo deciso di tenerla fuori dalla mia vita.

Stavo tranquillo sul mio letto a guardare il soffitto, pensando a come avrei potuto sfruttare quella serata. Avrei potuto chiamare qualcuna, ma non ne avevo voglia.
Forse mi serviva solamente un po' di tempo per starmene da solo.

"Da solo" pensai, ironicamente "più solo di così".

Ormai le uniche costanti della mia vita erano: mia madre, mia sorella e Fred. Mi ero impegnato così tanto a lasciare tutto fuori che dentro non mi era rimasto niente, faticavo a trovare uno stimolo, un brivido che scuotesse la mia vita.

Qualcosa che non riconducesse a lei, per la precisione.

Decisi di uscire a bere, così presi la mia macchina e mi misi a vagare per la città, senza meta, prima di parcheggiarmi in un pub poco frequentato.
L'odore di bourbon mi invase le narici appena varcai la soglia e alcuni brutti ceffi, seduti al bancone, si voltarono a guardarmi.
Mi sedetti sullo sgabello, deciso a stare lontano dai guai, e ordinai un drink.

Provavo una gran rabbia, perché l'unica cosa che volevo era abbassare le mie difese e andare da lei, fare un discorso serio per una volta, parlandole di quello che avremmo potuto essere.
Ma, semplicemente, non potevo.

- Fallo doppio – borbottai al barista che stava riempiendo il mio bicchiere.

- Brutta serata? - chiese, facendo quanto gli avevo detto.

- Settimana difficile – esclamai, bevendo tutto d'un sorso. Lui prontamente mi riempì il bicchiere.

- Sei nel posto giusto allora – si intromise uno dei ceffi seduto al bancone, alzando il bicchiere.

Ricambiai il suo brindisi, scolandomi anche quel bicchiere.

- Donne, lavoro o famiglia? - chiese il barista

- Tutte e tre – azzardai – te l'ho detto, settimana difficile.

- Offrigli da bere – disse poi l'altro tizio – ne ha bisogno.

Si avvicinò di qualche sgabello, presentandosi.

- Sono James.
- Noah.
- Noah.. - il tizio mi squadrò. L'alito gli puzzava di alcool e il suo odore lasciava a desiderare; era alto e cicciotto, calvo e pieno di tatuaggi. Non avrei saputo indovinare la sua età, ma sicuramente mostrava più anni di quelli che aveva. - Fatti dare un consiglio da uno che è appena stato scaricato dalla moglie: comprati un cane.

Accennai una risata, buttando giù il terzo bicchiere. - Non sono stato scaricato.

- Fa lo stesso, le donne portano solo guai.

Ormai i bicchieri si materializzavano davanti a me uno dopo l'altro, nemmeno avrei saputo più contarli.
Sapevo solo che in quel momento, con quello sconosciuto, i miei problemi iniziarono ad avere meno peso. Più bevevo, più trovavo divertenti le sue parole, e più ridevo più lui mi offriva da bere.
Smisi di preoccuparmi del fatto che il giorno dopo sarei dovuto andare a lavorare, che probabilmente mia madre sarebbe stata in pensiero, che forse mi stavo innamorando per la prima volta in vita mia.

Un'estate per ricominciare. #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora