CAPITOLO TRENTASEI

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Noah:

Mia madre si era mostrata incredibilmente forte in tutta quella situazione, ed era uscita dal suo dolore con la testa sulle spalle.
Se i primi giorni era stata inconsolabile, ora aveva ripreso a pieno ritmo la sua vita.
Anche Kelly sembrava stare meglio, mamma l'aveva mandata da una terapista per aiutarla a superare la cosa, ed era nettamente migliorata.
Io, dal canto mio, non riuscivo a farmene una ragione.
Ma ciò che più mi importava, era che loro stessero bene.
Allontanai persino Allison; tutto ciò che desideravo era stare accanto a lei, ma ogni volta che la guardavo il senso di colpa mi bloccava.
Le avevo solamente fatto del male da quando era tornata, non era giusto per lei stare con me, ma proprio non riuscivo a lasciarla andare del tutto.
Il tradimento di Fred aveva creato una ferita enorme in me; dopo la perdita di mio padre mi ero aggrappato al suo supporto paterno, mi ero confidato così profondamente da considerarlo la mia famiglia.
E per anni mi ero chiesto perché mio padre si fosse spinto così oltre, per poi scoprire che non avrebbe voluto andarsene. Provai tanta pena per lui, per quello che aveva dovuto passare, e sperai che, ovunque fosse, fosse felice.

Passarono due settimane prima che mia madre si decise finalmente ad affrontare il discorso con me, prima di allora ero stato sempre inavvicinabile.

- E' un po' che non vedo Allison. - disse, con l'intenzione di spillarmi sicuramente qualche informazione. Non sapevo precisamente quando avesse iniziato ad andarle a genio la mia relazione, ma sicuramente qualcosa era successo.

- Ci stiamo vedendo un po' meno – risposi – preferisco pensare al lavoro, e a sistemare le cose qui... -

Scosse la testa. - Noah, siediti.

Alzai un sopracciglio. - Perché sembra che tu stia iniziando una ramanzina? - decisi comunque di sedermi, curioso su ciò che avesse da dire.

- Lo so che la nostra famiglia al momento non si trova in una bella situazione, ma tu devi smetterla di addossarti tutte le colpe. Io e tua sorella stiamo bene. Lo so che dopo che papà è morto sono stata troppo pressante con te, ho esatto che tu ti prendessi la responsabilità del lavoro e tante volte della famiglia, ma non voglio ripetere lo stesso errore. Allora, il dolore non mi ha permesso di avere man ferma e far in modo che tu andassi avanti con la tua vita, ma mi sento in dovere di farlo adesso. -

La interruppi. - Mamma, mi sembra che tu stia esagerando, mi sto prendendo un po' di tempo per... -

- No, ancora una volta stai mettendo la tua vita in disparte. Non farlo, Noah. Hai ventisei anni e a volte tendo a dimenticarlo. Soffri, se devi soffrire, arrabbiati, ma concediti di provare qualcosa. Concediti di essere giovane e di sbagliare, di fare scelte con cui io non sarò d'accordo, perché nonostante tutto ti vorrò bene comunque. -

Quell'ultima frase mi colpì particolarmente, negli ultimi giorni non mi ero mai soffermato a riflettere su ciò che provavo io, ma mi ero totalmente preoccupato di far stare bene le persone che amavo.
A discapito di Allison, che avevo allontanato per i miei sensi di colpa.
Mi ci volle un attimo prima di realizzare che mia madre mi stava donando una cosa molto preziosa, una cosa che anni prima mi era stata strappata dalle mani: la possibilità di scegliere.
Sotto a quel velato consiglio, mi resi conto dal suo sguardo pieno d'amore, vi era la restituzione completa dei miei sogni.
Erano finalmente tornati nelle mie mani, esattamente come li avevo lasciati.


❋❋❋




C'era una cosa che mio padre mi diceva dei sogni: che prendono forma solamente quando li condividi con chi ami.
Così, davanti alla donna dei miei sogni che mi confessava di amarmi, presi finalmente la mia decisione. Una decisione che era rimasta in stand by per troppo tempo.
Mi sorpresi di quanto quelle parole uscirono con semplicità dalla mia bocca, quel primo "ti amo" che prima di allora non era mai stato per nessuno, quei sentimenti che riservavo solamente per lei, perché erano sempre stati suoi.

- Ho passato gli ultimi anni senza pensare a me stesso ma credo che ora sia giunto il momento di farlo.. però, Als, voglio farlo con te. -

Passai l'ora successiva a raccontarle per filo e per segno come intendevo rendere la mia vita migliore, spiegandole nel dettaglio quello che avrei voluto fare.
Era tanto da chiederle.
Chiederle di abbandonare la sua vita per uno come me, che fino a pochi mesi prima non sapeva nemmeno cosa significasse essere innamorati.

Ma lei mi sorrise, e trovai una certezza in quel sorriso. - Sarebbe fantastico. - Annunciò, sorprendendomi.

- Dici sul serio? Non sei obbligata a darmi corda, capisco che tu abbia la tua vita, i tuoi obbiettivi..

- Credo che sia io che te abbiamo già rinunciato a troppo, è giunta l'ora di pensare a noi stessi.

Le presi la mano. - Allora facciamolo.


❋❋❋



Il giorno seguente fu frenetico, innanzitutto avevo mille cose da sistemare al lavoro prima del grande giorno; nonostante avessi deciso di allentare un po' la presa, non potevo comunque lasciare i miei operai nei casini.
Negli ultimi giorni avevo fatto dei colloqui per cercare qualcuno che prendesse il posto di Fred come mio braccio destro e quando si era presentato un mio vecchio compagno di università, Dylan, avevo riposto in lui la mia scelta. Forse era troppo presto per lasciargli le redini dell'azienda, ma veniva da una famiglia di finanziari, sapeva fare il mestiere.
Certamente non mi fidavo. Probabilmente non mi sarei più fidato di nessuno, ma sapevo che dovevo a me stesso quell'allontanamento; dovevo uscire da quell'ufficio sia con la testa che con il corpo.
Quando annunciai a mia madre la mia decisione sembrò contrariata, ma cercai di ricordarmi le sue parole, mentre mia sorella, tutta entusiasta, esclamò che finalmente mi ero dato una svegliata.
E, effettivamente, la sensazione era proprio quella: che mi fossi risvegliato.
E' vero quello che dicono: "nessuno si salva da solo" ma se dovevo gran parte dei miei progressi ad Allison, sapevo che qualcosa era partito da me.
Ciò che era successo con Fred era straziante, ma mi era servito a darmi una bella scossa, a farmi capire quanto tempo stessi perdendo.
Così, il giorno seguente, mi ritrovai a dare una pulita alla Nelly, la barca che mio padre mi aveva lasciato in eredità per aiutarmi ad esaudire i miei sogni, sperando che lei si presentasse.
Sapevo che aveva deciso di restare, ma chiederle di mollare tutto per fare un giro di tre mesi in barca con me era un grande passo, ma era una cosa che dovevo fare e probabilmente l'avrei fatta anche senza di lei al mio fianco, ma sarei stato più felice se ci fosse stata.

E infatti la vidi arrivare, bellissima come sempre, con la sua valigia al seguito.
Sorrisi. - Sei venuta. - Feci un salto dalla barca per aiutarla.

- Certo, te lo avevo promesso.

- Temevo avessi cambiato idea. - Ammisi.

- Non potrei mai, non vedo l'ora di vedere tutti i posti di cui mi hai parlato!
Notai un'eccitazione nuova nei suoi occhi, anche lei era cambiata molto dall'inizio dell'estate e sapevo che quel viaggio avrebbe giovato a lei quanto a me.
- Sto giusto finendo di sistemare le ultime cose poi partiamo.. - le stampai un bacio, attirandola a me. - Come l'ha presa tua madre?

Sbuffò, stringendosi tra le mie braccia. - Non era la risposta che si aspettava, ma credo che in fondo sia contenta per me. La tua invece?

- Ha dato di matto, ma anche io credo che sia felice per me, in fin dei conti è stata lei a darmi quest'idea.

- In che senso?

- Diciamo che mi ha fatto un lungo discorso sull'essere felici.

- Tua madre? - chiese, incredula.

Risi. - Proprio lei, ne sono cambiate di cose in un estate.
- Già.. - sembrò riflettere, guardandosi attorno. Sembrava passato così poco tempo da quando mio padre ci portava in giro e lei gironzolava per tutta la barca con le sue lunghe trecce.

- Allora andiamo.. - sussurrai, dandole un bacio sulla testa.

Mi allontanai per mettere in moto la barca e controllare il timone, la osservai mentre sistemava le sue cose e canticchiava tutta contenta.
L'unica cosa a cui riuscii a pensare, vedendo la terra allontanarsi e il mare davanti a me fu: "finalmente".

Sì, finalmente.




FINE

Un'estate per ricominciare. #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora