Capitolo 10

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Sii come il silenzio in una notte di grilli e tempeste.
Sii il mio antidoto, il mio diletto, la gioia confusa della mia pena.
Sii il sigillo di un mistero che tesse le trame della tua morte

- Mina, mi senti? - Mary stava bussando alla mia porta. Era quasi mezzanotte e non capivo cosa ci facesse ancora in piedi. Eravamo tornate dalla cena alle 22:30. Avevamo rifiutato di partecipare alla serata di benvenuto del comitato dell'asta. Eravamo davvero troppo stanche e io ero ansiosa di vedere Tancredi e scoprire finalmente il segreto della primula blu.

- Che succede? - Aprii la porta e in un attimo lei entrò chiudendola alle sue spalle come a nascondersi da qualcuno.

- Qui sta succedendo qualcosa di strano, forse andare via era una buona idea.

- Che ti prende? Vieni, siediti - Stava tremando.

- Non lo so, improvvisamente questo posto mi mette i brividi, hai sentito che hanno interrotto la festa?

- Perchè?

- La professoressa Visconti - Scoppiò a piangere - È morta!

- Cosa? - Restai pietrificata e il mio pensiero andò subito al professore Marti e a Tancredi. Stava bene? Come poteva essere successa una cosa del genere? - Ma che stai dicendo? - Mi avvicinai al balcone e le luci lampeggianti della polizia erano silenziose attorno al castello - Oh mio Dio! - Tornai dentro e chiusi la finestra - Ma come è successo?

- Non lo so, una scena orribile... - Continuava a piangere.

- L'hai vista?

- L'hanno vista tutti. Si è interrotta la musica e un attimo dopo l'abbiamo vista cadere giù dalle scale.

- Non posso crederci - Stavo tremando anche io. Pensai alla riunione che dovevano avere il professore Marti, Tancredi e la professoressa Visconti. Non stavo versando neanche una lacrima ero come sospesa in un altro tempo - Dove sono gli altri?

- Sono tutti giù, è successo poco fa.

- Perchè non ho sentito le sirene arrivare? Se è successo poco fa come fanno a essere già qui?

- Non lo so - Mary si asciugò le lacrime.

- Voglio andare a vedere - Mi alzai ma Mary mi trattenne - No, ti prego, resta qui, non voglio restare sola.

- Mary voglio andare, voglio capire, ci sono troppe cose che non capisco, ho bisogno di vedere

- Io però non mi muovo da qui, non ho intenzione di andare nella mia stanza.

- Resta qui - L'aiutai a distendersi - Sei sconvolta, cerca di riposare, io torno tra un attimo, ok?

- Va bene, ma porta il cellulare e se hai bisogno chiama, e se ho bisogno io chiamo io, ok?

- Ok - Le sorrisi per tranquillizzarla, ma dentro avevo il gelo.

Scesi nella sala superando il nastro che era stato legato in cima alle scale dal punto in cui presumibilmente era caduta la professoressa Visconti. In fondo al salone il mio sguardo incrociò subito quello di James e mi fece paura, come accadeva ormai da un giorno. Non c'era tanta gente come immaginavo. Molti sicuramente avevano abbandonato la sala. Il corpo della professoressa Visconti era su una barella avvolta da un sacco aperto. Volevo vederla. Volevo vederla prima che fosse troppo tardi. Mi avvicinai a lei. Una guardia stava parlando con due uomini della sicurezza, mentre qualcuno stava firmando un verbale. Passai come se fossi obbligata a fare quella strada e per un attimo la vidi. Il suo corpo immobile non tradiva ancora l'assenza della vita e il forte profumo di gelsomini era ancora intenso. Che segreto nascondeva quella donna? Che segreto nascondeva quel castello? Il mio sguardo scese lungo le braccia e un particolare non passò inosservato. L'anello non c'era più. L'avevo osservato più volte da quando eravamo arrivati, eppure non c'era più. Non era possibile. Non se ne era mai separata, perchè avrebbe dovuto farlo proprio prima di raggiungere la presentazione del comitato?

