Giunto ad Hogwarts, Lux, insieme agli altri studenti del primo anno, fu sottoposto ad un monologo introduttivo della professoressa McGranitt sulle quattro casate e su Hogwarts in generale. Dopo ciò, si diressero tutti verso la sala comune per la cerimonia di smistamento. Tutti i neo-studenti erano tesi, ansiosi, lo smistamento è una specie di battesimo per loro, la scelta della casata avrà un impatto non indifferente sulla loro vita, personalità e carriera. Erano tutti tesi. Tutti tranne Lux e Sollerte. Dopo poco meno di una decina di smistamenti, arrivò il turno di Sollerte. Il cappello rimase subito colpito dalla sua personalità. Vide la sua intelligenza, la sua voglia di fare del bene e di cambiare il mondo. Vedeva dentro di lui. Vedeva dentro di lui la volontà di mettersi alla prova, di essere d'esempio per gli altri. Vedeva anche la sua lealtà e la sua fedeltà per gli amici stretti. Vedeva il coraggio. Il coraggio non come assenza di paura. Il suo era un coraggio per lottare. Lottare per un ideale. Lottare per cambiare. Dopo una lunga attesa, arrivò la risposta. Arrivò la risposta da parte del cappello: "Corvonero!". Sollerte era appena diventato l'unico Corvonero della sua famiglia, di tradizione Serpeverde. Sollerte era contento. Sollerte era contento del riconoscimento da parte del cappello della sua volontà di cambiare. Venire smistato in Serpeverde per Sollerte significava avere avuto un giudizio negativo sul suo ideale. E questo lo avrebbe fatto a pezzi. Sollerte venendo smistato in Corvonero ottenne un riconoscimento della sua spiccata intelligenza, e questo gli diede una forza d'animo inimmaginabile. Ora sapeva che valeva la pena lottare per il suo ideale. Ora sapeva che non era sbagliato cambiare il mondo. Ora sapeva. Ora sapeva che aveva ragione. Ora sapeva che i suoi pensieri avevano un senso e un significato anche per gli altri. Il cappello parlante aveva appena donato a Sollerte l'autostima. L'autostima che gli era sempre mancata. Ogni cosa che faceva da piccolo era sempre perfetta, anche quando non lo era. L'assenza di giudizi negativi plasmarono in lui una insicurezza insormontabile. Insormontabile fino ad ora. Sollerte ora comprendeva giusto e sbagliato con la massima lucidità. Questo flusso di pensieri che Sollerte ebbe mentre si dirigeva al tavolo dei Corvonero, venne surclassato da un interrogativo. Venne surclassato dall'interrogativo che più gli premeva in quel preciso momento. Dove verrà smistato Lux? Il suo turno ancora non era arrivato. Non ancora. Sollerte attese. Attese. Attese. Lux non veniva ancora chiamato. Finché non rimase solo lui. Lux fu chiamato per ultimo. Lux si diresse verso il cappello con aria impassibile. Non era percettibile la benché minima emozione sul suo volto. Freddo. Freddo come il ghiaccio. Lux sapeva bene in quale casa sarebbe finito. Lux già sapeva. Già sapeva...
Appena il cappello gli venne appoggiato sulla testa, si irrigidì: il cappello sembrava fosse stato pietrificato. Il cappello non poteva però sottrarsi al giudizio. Il cappello, che se fosse stato umano si sarebbe potuto dire che stava piangendo, disse, quasi singhiozzando: "SERPEVERDE!". E si disintegrò in un mucchietto di polvere. Un mucchietto di polvere forse casuale. Forse no. Forse.
Si disintegrò in una forma che la Cooman seppe interpretare. Seppe interpretare con suo grandissimo stupore. Stupore che era ormai diventato collettivo. Gli studenti erano rimasti esterrefatti alla morte del cappello parlante. Erano spaventati da Lux. Spaventati. Lux era l'unico che in quella sala accennò un sorriso. Accennò un sorriso allo smistamento in Serpeverde. Poiché ebbe la conferma del suo destino. Ebbe la conferma che era destinato alla grandezza. Una grandezza che da quel momento in poi Lux si aspettava che venisse ostacolata. Ostacolata da tutti. Era per Lux iniziata la lotta. La lotta per cambiare. La lotta per la giustizia. La lotta per rendere onore a suo padre. La lotta per la conoscenza. La lotta per un mondo migliore. Ma quello che non sapeva, o quantomeno non gli importava è che il cappello aveva visto tutto questo. Aveva visto cosa voleva fare. Aveva visto come lo voleva fare. Lux si diresse verso il tavolo dei Serpeverde, che si compattarono tutti per mantenere una certa distanza da lui. A quel punto, il preside della scuola, Aberforth Silente, diede inizio al banchetto e, preoccupato per quello che era appena successo, discusse dell'accaduto con i professori. La professoressa Cooman sembrava che fosse rimasta shockata da quello che aveva visto. Era shockata dalla paura... dalla paura del cappello, il quale, disintegrandosi, esortava l'uccisione di Lux. Esortava l'immediata uccisione di Lux.
Una volta finito il banchetto, gli studenti furono condotti nei propri dormitori dai loro prefetti e gli studenti del primo anno appresero dunque la parola d'ordine. Per i Serpeverde era "divinae presentiatae". A Lux venne disposto un dormitorio tutto per lui, nessuno osava stargli vicino. Nessuno osava. Nessuno. Lux poté in questo modo crearsi un ambiente per lui più stimolante. Rese il suo dormitorio il più simile possibile all'eterno buio in cui era nato. E creò due angoli di studio, uno simile all'appartamento londinese e l'altro simile alla sua sistemazione da Nicolas Flamel. Inoltre dormendo solo, non doveva nemmeno preoccuparsi delle uscite di nascosto durante la notte dal dormitorio. Non doveva rendere nessuno complice di qualcosa. Era lui e basta. Solo contro tutti. Ma a Lux andava bene così. A Lux non interessava il contatto con gli altri. Non in quel momento. Non ad Hogwarts. Lux lì doveva stare solo. Ogni persona, ogni animale, ogni movimento, ogni rumore, era una distrazione. Una distrazione che non si poteva permettere. Lux doveva portare a termine un compito. Un compito che nemmeno lui sa di avere. Sa solo che deve fare qualcosa. Deve. Deve fare. Deve cambiare il mondo. Per farlo, Lux deve innanzitutto istruirsi. Deve istruirsi nella sezione proibita. Deve diventare animagus. E riprese in maniera molto più intensa i pensieri del treno.
Sollerte invece se la passava diversamente, fu accolto in Corvonero con entusiasmo, tutti volevano stare nel dormitorio con lui, tutti volevano diventare amici suoi. Tutti. Tutti lo desideravano. Diventare suo amico significava stare apposto socialmente. Significava avere un posto nella gerarchia sociale. Sollerte conosceva questo tipo di persone; la loro voglia di stringere amicizia con lui non era certo senza secondi fini ma era comunque differente dalla cerchia ristretta in cui era vissuto. Qui si trattava di sopravvivenza non di convenienza. Non c'era ipocrisia. Non c'era neanche la consapevolezza dei propri comportamenti. C'era solo un disperato bisogno. Un disperato bisogno di estraniarsi dal terrore in cui erano immersi loro e le loro famiglie. Sollerte non era di certo l'unico di buona famiglia all'interno dei Corvonero ma era senza dubbio quello più altolocato. La sua popolarità gli dava sia ribrezzo sia gioia. Odiava il fatto di essere popolare per quello che aveva. Odiava il fatto di essere un simbolo. Tuttavia, la sua popolarità poteva essere un elemento fondamentale per convincere le persone a cambiare questo mondo. A renderlo un posto migliore. La sua popolarità poteva trasformarla in autorità. E quell'autorità era esattamente quello che voleva. Quello che voleva per combattere. Per far combattere. Per combattere il terrore. Per far combattere contro il terrore... Sollerte aveva la predisposizione del leader. Sollerte sapeva che avrebbe comunque dovuto lavorare anni sulla sua immagine, avrebbe dovuto concentrarsi al massimo negli studi, e, successivamente, diventare prefetto. Per Sollerte, era già iniziato il suo percorso e il suo destino. Chiaro e limpido nella sua mente.
Lux invece, benché sapesse di essere destinato alla grandezza, aveva comunque numerosi interrogativi, il suo percorso non gli era affatto chiaro, gli appariva nella sua mente solo l'obbiettivo più vicino, passo dopo passo. Gli appariva solo l'obiettivo più vicino e l'obiettivo più lontano. L'inizio e la fine. Quello che bastava. Quello che bastava per capire che ne valeva la pena. Quello che bastava per capire che in mezzo potevano anche esserci atroci sofferenze ma l'obbiettivo finale poteva richiedere qualsiasi sacrificio. Arrivò la notte. Arrivò la notte e Lux non aveva tempo da perdere. Non poteva certo andare in biblioteca ma doveva perlustrare il castello. Doveva avere la piena consapevolezza di dove si trovasse. Non si preoccupava delle ronde, Lux non aveva nessuna luce con sé. Lux era nato nell'oscurità. Lux vedeva più cose nel buio che nella luce. Lux al buio vedeva. Vedeva e scriveva. Lux disegnò una prima bozza di mappatura del castello. Dopo qualche ora di perlustrazione, tornò nel suo dormitorio. Tornò nel suo dormitorio ma non per dormire. Tornò per studiare la mappa che aveva appena disegnato. Dopodiché, andò a dormire. Sollerte invece rimase tutta la notte nel suo dormitorio. Nel suo letto. Ma anche lui non dormì. Non poteva dormire. Non poteva dormire proprio ora che c'era silenzio. C'era silenzio. C'era IL silenzio. Il silenzio che tanto aspettava Sollerte. Il silenzio che eguaglia tutti. Siamo tutti uguali di fronte al silenzio. Tutto decade. Il silenzio non discrimina, non sa chi sei e non sa cos'hai. E Sollerte, in questo silenzio, iniziò a guardarsi allo specchio. Iniziò a pensare su quello che era. Se meritava di essere lui il leader di un movimento destinato a cambiare il mondo. Dopo svariate riflessioni, infine, si addormentò.
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Harry Potter e la nuova luce
FanfictionUn nuovo capitolo della saga di Harry Potter, Questa volta non sarà una battaglia tra bene e male ma qualcosa di molto più temibile, sarà una battaglia tra beni diversi, i grandi maghi sono morti tutti ma il retaggio di alcuni di loro vive ancora e...