Lo stesso stato d'animo del giorno in cui ho fatto la colonscopia, lo stesso batticuore di quando mi fermò la polizia inglese sotto casa del pusher, la stessa disperazione del giorno in cui al Comicon dimenticai di prendere il certificato d'originalità del disegno di Miller, per cui avevo fatto ore di fila. Tuttavia, se adesso facessi dietro-front, quei piranha travestiti da esseri umani, che ora mi vorticano intorno, dovrei affrontarli nei giorni a venire. Dovrei comunque render loro conto del mio fallimento, della ragione per la quale dopo aver tanto combattuto per fuggire da qui, sono tornato indietro con un bagaglio di sogni infranti. Meglio subito e in un colpo solo: di certo non mancherà nessuno questa sera alla festa.
«Oddio, Giacomo!» strepita una voce femminile.
«Giacomo chi?» domanda un uomo.
«Giacomo! Il figlio di Felicetta, eddai!»
Sussulto e le palpebre mi ballano davanti agli occhi. Ho il terrore di scoprire chi sia stata la prima persona ad avermi identificato.
Degli artigli mi si conficcano in una scapola e mi costringono a voltarmi.
«Giacomo, sei proprio tu? Quanto ti sei fatto bello, oh, mamma santa!»
Questa donna con la faccia incartapecorita, mi agguanta le spalle e mi scuote come se fossi una bottiglia di succo di frutta. Mi stringe a sé e mi bacia. Poi mi strizza le guance e come in un dejà vu vedo la sua identità: Clara, la parrucchiera storica del paese, la prima ad avermi tagliato i capelli quand'ero bambino. Quella da cui avevo il terrore di andare, sicuro che a suon di pizzicotti mi avrebbe strappato via la carne dal volto prima o poi.
«Giacomo, mi riconosci?»
«Eh, certo e chi si scorda? Claretta, non sei cambiata per niente, davvero!»
Lei si ringalluzzisce e si tocca i capelli mentre, alle sue spalle, il marito sbuccia una nocciolina che ha sfilato dal cartoccio rosso che tiene sotto il braccio.
«Che ti è successo? Come mai sei tornato? Mi hanno detto che la galleria d'arte non ti è andata bene e che hai pure avuto grossi problemi di salute. È vero? Io lo sai che non vado appresso a quello che dice la gente, non mi interessa proprio. Sono una che pensa agli affari suoi, ma quando ho saputo che ti sei ammalato, mamma mia, ho sofferto tanto. Tutte le sere ho pregato per te, al rosario di maggio ti pensavo sempre mentre scorrevo la corona e ho chiesto pure alla Madonna di farti la grazia.»
Il marito rumina e prende altre noccioline dal cartoccio. Mi guarda un momento e riprende a sbucciare, lasciando cadere i frammenti dei gusci per terra.
«Non è andata così, Clara. La galleria stava andando bene, stavo iniziando a farmi un nome e a guadagnare bei soldi con la vendita delle opere, ma non bastavano a pagare l'affitto e a mantenermi, non ancora... Poi all'improvviso, mi è saltata fuori un'intolleranza al grano. Dermatiti, problemi respiratori... Ho dovuto smettere di fare il pizzaiolo per evitare il contatto con le farine e purtroppo non sono riuscito a trovare subito un altro lavoro. Avrei dovuto cambiare settore perché i medici mi hanno sconsigliato tutto il campo della ristorazione, ma così senza esperienza, sai... Be', niente, eccomi qua. Ma nulla di serio, sto bene. Adesso mi appoggio un po' dai miei, il tempo di riorganizzarmi e...»
«Aaah» fa lei, allungando così tanto quella 'a' che mi chiedo se non si sia inceppato qualcosa nell'area del suo cervello deputata all'elaborazione del linguaggio. I suoi occhi non sono nemmeno più su di me, ma sono virati in altra direzione e fissano un punto in lontananza.
«Gennaro!», fa quando si sblocca. Afferra un braccio al marito e gli fa scappare di mano una nocciolina. «Guarda là, c'è Giuditta con la figlia. Sta senza il marito. Vuoi vedere che si sono separati per davvero? Dai, dai, andiamo a salutarla.»
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Il farabutto - Gran pasticcio a Villagaia
Ficción GeneralDopo aver perso l'impiego con cui si manteneva Londra, Giacomo torna a vivere con i genitori a Villagaia, un piccolo borgo del centro Italia. Il suo rientro coincide con la festa patronale di Sant'Ignazio, occasione in cui ha un anticipo doloroso d...