- È un bello spettacolo vista così da vicino? - Saltai in aria sentendo la voce di James alle mie spalle.

- Mi hai fatto paura... - Mi voltai verso di lui senza abbassare lo sguardo.

- Addirittura... Adesso ti faccio paura? - Sorrise divertito, pericolosamente divertito.

- Perchè dovrebbe essere un bello spettacolo?

- Se non lo fosse stato non ti saresti avvicinata così tanto.

- Volevo vedere con i miei occhi. Oggi non si sa più di chi fidarsi, persino quando ti raccontano le storie

- Sei andata al di là della porta?

- Quale porta?

- La porta del sottoscala.

- Perchè avrei dovuto? - Non avevo intenzione di rispondergli

- Infatti, non avresti dovuto. A volte sbagliamo a cedere alla tentazione e altre persone pagano per colpa nostra - Alzò il sopracciglio in senso di sfida come a volere sottolineare la sua frase

- Credo che tu abbia visto troppi film nella tua vita, a volte il caso è più lineare di quello che sembra.

- Sei brava a dire le bugie?

- È una domanda o un'affermazione?

- È un modo per capire quando ti renderai conto che non è sempre prudente sottovalutare la paura.

- Chi sei?

- Che vuoi dire? - La mia domanda sembrò colpirlo.

- Sembri sapere troppe cose di tutti qui dentro, quindi mi chiedevo chi fossi davvero. Sai, James, sto imparando che non sempre abbiamo di fronte chi crediamo di conoscere.

- Sono solo un ragazzo che ti ha indicato una strada, ora sta a te capire fino a che punto vuoi percorrerla.

- Ragazzi, tornate nelle vostre camere per favore - Uno degli agenti si avvicinò a noi invitandoci ad andare via.

- Mina - James fece una specie di inchino e si congedò da me a passi veloci salendo le scale. Salii a mia volta con l'immagine della professoressa Visconti impressa nella mia mente. Il corridoio era più buio del solito o la paura iniziava a tirarmi brutti scherzi. Mi avvicinai alla porta per tranquillizzare Alice, ma una voce arrivò alle mie spalle, bassa, grave, l'avrei riconosciuto fra mille. E il mio cuore riprese a correre - Stai bene?

- Tancredi - Mi girai e finalmente trovai uno sguardo dolce in mezzo a tutto il freddo e la paura delle ultime ore - Che è successo? Stai bene? E la professoressa Visconti? Eravate insieme alla riunione?

- Shhh - Mi poggiò un dito sulle labbra sorridendomi - Stai calma ti dirò tutto ma non qui, entriamo.

- No, fermati! - Fermai la sua mano con la mia e i nostri sguardi si trovarono ancora - Mary sta dormendo da me, ha paura e non ho intenzione di dirle di tornare in camera sua.

- Sei altruista anche quando hai paura? - Mi prese il mento fra le mani sollevandomi il viso. Aveva uno sguardo dolce. I suoi capelli erano scombinati e la sua camicia bianca, più aperta, faceva intravedere il bianco della sua pelle. Abbassai lo sguardo.

- Non sono altruista, lo farebbero tutti al posto mio - Sollevai di nuovo lo sguardo e lui posò la sua fronte sulla mia.

- Lo so che fingi di non avere paura e vorrei che non sapessi mai niente così che tu possa continuare a farti domande senza ma avere risposte.

- Ora mi stai facendo paura - Risposi quasi sottovoce, eravamo vicinissimi.

- Lo so, lo so.... Vieni con me - Mi prese la mano - Andiamo in un posto in cui potere parlare.

- Aspetta, fammi solo controllare un attimo - Entrai nella stanza per controllare che Mary si fosse addormentata. Dormiva profondamente e se la conoscevo bene, non si sarebbe svegliata presto. Chiusi la porta e tornai da Tancredi fermo davanti a me. Ripresi la sua mano come se fosse l'unica cosa che potesse ancora farmi sentire reale

La primula bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora