Capitolo 16

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Che cosa è la Massoneria? Voi avete fatto molte parole sul suo significato spirituale, sulle correnti ideologiche che essa rappresenta, ma tutte queste sono forme di espressione di cui voi vi servite solo per ingannarvi reciprocamente, sapendo di farlo

Antonio Gramsci

Tutto. Tutto sarebbe cambiato nella mia vita. Lo avevo percepito il giorno in cui avevo preso l'aereo che aveva attraversato l'oceano, ma mai avrei potuto immaginare quello che sarebbe successo.

- Mina? Sei qui? - la voce di Mary arrivò da dietro la porta - Mina...
- Mary... - la raggiunsi aprendo la porta che avevo chiuso a chiave. La abbracciai forte. Quanto avrei avuto bisogno di parlarle. Ma dovevo proteggerla e in fondo ero quasi sicura che nessuno al mondo avrebbe potuto credere a quello che stavo vivendo.
- Stai bene? Mi hai fatto spaventare. Mi sono svegliata di là e non c'era nessuno. Perchè sei qui?- Mi guardò perplessa, forse perchè anche lei vide per la prima volta la stessa forza che io sentivo in me. Qualcosa era cambiata da quando avevo scoperto di essere La Primula Blu e, quel qualcosa adesso era il mio equilibrio invisibile tra la vita e la morte, un equilibrio che esigeva la mia lotta e io di certo non avrei smesso di combattere.
- Sì, sì... Tutto bene. Stavi dormendo e avevo paura che ti svegliassi, così sono venuta qui.
- Brava, tu ti sei chiusa a chiave e mi hai lasciato là con la porta aperta per chiunque, anche per chi ha ucciso la professoressa Visconti? - sembrò di nuovo impaurita e capii che era necessario che Mary tornasse a essere la ragazza spensierata di pochi giorni prima, altrimenti avrebbe messo in pericolo la copertura mia e di Tancredi.
- Ah, ma non lo sai? Qui in Italia queste cose succedono.
- Che vuoi dire?
- Ieri, quando ti sei addormentata ho fatto un altro giro e ho parlato con gli altri che erano ancora nel salone. Questo posto non c'entra niente, i dubbi che avevamo erano infondati. Probabilmente era un regolamento di conti. La professoressa nascondeva più di qualcosa.
- Dici? - sembrava sollevata - Hai capito la professoressa... Chi l'avrebbe detto?
- Io - gli feci l'occhiolino ricordandole quanto mi era sembrata strana la professoressa, soprattutto da quando eravamo arrivati - Ma tu non dovevi raccontarmi qualcosa di un certo numero di telefono? - Cambiai discorso, cercai di riportare tutto alla normalità e Mary iniziò a muoversi nella sua stanza con la stessa confidenza di quando eravamo arrivate. Sembrava davvero più serena, per quanto potesse esserlo una ragazza che aveva visto un morto nel salone la sera precedente.
- Hai ragione, ma già quel numero non mi interessa più, c'è qualcosa che non ti ho detto, ultimi sviluppi... - sembrava emozionata e si fermò davanti allo specchio guardandosi e pizzicandosi le guance come per riportare un vigore che sembrava ormai perso.
- Davvero? Wow, un'altra novità? - pensavo che questa novità potesse tranquillizzarmi, ma le parole che seguirono minarono il mio equilibrio.
- Ti ricordi di James?
- James? - mi si gelò il sangue. No, non poteva avere puntato Mary. Questo era un colpo basso, significava prendersi gioco di una persona al solo scopo di avvicinare tutti i miei movimenti.
- Sì, lui. Non ti dico che gentile. Abbiamo parlato tutta la sera. Sembra avere perso la testa per me e io, non lo so... io non me l'aspettavo.
- Qui è davvero pieno di ragazzi interessanti... - cercai di ricordare il nome di uno degli altri partecipanti, ne sarebbe bastato uno, uno qualsiasi, ma avevo il vuoto in testa. Niente poteva allontanarmi dall'immagine di James che avvicinava Mary
- Lo so, ma James... sì, insomma, sei sicura che la cosa non possa darti fastidio? A me sembrava che fosse interessato a te, non credevo che...
- Oh, non mi interessa, lo trovo strano, ecco, lui sì che è strano.
- Che vuoi dire? - sembrò delusa e quasi mi dispiaceva smontare il suo entusiasmo. Avrei potuto farlo. In poche parole ero sicura che l'avrei convinta a lasciarlo perdere. Ma questo l'avrebbe messa in pericolo? So che non dovevo occuparmi di nessuno, ma Mary era come una sorella per me e anche se lei non sapeva niente, io dovevo proteggerla.
- No, non voglio dire niente... - decisi di non inferire, avrei cercato di allontanarli, ma non in quel modo.
- A me piace, Mina... Mi piace davvero tanto. Ieri sera avrei voluto che mi baciasse. Lo sai, è stato lui a chiamare aiuto per la professoressa Visconti. È stato lui ad avvicinarla per primo... Poverino...
- Lui? - era stato il primo a vederla morta o l'ultimo a vederla viva? Mi si gelò di nuovo il sangue e presi un respiro più profondo degli altri. Era stato lui a uccidere materialmente la professoressa?
- Sì, lui. Si era allontanato. Eravamo insieme. Mi aveva portato in una stanza accanto alla scalinata. Diceva che lì non ci avrebbe visto nessuno. Poi però si è alzato, voleva farmi una sorpresa anche se... - si fermò un attimo dubbiosa - Anche se poi non gli ho chiesto più che sorpresa fosse.
- E poi?
- Poi è tornato da me, dicendomi che dovevamo andare via e che la professoressa... sì, insomma... il resto lo sai - diventò di nuovo triste ma le nostre parole si fermarono al bussare della porta
- Signorina Vanni, siete qui? - Mi stavano cercando. Non conoscevo quella voce e il battito accelerò di nuovo. Eravamo ancora nella stanza di Mary, ma qualcuno sapeva che fossi lì.
- Chi è? - Mary andò ad aprire la porta, ma istintivamente la fermai bloccando il suo braccio a mezz'aria.
- Aspetta - dissi sottovoce - Vediamo chi è
- Sono il Direttore del Museo di Mantova, cercavo la signorina Vanni per la presentazione di stamattina.
- Sì - Mi precipitai alla porta, ricordando lo scambio delle nostre email.
- Signorina, è un piacere fare la sua conoscenza - mi baciò la mano e mi sorpresi a guardare ogni dettaglio di quello strano uomo. Aveva una lunga barba bianca. Era basso, un po' in carne e completamente pelato tranne che per due ciuffi bianchi che sbucavano da dietro le orecchie. Indossava dei piccolissimi occhiali da lettura incastonati sulla punta di un grosso naso e mi chiesi come mai li avesse indosso. Portava sotto il braccio destro una carpetta ben stretta. Era una carpetta rosa antico con delle incisioni dorate. Non so perchè, ma ogni dettaglio di quell'uomo mi colpì. Ci eravamo scambiati delle email proposito di un lavoro di restauro di 104 fascicoli della rivista La riviera ligure, pubblicati tra il 1897 e il 1919. Apparteneva a una delle tesine preparatorie per lo stage.
- Direttore Manini, sono felice di conoscerla - gli strinsi la mano, ma in quel momento ricordai le parole di Tancredi. Non potevo fidarmi di nessuno e da quel momento in poi tutti sarebbero stati amici di una donna che avrebbero voluto uccidere.
- Tutto bene? - La mia espressione cambiò e lui se ne rese conto. Anche lui faceva parte della Loggia? Anche lui non era quello che sembrava... Tutti. Ogni singola persona là dentro poteva essere un mio nemico.
- Sì, mi scusi, è solo che ieri abbiamo fatto tardi, poi sa quello che è successo.
- Oh, sì ho saputo.
- Non è stato facile e siamo rimaste interdette - Non potevo non nominare l'accaduto. Io dovevo essere Mina, agli occhi di tutti, la stessa che fino a un giorno prima non sapeva ancora quale fosse la sua reale identità
- Me ne rendo conto, non è stato un benvenuto piacevole, ma fortunatamente l'arte ci porta conforto e la nostra rilegatura ci aspetta. Sono rimasto affascinato dalla sua tesina, la migliore di tutto il corso. Se non le dispiace vorrei accompagnarla personalmente alla mostra, prima dell'inizio della lezione. Cinque numeri della rivista saranno venduti all'asta di domani, quindi vorrei renderle merito con questo privilegio - Io e lui, da soli. Dovevo andare. D'altronde Tancredi era stato chiaro. Nessuno avrebbe toccato la primula prima del quindicesimo giorno. Adesso era iniziato il primo dei miei ultimi giorni.
Mancavano 14 giorni.
14 giorni all'attacco della primula blu

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 17 ⏰

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