L'attesa

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Prese a passeggiare su e giù, misurando a larghi passi la piccola stanza. Era nervoso senza saperne spiegare il motivo; di tanto in tanto si fermava e ciondolava, cercava di afferrare un non so quale pensiero, allungava la mano come se avesse potuto toccarlo ma questo gli sfuggiva e allora riprendeva la sua marcia silenziosa e senza meta. Aspettava l'inesorabile arrivo di un qualche evento, evento che non sapeva né descrivere e neppure immaginare. Si può aspettare qualcosa che non si conosce? Sapeva solo che sarebbe stato quello decisivo, quello che finalmente avrebbe smosso le cose, come una folata di vento, che se arriva lenta e taciturna, si trasforma in un'agognata brezza rinfrescante nel pieno dell'estate, ma che se se sopraggiunge con la forza di un ciclone spazza via qualsiasi cosa. Così attendeva nella stanza, come un bambino che aspetta il ritorno della sua mamma e che trema per essere stato lasciato da solo nella casa (così grande agli occhi di un bambino), sobbalzando ad ogni singolo scricchiolio. Prese a fumare la pipa, ma neanche in questo modo poté calmarsi. Allora andò fuori sul balcone a prendere una boccata d'aria e fu lì che lo vide. L'evento era arrivato.

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