Abramo in veglia [meditare]

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Q6.75
Così mostrammo ad Abramo il regno dei cieli e della terra, affinché fosse tra coloro che credono con fermezza.

Abramo aveva deplorato aspramente il padre, costruttore di idoli (6.74), già in giovanissima età, questo atteggiamento gli varrà una notevole stazione spirituale di fede e di conoscenza, così perchè il suo credo possa essere rafforzato Allah swt gli permetterà di conoscere in modo più approfondito i 2 regni della creazione, i Cieli e la Terra, ovvero il celato [la terra] ed il palese [il cielo], ma che dal nostro punto di vista sono posti al contrario, la Terra è il regno a noi palese, il cielo il regno a noi nascosto.
Nel proseguo di questi versi si può intuire la duplice natura a cui l'uomo deve rivolgere lo sguardo per non dover rimanere nell'ignoranza [che altrimenti lo legherebbe alla gravità del mondo per sempre*].
Ma la prima ricerca di conoscenza [dei regni] deve partire dal proprio atto meditativo, come di seguito vediamo.

6.76
Quando la notte l'avvolse, vide una stella e disse: “Ecco il mio Signore!”. Poi quando essa tramontò disse: “Non amo quelli che tramontano”.

Abramo, nelle tenebre notturne, cerca la sua guida, così la identifica nelle stelle.
La notte è "Leila" o "Layla" o anche La-ila che in arabo significa "Non c'è", questo può sottendere ad un momento di ricerca interiore di Abramo, cioè cerca Allah identificandolo nei segni del creato.
La notte lo avvolse, in altra ayat del Corano é scritto 25.47 "Egli é colui che ha fatto della notte una veste per voi [che si avvolge]", che si differenzia dal "sonno un riposo" e "del giorno una resurrezione/risveglio", questo può dar modo di capire che la veste data nella notte sia spirituale, ovvero una luce che ci avvolge e fortifica, di fatto nella tradizione data dal profeta Mohammed saws, si dice che chi si vuol avvicinare a Dio deve compiere il proprio sforzo (jihad an nafs) nelle prime ore notturne (ish'a) o nelle ore precedenti il mattino (fajr).

6.77
Quando osservò la luna che sorgeva, disse: “Ecco il mio Signore!”. Quando poi tramontò, disse: “Se il mio Signore non mi guida sarò certamente tra coloro che si perdono!”.

La luna si tinge di luce come riflesso del sole (cosi appare quantomeno), ma tramontando svanisce e lascia l'uomo di nuovo all'oscuro [nell'ignoranza].

6.78
Quando poi vide il sole che sorgeva, disse: “Ecco il mio Signore, ecco il più grande!”. Quando poi tramontò disse: “O popol mio, io rinnego ciò che associate ad Allah!

Qui Abramo non parla unicamente degli associatori idolatri, che si rivolgono al Sole glorificandolo, ma stà evidentemente comprendendo la natura simbolica del creato terrestre, che di fatto cela la natura celeste, ovvero le necessità [stelle, luna e sole come guida nei mari ed in terra] e le bellezze terrene oscurano la ricerca interiore, la riflessione sul sentiero della verità.
Non associerò nulla del mondo basso [dunya in arabo] alla ricerca di chi invero ha creato il Sole, la Luna e le Stelle.
Allah swt mostra come la realtà in cui viviamo deve essere d'aiuto per la comprensione e non di ostacolo, perciò la notte è il momento migliore per lo spirito ovvero la mente, l'intelletto per fortificarsi.

6.79
In tutta sincerità rivolgo il mio volto verso Colui Che ha creato i cieli e la terra: e non sono tra coloro che associano”.

In tutta sincerità è una espressione che rimanda al credo interiore, alla riflessione ed introspezione, di fatto sagaciamente in questi versi viene fatto notare come Abramo compie queste riflessioni nelle ore notturne stando in veglia, cioè osservando l'alternarsi degli eventi per un giorno intero. Dalla comparsa delle stelle alla comparsa della Luna alla comparsa del Sole.
Abramo nell'oscurità [che tra le altre cose stimola la ghiandola pineale] veglia (e non muore dolcemente**) e medita, non essendoci luce almeno per una buona parte del tempo, il regno che ciela [ovvero la Terra] svanisce e con essa anche ciò che ci impegna nel quotidiano, lasciando così spazio al vuoto dove senza barriere e confini si possono raggiungere lidi estremi.

* è così che avviene, di ciò ho conoscenza. Ma credo non sarà per sempre.

** il sonno, nell'islam, viene chiamato la dolce morte, in quanto Allah ci chiama ad esso per poi farci tornare [e si reinizia] 6.60.

viaggio nel Corano (1.4)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora