Una donna che fugge attira l'inseguitore, anzi lo crea
Ennio Flaiano
La libertà aveva il sapore dell'aria di aprile. Adesso ne avevo la certezza. Il cunicolo dietro l'armadio mi aveva portato dritta verso una porta che dava sul retro del castello accanto a una scultura molto particolare. Somigliava in tutto e per tutto alla bocca della verità di Roma che avevo visto su internet, ma questa aveva l'espressione più minacciosa, faceva paura e la bocca era grande quanto la metà della mia altezza. Dovevo prendere i documenti nella mia stanza, altrimenti non sarei potuta partire senza carta di identità, ma salire sarebbe stato troppo rischioso. Presi il cellulare e chiamai Mary. Era la mia unica speranza
- Mary, mi serve il tuo aiuto ma non devi parlarne con nessuno.
- Che succede?
- Devi andare nella mia stanza, prendere i documenti nella borsa di cuoio, insieme ai soldi e alla carta di credito. Prendi anche i tuoi, non prendere altro. Dobbiamo lasciare il castello. Mettili in tasca senza che nessuno ti veda, non prendere borse, bagagli, niente di niente e vieni immediatamente fuori dal cancello. Fai prestissimo.
- Ma che succede? Mi stai facendo preoccupare. Che dobbiamo fare?
- Ti spiegherò tutto, ma tu non ti devi preoccupare.
- Ma ti hanno fatto qualcosa? Mina, parlami!
- Non ho più tempo, porta i documenti e per favore fai finta di niente con tutti, non parlare con nessuno, non ti fidare di nessuno, va bene?
- Va bene.
Riattaccò il telefono visibilmente preoccupata. Era la mia unica possibilità di salvezza. L'unica speranza. Camminai verso il cancello come se niente fosse, ma il mio passo nascondeva una lenta velocità che non aveva eguali. Vidi Mary scendere dalla scalinata, ma in quel momento qualcuno mi mise una mano sulla bocca . Inalai uno strano profumo, così intenso che persi i sensi.
Il mio piano era fallito.
Rinvenni non so quanto tempo dopo. Non c'era tanta luce e non riuscivo a muovermi. Uno strappo di scotch mi rendeva muta e dei nodi mi tenevano le braccia legate in alto alla testiera di un letto. Riuscii a mettermi seduta e non credetti ai miei occhi. Tancredi era seduto accanto a me in una poltrona di velluto accanto alle tende pesanti che oscuravano la luce che veniva dalla finestra. Era un ambiente elegante, sicuramente mi trovavo nella sua stanza. Mi iniziai ad agitare e cercai di strattonare i lacci
- Shhh, stai tranquilla, non voglio farti del male - Scattò verso il letto e si sedette accanto a me cercando di calmarmi tenendomi per le gambe, le uniche cose che non erano legate - Mina ti prego, non ti agitare - Io continuavo a emettere suoni sconnessi. Come poteva chiedermi di non agitarmi? Ero legata al suo letto e mi aveva fatto inalare chissà che cosa per farmi svenire - Ti ho detto di calmarti, ti prego, ti tolgo lo scotch ma ho assoluto bisogno che tu non emetta un fiato, ti avevo detto di aspettarmi, di fidarti di me, perchè sei scappata? - Lo guardai fermando i movimenti convulsi del mio corpo e sollevando il sopracciglio per la stupidità della domanda - Sì, hai sentito quello che mi hanno detto gli altri uomini, ma non dovevi andare via, ti avevo detto di fidarti di me - Strattonai di nuovo le corde per dirgli di slegarmi - Ti slego se prometti di ascoltarmi stavolta, dammi la tua parola - Mi piegai in un'espressione di stanchezza assoluta vista l'impossibilità di rispondere e la sua ostinazione nel farmi domande - Hai ragione - sorrise prendendo i lembi dei lacci e sciogliendo i nodi - Aspetta - mi disse piano mentre con le mani stavo per raggiungere le labbra per togliermi lo scotch - Faccio io, aspetta - Mi guardò con un'espressione così intensa, sembrava volesse nutrirsi di me, era il modo in cui mi chiedeva di fidarmi di lui. Lo feci. Lasciai che mi togliesse lo scotch
- Non so perché non grido, ma credo che sia probabile che a occhio e croce se mi mettessi contro di te scoprirei di non avere poi così tanti amici qui dentro
- Ne hai uno di sicuro...
