"... che non eri mica stanco,
che nessuno mai è pronto
quando c'è da andare via."
(Luciano Ligabue, Lettera a G)
A Kayla Lily Black, in quindici anni di vita da pura Serpeverde, era capitato pochissime volte di pentirsi di una scelta. Primo, perché in quanto appartenente alla casa di Salazar, aveva sempre adoperato la furbizia, l'astuzia e la capacità di adoperare qualsiasi mezzo possibile per raggiungere i suoi obbiettivi. Per questo, difficilmente era rimasta delusa, e sicuramente mai si era sentita come in quel momento.
Nell'ultima settimana, aveva scoperto cosa volesse dire pentirsi. Si pentì di non riuscire a dire a Fred, il ragazzo che amava, quanto in realtà lo amasse, si pentì di saper dimostrare di avere un cuore solo in situazioni di estremo pericolo, si pentì di essere così simile a suo padre e a tutti i Black in questo, e, in mezzo al corridoio che conduceva allo studio di Silente, si pentì di non aver dato ascolto a suo fratello Harry.
La scena che le si parò davanti, fu una cosa ai limiti dell'assurdo: mai aveva visto Robert con un'espressione del genere dipinta in viso. Camminava a pochi millimetri dal muro di pietra, e Kayla sentì chiaro e forte l'impulso di correre verso di lui per aiutarlo a stare in piedi, per aiutarlo a rimanere intero, il che era paradossale, visto che Robert era almeno quindici centimetri e dieci chili in vantaggio rispetto a Kayla. Più si avvicinavano, più lei si rendeva conto che mai, mai nella vita avrebbe pensato di vederlo ridotto in quel modo. Harry, invece, si fissava le scarpe e, come suo solito in situazioni difficili, non tradiva emozioni. Era solo sporco di terra e di sangue.
Le era chiaro, ancora da prima di vederli, che qualcosa di grave era successo. Le era chiaro dall'aria tesa che si respirava, dal silenzio insolito che avvolgeva il castello, dagli uccellini che non avevano cantato. Le era chiaro, e ora, davanti ai suoi fratelli, quella chiarezza le chiuse lo stomaco.
In quel momento, vedendo parte della sua famiglia ridotta in quello stato, Kayla si pentì di non aver dato ascolto a Harry solo qualche ora prima.
Qualcuno è in pericolo, Kayla, io l'ho visto.
Smettila, Harry. Vedi solo ciò che lui vuole che veda.
"Avrei dovuto darti ascolto." Disse, quando ormai la distanza tra loro era ridotta a pochi metri.
"Avresti decisamente dovuto." Rispose Harry, tradendo un tono di voce tremante che non gli apparteneva affatto.Dodici ore prima.
"Ne sei davvero convinta?" Harry sembrava davvero furioso.
"Sì." Affermò lei. Era la prima volta, da settimane, in cui riuscivano a parlare faccia a faccia. "Non posso dirti come o perché, ma ho avuto modo di fare ricerche più approfondite sull'Occlumanzia, la Legilmanzia e chi è in grado di padroneggiarla. Questa ... questa connessione tra te e lui, insomma, non ..."
"Voldemort!" esclamò lui, alzandosi. Il tramonto illuminava il Lago; la pelle candida di Kayla avrebbe sfruttato naturalmente quella luce come aveva sempre fatto, ma era talmente stanca e triste, negli ultimi giorni, da sembrare semplicemente di marmo. "Per Merlino, Kayla, chiamalo per nome!"
Kayla non si alterò: sembrava non aver assolutamente notato quanto Harry fosse emotivamente provato. Fece un respiro profondo. "Questa connessione tra te e Voldemort, Harry, non è del tutto normale. Non ho mai letto di una cosa del genere. Te lo giuro, Harry, è ai limiti dell'assurdo, e credo che lui la stia sfruttando a suo favore."
Harry scosse la testa. "Non mi interessano le tue ricerche in qualche reparto nascosto della biblioteca della scuola, Kayla, diamine, ti sto chiedendo aiuto e in questo momento non ho tempo per ascoltare quanti conti non ti tornano."
Di nuovo, Kayla sembrò assolutamente indifferente all'improvvisa cattiveria del fratello. Si alzò e si parò davanti a lui. "Hai detto di aver visto che ha preso qualcuno. Chi hai visto? Chi ha preso?"
Harry scosse la testa. "Non lo so."
"Stai mentendo, Harry. So bene quando menti." Contestò, incrociando le braccia.
"E allora saprai anche perché mento."
"Tu e Robert dovete smetterla, okay, dovete smetterla con questa idea di dovermi proteggere ad ogni costo, cazzo, sono una persona che sa tener testa ai problemi della vita! Tu, lui, i gemelli e quei due stronzi! Cosa ho scritto in fronte, per Salazar, si può sapere?"
"Quei due stronzi chi?"
Kayla gonfiò il petto. "Nessuno."
"Io ti starò anche mentendo, ma tu stai nascondendo qualcosa di davvero grosso."
"E tu stai evitando l'ipotesi che Voldemort ti stia semplicemente usando come burattino. Chi è messo peggio?"
Harry si passò una mano nei capelli. "Vuoi aiutarmi o no?"
"No!"
"Va bene!" rispose, girando sui tacchi e andandosene.
Kayla, facendo una smorfia che tradiva rabbia, tirò un sasso nel Lago. "Vaffanculo." Disse.
"Ti ho sentita!" gridò Harry, ormai lontano.
"Bene, Harry, vaffanculo!" disse, più forte.
Harry non rispose, sentendo chiaramente Robert, avvolto nel Mantello nell'Invisibilità, camminargli accanto.
"Perché non le hai detto che è papà?"
"Perché reagirebbe anche peggio di te."
STAI LEGGENDO
Ti amo più di ieri e meno di domani
Romance(in originale su efp) "Perché ogni volta che c'è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?" Martha accennò un sorriso. "Perché ogni volta che io e te facciamo figli c'è in giro Lord Voldemort, Sirius?" Remus trattenne una risata. "Ed è...