Le lezioni

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Le lezioni per Lux non erano altro che una perdita di tempo, la potenza della magia che si apprendeva al primo anno era ridicola per lui. Lanciò perfettamente "lumos" al primo tentativo, preparò con una perfezione estrema la sua prima pozione. La scopa gli salì in mano senza nemmeno che dicesse "su!". La sua bacchetta lo aiutava. La sua bacchetta lo aiutava ma il suo talento era comunque innegabile. I professori erano sorpresi e preoccupati, molti lo vedevano come un prodigio, un mago brillante, altri vedevano in lui il nuovo candidato alla magia oscura. Lux venne trattato come uno studente speciale, i professori volevano stargli il più vicino possibile per impedire che commettesse gli errori di Tom Riddle. Lux era visto sia come il futuro Voldemort sia come il futuro Albus Silente. Tutti concordavano sulla sua innegabile grandezza. E tutti si sforzavano a mostrargli quanto la magia oscura fosse deleteria e corruttrice. Designarono, dentro la mente di Lux, la magia oscura come il male supremo. Ma ignoravano il fatto che la magia oscura per Lux era già dal principio, il male assoluto. Il destino di Lux venne ancor di più accentuato dagli accorgimenti dei professori. Lux doveva curare il mondo dalla magia oscura. E se ne convinse più che mai. Lux era troppo buono. Troppo. Era talmente buono da risultare cattivo. Forse Lux non era né buono né cattivo. Lux era. Era troppo. Troppo forte. Troppo potente. Lux suscitava paura solo dal nome. Il nome. Ci furono fin da subito numerosissime indagini sul suo passato. Sul suo nome. Sul suo terrificante nome. Un nome che distrugge la speranza. Un nome che ti conduce nelle tenebre più profonde.
Lux sfruttò questa sua condizione privilegiata con i professori per apprendere prima dei tempi quante più informazioni possibili. Ma non chiese mai a nessuno di loro direttive su come diventare animagus. Lux apprese molte cose. Lux apprese. Lux apprese anche come creare incantesimi. E non tardò a mettere in pratica gli insegnamenti. Creò un incantesimo che gli conferisse definitivamente l'aura di terrore che gli avevano associato. Fece diventare un incantesimo il nome stesso. Il suo nome. Il none che sradica via la luce. Da quel momento in poi chiunque avesse pronunciato il nome Lux Extulit, avrebbe reso l'intero spazio da lui percepibile buio. Tutta la luce spariva istantaneamente. Se si pronunciasse di giorno sotto al sole si rischierebbe di morire per la potenza necessaria alla realizzazione. Fu così che ben presto, Lux, divenne "Tu-sai-chi". Nessuno osava più pronunciare il suo nome. Nemmeno se si trovava già nel buio più totale. Lux creò una tale immagine di terrore intorno a sé da far paura anche ai morti. Anche ai fantasmi. E questo, dopo nemmeno un mese di scuola. Molti professori erano volenterosi di scoprire quale fosse il patronus di Lux. Tuttavia era troppo presto per lui. Per quanto Lux potesse essere potente, non poteva sottrarsi ai minimi tempi necessari per far maturare dentro di lui la magia e di passare a incantesimi di una certa complessità.
A Lux comunque servivano degli amici. Servivano degli amici per apprendere le dicerie su Hogwarts. Forse non gli servivano amici. Forse gli serviva un amico soltanto. Le leggende e i miti delle sale di Hogwarts e di quello che contenevano potevano rivelarsi molto utili a Lux. Non tutto stava scritto sui libri. Lux chiese quindi a Sollerte di stipulare una sorta di raccolta di miti e leggende di Hogwarts e di consegnarglielo appena aveva compiuto il lavoro. In cambio, Lux gli diede delle ripetizioni di pozioni.
Il tempo ad Hogwarts scorreva piano ma ben presto arrivarono le vacanze di Natale, durante le quali Lux e Sollerte rimasero ad Hogwarts. Un clima molto più silenzioso giovava ad entrambi, e Lux, in questo periodo, ebbe modo di dedicarsi alla prima parte della raccolta di Sollerte. Venne quindi a conoscenza della presenza della pietra della resurrezione nella foresta. Ecco palesarsi nella sua mente il suo più prossimo obbiettivo: trovare la pietra. Ma come fare? Lux non poteva certo muoversi liberamente, i professori lo tenevano quasi sempre d'occhio. Così decise di delegare la ricerca della pietra alla sua bacchetta. Non fu facile convincerla, Lux poteva risultare molto più vulnerabile senza di essa e un mago come lui non deve permettersi rischi superflui. Ma non era questo il caso. Lux necessitava della pietra. Lux doveva sapere ancora molte cose. Lux grazie alla pietra poteva entrare in diretto contatto con la magia e la conoscenza del passato. Lux attese. Attese. Attese molte notti. E ogni volta che la bacchetta se ne andava era come se se ne andasse anche una parte di Lux. C'era una sofferenza condivisa. Una sofferenza che fu ricompensata: dopo quasi un mese, la bacchetta riuscì a trovare la pietra e a portarla dal suo padrone. Ritiratosi nel suo dormitorio, ecco che iniziarono le vere lezioni. Le lezioni che gli interessavano. Lux riportò in vita per primo suo padre: era curioso del suo giudizio e dei suoi consigli. Gellert era stato il più potente mago oscuro della sua epoca, la magia scorreva in lui come in nessun altro. Gellert era l'uomo che poteva guidare Lux alla gloria. Lux chiese innanzitutto a suo padre di raccontargli la storia della sua famiglia. Passarono molte notti insieme. Finché Grindelwald dovette tornare nel regno dei morti. Lux allora riportò in vita Tom Riddle, Voldemort, per conoscere l'assassino di suo padre. Per vedere in faccia il mago oscuro più pericoloso di sempre. Per vedere in faccia il male. Lux in parte era anche figlio della sua magia. Con Voldemort ebbe brevi colloqui, giusto per avere le informazioni che voleva. Lux apprese anche come volare senza necessitare della scopa, ed ebbe miglioramenti sul serpentese. Dopo Voldemort, Lux riportò in vita Salazar Serpeverde, l'uomo che poteva indicare a Lux i luoghi di Hogwarts ancora inesplorati e custodi di conoscenze e reliquie ormai sconosciute. Lux era Serpeverde. Lux era rettilofono. Lux aveva tutte le carte in regola per essere il degno erede di Salazar Serpeverde. Lux era in grado di sostenere la conoscenza perduta. Lux era destinato. Era destinato a quello. Era destinato ad essere il più potente mago mai esistito. E Salazar era fondamentale. Parlando con lui, Lux apprese informazioni su Hogwarts che nessuno ormai possedeva né aveva mai posseduto. Lux apprese i segreti della camera. I segreti della camera dei segreti. Il basilisco non era un mostro. Non era un'arma. Il basilisco era un guardiano. Era il guardiano della sala che si celava oltre la sua tana. Attraversando il passaggio in cui risiedeva il basilisco, si giungeva ad un'enorme porta. Una porta che un semplice rettilofono non poteva aprire. Solo Salazar poteva. Solo Salazar e chiunque avesse saputo il suo segreto. Lux lo sapeva. Lux riuscì con un grandissimo sforzo ad aprire quella porta. Con grandissimo sforzo suo, e della sua bacchetta. Sforzo che venne ricompensato. Oltre quella porta. Oltre quella porta si giungeva alla sala. Alla sala più oscura e più intrisa di magia del mondo. Si giungeva alla sala della morte. In questa sala era possibile entrare in diretto contatto con la morte, era possibile compiere rituali altrimenti impossibili. Era possibile ogni cosa. Era possibile l'eternità. In quella sala c'era una reliquia della morte. Una delle sette reliquie della morte.

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