Fuoco
Puzza di benzina
Il freddo del metallo
La voce strozzata che chiedeva aiuto
La mano tesa ad afferrare i tristi raggi della luna
Le sirene in lontananza
Silenzio e buio
Aprì gli occhi di scatto e boccheggiò, quasi fosse rimasta sott'acqua per 10 minuti. Era in casa sua, sotto la doccia. "Al sicuro" dicevano. Chiuse il getto caldo dell'acqua e osservò la lenta spirale di vapore circondarla come uno scudo. Ma non sarebbe bastato, lei lo sapeva. Ricordava ancora quella sensazione, quando era rimasta intrappolata tra le lamiere della sua auto. Ricordava il sapore del suo sangue. Ne era uscita in qualche modo. Il suo cuore continuava a battere come a sfidare le sue certezze: lei era sicura di essere morta quella notte, di non essere più umana. Non provava più niente, vuota come il guscio di un'aragosta dopo che le era stata fatta la festa al ristorante. Quella volta aveva sentito una voce, che risuonava ancora nella sua testa, era fredda e distante. "Non ancora". Non l'aveva riconosciuta subito, aveva capito solo in seguito che quella voce era proprio la sua! Lottò per restare in vita, ma qualcosa doveva essere andato storto. L'avevano chiamato "incidente", ma lei sapeva che le cose non stavano così. Era come dire che un asino poteva volare. Lei lo sapeva e basta, non aveva prove. Perciò ovviamente non l'aveva detto a nessuno. Ci mancava solo che la rinchiudessero per mania di cospirazioni. Qualcuno però aveva orchestrato tutto, questo era certo, qualcuno che tirava i fili dell'ordito della sua esistenza. Qualcuno che la voleva morta... E se fosse stato...? "No!" pensò secca.
Si asciugò, si mise una veste da notte bianca, leggera a balze. Fuori una luna piena che faceva il bagno con due pigre nuvole dalla forma indefinita. Si sedette a guardarsi allo specchio: le occhiaie mostravano la sua stanchezza. Chiunque l'avesse vista avrebbe detto che era come un iris, bello e prezioso, ma anche stranamente malinconico.
Immersa nei suoi pensieri non si accorse che la maniglia della porta alle sue spalle stava girando per far entrare un ospite inaspettato. Passi troppo silenziosi per essere uditi da un essere umano. Alzò lo sguardo solo pochi istanti prima: una lama rise facendo capolino nell'incorniciatura dello specchio, baciata da un raggio di luna. Finì tutto in pochi secondi.
La lama cadde immacolata sul tappeto, in un rumore attutito e sordo, come un ultimo sospiro, il sorriso ora spento. Il tagliacarte, sapientemente arrotolato e nascosto nella veste, aveva cambiato fodera. Ne aveva scelta una di carne. Il suo colore passo dall'oro spento al rosso più vivo.
L'uomo cadde colpito in pieno petto, solo un suo sputo di sangue imbrattò la veste candida della ragazza. "Non ancora" pensò. Aveva appena ucciso un uomo, l'uomo che la voleva morta! Eppure questo era tutto ciò che riusciva a pensare, un eco nelle profondità della sua mente. "Non ancora". Una civetta lanciò alle stelle il suo canto di dolore. La ragazza si piegò, come solo una bambola avrebbe potuto fare, e prese il suo cellulare scavalcando quel cadavere senza vita. Digitò un numero che non sapeva neanche di ricordare. Chiamò "Il vecchio".
Non appena sentì il suo alito sul ricevitore disse fredda e distaccata: "Ho ucciso un uomo. Voglio vivere. Sono morta, ma voglio ancora vivere". "Il vecchio" rise tossendo dall'altro capo del cellulare e rispose semplicemente: "Sei stata brava, ma... Non ancora". Riattaccò. La ragazza fissò lo schermo nero stringendolo con tutta la forza che aveva nella mano. Una lacrima scese silenziosa solcando il bel volto. Ma non provava più niente.
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Raccolta di Storie Brevi
Short StoryOgni parte è separata. L'ordine di lettura potrete deciderlo voi a seconda di quello che vi attira di più. Sono piccoli testi , descrizioni o idee complete nella loro brevità. Buona lettura!