- Saresti tu?
- Non mi sembri convinta.
- Aspetta, facciamo un rapido riassunto della situazione. Mi hai trattata come una stupida davanti a tutti il giorno che sono arrivata. Sei scomparso dalla prima cena ufficiale. Non so chi sei davvero, che cosa fai, di che manie soffri, di quali sette tu faccia parte, ma i tuoi compari hanno detto che non è la prima volta che uccidete qualcuno e in più che avete in progetto di uccidere una ragazza che per venire qui ha attraversato l'oceano. Ora, non che in matematica io sia una cima, ma a meno che James non sia in realtà una donna, ed escludendo Mina visto che non l'hai trattata con lo sgarbo che hai riservato a me, qualcosa mi suggerisce che si tratta di me, vista l'altra grande scoperta che il professore Marti sembrava quasi l'artefice della cosa e se consideri che il professore Marti era la persona di cui più fidavo, beh capirai bene che il colpo di scena finale della tua sottospecie di profumo che mi ha fatto svenire, non mi rende esattamente predisposta alla nostra conversazione
- Finalmente...
- Finalmente cosa?
- Mi hai dato del tu, per la prima volta.
- Fai uso di droghe?
- Come? - Scoppiò a ridere. Era la prima volta che lo vedevo ridere.
- Dico, con la biondina con cui eri giù, fate uso di droghe? Perchè non mi meraviglierebbero le tue domande solo in quel caso e a proposito, mi fa un certo effetto stare seduta sul letto in cui passi le notti in compagnia di donne discutibili...
- No - Mi afferrò un braccio facendomi risedere. Non la porto mai qui, non porto mai nessuno qui - Mi girò le mani guardando i palmi e risalendo lungo i polsi segnati dai lacci - Ti fanno male?
- Non mi fanno bene, avresti dovuto pensarci prima - Mi risedetti - Per favore, vuoi dirmi che succede?
- Sì, voglio.
- Quindi?
- Non qui e non adesso.
- Qui e adesso.
- No, non è prudente.
- Dio mio, sei il proprietario di questo castello eppure non sei al sicuro da nessuna parte? Perchè suonavi il pianoforte in quella specie di nascondiglio?
- Perchè non voglio che nessuno mi ascolti.
- Perchè?
- Perchè non ho bisogno che nessuno mi ascolti.
- Credo che lei invece ti stesse ascoltando.
- Questo è irrilevante, non stavo suonando per lei
- E per chi stavi suonando invece? - Feci questa domanda quasi sottovoce, ma non attesi neanche la risposta - Ti prego Tancredi, ho bisogno di sapere, chi siete tu e quegli uomini. Le tuniche erano qualcosa tipo massoneria, società segreta, cosa erano?
- Sì - Abbassò il capo prendendomi le mani e baciandone il palmo - Era tutto diverso prima, ma adesso sei arrivata ed è cambiato tutto per me.
- Diverso da cosa? - Ritirai la mano cercando di sollevare il suo viso - La massoneria non uccide nessuno... Non è così? Quella vera, non uccide nessuno - Lui sorrise sarcastico.
- Non è niente come sembra in questo mondo, neanche le cose che ti raccontano, le mani che ti stringono, i genitori che ti crescono - Era amaro, nel tono, nell'espressione, nella solitudine del suo dolore.
- È stato tuo padre a iniziarti a tutto questo?
- È stato mio padre, l'artefice di ogni cosa, era ossessionato dal sangue della primula blu.
- La primula blu? - Pensai al fiore sul davanzale e a quella specie di ossessione che aveva del blu - Chi è la primula blu? mi guardò con lo sguardo di chi avrebbe accarezzato il vento per placare la sua inquietudine senza tuttavia riuscire a lenire il suo dolore.
- Tu... sei tu la primula blu
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La primula blu
ChickLitMina ha 23 anni il giorno in cui vince uno stage in Italia, presso il castello Conforti Tassoni, che ospiterà per tre week end di aprile la più famosa asta di libri in edizioni rare degli ultimi anni. Affascinata da un'esperienza che la avvicinerà a...