Temporale

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Un fulmine si abbatté poco lontano dalla villa di Varykino e Padmè Amidala scattò a sedere sul letto. Il cuore le martellava nel petto, mentre si guardava freneticamente intorno nella stanza immersa nell'oscurità. Fuori dalla finestra imperversava il temporale, forti raffiche di vento e pioggia che sferzavano la campagna di Naboo. Padmè fece dei respiri profondi e cercò di calmarsi.

La sua paura era irrazionale. Era solo un banale temporale, con niente di diverso dalle migliaia di temporali che aveva visto in tutta la sua vita. Forse la strana angoscia che le si accumulava nel petto dipendeva dal fatto che era sola, in quell'enorme casa vuota. Anakin avrebbe dovuto raggiungerla il giorno dopo, di ritorno da una campagna nell'orlo esterno.

Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi sul proprio respiro accelerato. Desiderava tanto che Anakin fosse lì con lei in quel momento, che la abbracciasse e la tenesse stretta mentre la pioggia ticchettava sui vetri...

"Padmè?"

La voce la fece sussultare di sorpresa, mentre i suoi occhi si posavano sulla sagoma scura di una persona che si stagliava contro la finestra socchiusa. Anni di addestramento di autodifesa con le sue ancelle presero il sopravvento e Padmè infilò la mano sotto al cuscino, estrasse il blaster che vi teneva sempre quando dormiva sola, lo puntò verso l'incursore e premette il grilletto.

L'uomo emise un'esclamazione di sorpresa, poi si udì il sibilo di una spada laser che veniva attivata e bloccava con facilità il colpo. Il bagliore azzurro della lama illuminò la stanza e Padmè riconobbe il viso sorpreso e preoccupato di Anakin.

Lasciò cadere il blaster e gli si lanciò addosso, emettendo un urletto incredulo. Anakin spense la spada facendo ripiombare la stanza nell'oscurità e la afferrò tra la braccia. "Anakin! Scusami! Non ti ho sentito entrare e pensavo fossi un malintenzionato..." Balbettò Padmè, affondandogli il viso nella spalla. Era completamente fradicio, notò, come se avesse corso per ore sotto la pioggia, e tutto considerato forse l'aveva fatto.

Anakin ridacchiò sommessamente. "Volevo fare una sorpresa a mia moglie. Certo, non mi aspettavo che la sua reazione sarebbe stata quella di scambiarmi per un rapinatore e fulminarmi con un colpo di blaser."

"Avresti potuto usare la porta d'ingresso." Puntualizzò Padmè, facendo un passo indietro per guardarlo meglio. Aveva i capelli bagnati appiccati alle tempie e piccole gocce d'acqua gli cadevano ad intervalli regolari sulla fronte. La luce della luna creava un gioco di luci ed ombre sul suo viso, ma nemmeno l'oscurità riusciva a celare il blu intenso dei suoi occhi. Un largo sorriso gli illuminava tutto il viso, facendo quasi scomparire la cicatrice che gli attraversava l'occhio destro.

"Romeo ha mai bussato alla porta di Giulietta?" Chiese Anakin, alzando un sopracciglio.

Padmè cercò di trattenere un sorriso e fallì miseramente. Era ancora il suo Anakin, stanco e fradicio, ma era ancora lui. "Questo perché la famiglia di Giulietta l'avrebbe ucciso."

"Sabè con un blaster mi sembra un avversario altrettanto terrificante." Ribatté Anakin, sfilandosi il mantello e facendo per appoggiarlo sul letto. Padmè lo fulminò con lo sguardo e gli afferrò il polso.

"Non avrai intenzione di appoggiare quell'affare lurido sul mio letto, vero?" Esclamò. "Vai a farti una doccia calda, Anakin."

Anakin raddrizzò le spalle e si appoggiò il mantello sul braccio. "Be', prima volevo raccontarti delle cose, Ahsoka-"

"Muoviti." Gli intimò Padmè prendendolo per le spalle e spingendolo verso la porta del bagno. Anakin non oppose resistenza, ma la fissò con uno sguardo oltraggiato. "Sono appena arrivato e già non vedi l'ora di liberarti di me?"

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