CAPITOLO 22
Lo capivo, il mio corpo mi stava parlando e solo uno stupido, uno sciocco o semplicemente uno che non voleva accettare la realtà, non si sarebbe accorto che eravamo alla fine, si gli ultimi giorni erano arrivati, prepotenti e silenziosi. Tutto quello che avevo chiesto alla mia infermiera si stava avverando, non mangiavo più, letteralmente, facevo compagnia a Shane mentre mangiava, ma sapevo che gli si spezzava il cuore vedermi così, stava diventando difficile persino cucinare; bevevo parecchio siccome ero sempre a corto di saliva e dormivo tantissimo, alzarmi dal letto diventava sempre più difficile, tanto che passavo al divano o ad una sedia, mio marito era preoccupato, infatti cercava di lasciarmi il meno possibile a casa da sola. Non volevo andare in ospedale, anche se mia madre cercava di convincermi, volevo morire in casa mia con le persone che amavo, ero consapevole che sarebbe successo. La febbre non era ancora arrivata, ma sapevo che da lì a poi anche lei si sarebbe fatta sentire. Non facevo più nulla, e non sopportavo che Shane dopo una giornata faticosa tornasse a casa e dovesse fare tutto lui, compreso lavarmi, quella era una cosa che non sopportavo, non riuscire nemmeno a badare a me stessa.
L'umore era peggiorato, avevo capito troppo tardi che non volevo andarmene, quindi vedere la gente che amavo che mi aiutava e mi sosteneva in questi giorni, mi irritava fortemente, sapevo che era un comportamento egoista e sbagliato, ma non potevo farci niente facevo fatica a reggerli, specialmente mia madre e Shane. Li amavo con tutta me stessa, ma volevo che mi lasciassero in pace, che mamma non cercasse di convincerlo a portarmi in ospedale o a casa nostra, Shane era un automa peggio di me, non dava nessuna opinione, si limitava a fare ciò che gli veniva chiesto e le decisioni che prendevano gli altri gli andavano bene. Sapevo che lo faceva per evitare di creare scompiglio, l'unica cosa che gli interessava era che io stessi il meglio possibile, la notte mi stringeva a lui come se potessi sparire da un momento all'altro, aveva preso l'abitudine di scattarmi un sacco di foto, in ogni posizione e in ogni momento, diceva che aveva bisogno di fermare per brevi attimi il tempo e di permettere alla mia persona di essere incastonata in un frangente di attimo infinito.
E' strano come in questa situazione l'unica cosa che vuoi è restare da sola, perché per una volta nel periodo della malattia, l'unica cosa che vuoi fare è sentire i tuoi ultimi pensieri, per quanto essi siano brutti o tragici. Vuoi ragionare sulla vita, una vita che hai vissuto poco e male, sulle cose che avrei potuto fare se fossi stata bene o se fossi guarita.
Anche se era faticoso, mi alzai dal letto con calma ma oggi dovevo essere efficiente e operativa, doveva essere tutto perfetto, mamma e papà mi stavano per venire a prendere siccome dovevo ultimare tutti i preparativi per il mio regalo per Shane.
Feci un respiro profondo e mi avviai in bagno, dove sciacquai il mio viso non fissando la mia immagine allo specchio, presi i vestiti che la sera prima Shane aveva appoggiato sul mobile di fianco al lavandino.
Indossai i pantaloni della tuta e la felpa pesante di mio marito, non riuscivo più a indossare un paio di jeans, erano troppo stretti, e poi cominciavo a percepire troppo freddo, afferrai la giacca a vento, i guanti, la sciarpa, ma niente cappello, mi piaceva sentire il leggero venticello che mi spettinava i capelli, era una sensazione che mi era mancata e che mi sarebbe mancata.
Quando salii sulla macchina dei miei vidi mamma pronta a farmi un infinità di domande, ma uno sguardo severo e semplice di mio padre la fece ammutolire e sedere in modo composto così da guardare la strada.
Presi la lettera dalla borsa e la diedi a mia madre, mi guardò confusa, cercando di capire cosa volesse significare
" ho scritto una lettera per ogni membro della famiglia, questa è la vostra, leggetela quando volete " mamma era ancora un po' spaesata, infatti cominciò a girarsi la lettera tra le mani, papà mi sorrise dallo specchietto retrovisore, io feci partire la musica sul cellulare e indossai le cuffie.
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36 settimane - Be more wild #Wattys2019
RomanceNon ho mai vissuto per me stessa, ed ora che ho imparato a farlo non ho più tempo. Ho diciotto anni e faccio fatica ad accettare quello che mi sta capitando, faccio finta di essere forte, di port superare ed affrontare tutto da sola e che questa co...