N°58 IMPARARE A GIOCARE A BASEBALL

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CAPITOLO 8

Esattamente tre giorni fa, mamma aveva capito che era arrivato il momento di scegliere ciò che desideravo, quindi posero fine alla terapia e mi tolsero il catetere. Sapevo che la mia minaccia l'aveva spaventata, ma avevo sempre e solo parlato, non sarei riuscita a farlo da sola, quindi sapere che la mamma mi appoggiava, dopo una dura lotta, mi aveva resa felice.

Ora l'infermiera dell'ospedale era a casa mia per somministrare la dose giornaliera di farmaci, avevo finito la chemio, ma non di prendere le medicine. Ma mi sembravano un niente in confronto alle ore in cui ero stata legata a quella flebo.

" posso farti una domanda?" chiesi all'infermiera. Eravamo da sole sul giardino sul retro, e siccome non c'era la mamma, sapevo che potevo fargli questa domanda senza che nessuno scoppiasse a piangere

" certo " mi regalò un sorriso

" come sarà?" non c'era bisogno di mettere un soggetto. Era abbastanza chiaro quello che intendevo. Mi guardò comprensiva, il sorriso era sempre lì

" comincerai ad avere ancora meno appetito, ma avrai molta sete, il più delle volte avrai la febbre. La cosa più frequente che farai sarà dormire. E non avrai energie per fare niente "

" farà male?" me lo ero sempre chiesta, ma non avevo avuto il coraggio di chiederlo a nessuno, nei film non te lo fanno vedere, come non lo vedi nemmeno nella realtà. Magari era una cosa soggettiva, come il parto. Anche se ne dubitavo, a parer mio doveva fare un male cane, faceva male solo la terapia, figuriamoci quando sarei stata in procinto di morire.

" no, gli analgesici non ti faranno sentire niente " la sua voce era calma, come il suono del vento. Era utile, perché mi portò ad immaginarmi tra un paio di mesi, non è ciò che voglio, ma non posso sottrarmi alla morte. Mi chiedo se però voglio sentire il dolore, se voglio essere cosciente fino all'ultimo o ridurmi a tutti gli effetti ad un corpo vuoto che respira.

" credo che avrò paura " le confessai, non era solo paura, io me la stavo decisamente facendo sotto. Ero terrorizzata, lo sapevo solo io perchè affermare di avere paura, avrebbe reso gli altri ancora più diversi, mamma sarebbe morta dentro. Mi facevo vedere forte, come se non avessi paura, come se l'avessi accettato. Sapevo che sarei morta, ormai era abbastanza chiaro, ma non mi sembrava vero, era come se dovesse arrivare il giorno esatto per averlo davanti agli occhi.

" non lo so, ma so che hai avuto una delle sfortune peggiori al mondo, e se io fossi al tuo posto avrei paura. Paura di lasciare qualcosa incompiuto, ma userai questo ultimo tempo nel modo giusto" annuì alle sue parole. Guardò il cielo e trasse un grosso respiro, come se ci fosse qualcuno che le desse la forza per andare avanti a parlarmi

" si alterneranno gli attimi in cui sarai cosciente e non, sentirai le persone che hai accanto, ma non sarai in grado di rispondergli o di reagire – e questa era una delle cose che odiavo di più – e alla fine semplicemente, non ti sveglierai più... hai altre domande?" aveva ancora quel sorriso, anche se si era spento un pochino. Scossi la testa, non avevo più domande

Johanna mi sorrise per poi alzarsi e andarsene, non prima di avermi detto che ci saremmo viste anche domani, e dopodomani e per tutta la settimana.

" aspetta! " dissi giusto in tempo prima che varcasse la soglia di casa mia e andarsene

" si?" la guardar torturandomi le mani

" perché hai scelto oncologia?" questo si che fu un sorriso pieno

" quando ero piccola, non concepivo il motivo per cui dei bambini potessero morire. I miei genitori erano medici, e molte volte parlavano del loro lavoro a casa " sembrava che stesse rivangando il passato

36 settimane - Be more wild #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora