Mattine

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La luce del sole filtrava tra le persiane abbassate quando Padmè si svegliò e si stiracchiò. Allungò una mano al suo fianco e sorrise tra sé quando le sue dita incontrarono i capelli soffici di Anakin. Dormiva ancora come un sasso a pancia in giù, con il viso seppellito nel cuscino. La sera prima era tornato a casa dall'ennesima battaglia nell'Orlo Esterno, stanco morto, ma sorridente e felice di rivederla. Non avevano avuto tempo per parlare nei dettagli di quanto tempo sarebbe rimasto e Padmè sentiva già l'ansia di una sua immediata partenza divorarle lo stomaco. Non avrebbero sprecato la giornata a letto a dormire.

"Anakin." Lo chiamò, scrollandolo per un braccio. Anakin emise un verso indecifrabile. "Dai, svegliati."

"Perché?" Borbottò Anakin.

"Perché è tardi."

"Ma è il weekend!" protestò Anakin.

"Non mi importa. Ho del lavoro da fare."

Anakin si voltò sulla schiena e la fissò attraverso occhi semichiusi. "Lavori troppo."

"Non voglio sprecare tutta la giornata a dormire." Perché ora sei qui, ma domani potresti non esserci più. O tra due ore. In questo istante, magari. Voglio passare con te più tempo possibile prima che tu ritorni a combattere. Padmè tenne per sé i suoi pensieri, ma non era del tutto sicura che Anakin non li avesse indovinati comunque, dato il modo in cui aggrottò le sopracciglia.

"Allora facciamo qualcos'altro. Ma non lavorare."

Padmè sospirò. "D'accordo."

Anakin chiuse gli occhi e rimasero in silenzio per qualche secondo. Padmè lo scrollò di nuovo sospettosamente. "Anakin!"

"Sono sveglio, sono sveglio." Rispose Anakin sbattendo le palpebre.

Padmè scosse la testa. Era ironico il fatto che lei, sempre sveglia all'alba e piena di energia, avesse sposato un uomo che poteva rimanere a letto l'intera giornata.

"Vuoi la colazione?" Chiese dolcemente, allungando una mano ed accarezzandogli i capelli.

Anakin emise un verso di piacere che le ricordò un gatto che fa le fusa. "Kriff, sì."

"Anakin, non imprecare!" Ribattè Padmè dandogli un colpetto affettuoso sul braccio. "Non mi importa se passi tutto il tuo tempo sul campo di battaglia a sentire certe cose. Giuro che non hai mai imprecato-"

Si interruppe perché Anakin stava ridacchiando sommessamente. "Ti ricordi quella volta che hai fatto cadere il vaso di fiori alderini e hai detto-"

"Smettila."

"E' stato divertente."

"E' successo solo una volta!" Protestò Padmè.

Anakin ormai rideva apertamente. Imperdonabile. "La verità è che non vuoi ammettere di essere molto più volgare di me."

Padmè sbuffò sonoramente, poi scattò in piedi. Raccolse dal pavimento la maglietta scura che Anakin portava sotto la tunica Jedi e se la infilò. Si diresse alla finestra e azionò il pulsante che apriva le persiane. La luce del sole mattutino invase la camera da letto e Anakin gemette, mettendosi il cuscino sulla faccia.

"Te lo sei meritato." Annunciò Padmè con un sogghigno. "Adesso mettiti dei vestiti addosso e raggiungimi in cucina."

Padmè stava versando il caffè quando Anakin entrò in cucina con indosso solo i pantaloni neri della tunica. Aveva i capelli spettinati e l'espressione adorabilmente irritata di uno che è stato buttato giù dal letto alle 7 di mattina nel suo giorno libero.

"Ho voglia di patatine fritte." Annunciò.

Padmè alzò un sopracciglio. "Alle sette di mattina? Assolutamente no. Devi mangiare più sano, Anakin."

Anakin mise il broncio. "Sempre così razionale."

"Be', uno di noi due lo deve essere."

Anakin alzò le mani in segno di resa. "Sono sveglio da dieci minuti e questa è già la seconda."

Padmè alzò gli occhi al cielo. "Metti in tavola i biscotti, io devo andare a controllare una cosa."

Padmè si diresse verso la veranda dove la sera prima aveva lasciato un datapad. Voleva controllare l'andamento dei mercati, perché sospettava che la federazione dei mercanti avesse appoggiato la campagna di ristrutturazione dell'ospedale di Coruscant solo per vedere la loro azienda edile decollare in borsa, ma il suono insistente di un bip la fece bloccare in mezzo alla sala. Il com-link di Anakin.

No, non di nuovo. Non poteva essere un'altra missione, non così presto. Avevano avuto solo una sera e qualche minuto al mattino. Non poteva perderlo di nuovo così, subito. Dentro di lei Padmè sapeva che avrebbe dovuto farlo. Afferrò la spalliera del divano e la strinse fino a che le nocche non gli diventarono bianche. Anakin era troppo importante per la galassia, era uno dei più strenui difensori della Repubblica e non poteva permettersi di essere egoista e trattenerlo con lei. Doveva lasciarlo andare. A rischiare la vita sul campo di battaglia senza garanzie che sarebbe ritornato da lei tutto intero, con la possibilità di non rivederlo mai più...

"Padmè?"

Padmè sobbalzò e chiuse gli occhi. Anakin l'aveva raggiunta senza che lei se ne accorgesse, probabilmente percependo il suo turbamento con i suoi sensi da jedi. Non si voltò, incapace di guardare il viso desolato di suo marito che le annunciava di dover partire per l'Orlo Esterno.

Sentì le sue braccia circondarla e le sue mani, una di carne e pelle, l'altra metallica, che si appoggiavano sulle sue e lentamente le convincevano a rilassarsi. "Stai bene?"

"Chi era al com?" Chiese Padmè con voce tirata.

"Ahsoka." Rispose Anakin. "Voleva allenarsi con me oggi."

Padmè si irrigidì. "A che ora vai?"

Anakin sembrò sorpreso e le prese delicatamente le spalle facendola voltare verso di lui. "Non vado da nessuna parte. Le ho detto di andare a chiedere ad Obi-Wan. Siamo su Coruscant tutta la settimana, mi allenerò con lei un altro giorno."

Padmè aggrottò le sopracciglia. "Ma Ani, è la tua padawan-"

"E tu sei mia moglie." La interruppe Anakin. "E l'amore della mia vita. E la persona con cui voglio passare la giornata guardare stupidi holofilm romantici."

Padmè scoppiò a ridere ed inorridì. "Non di nuovo!" Gemette, poi si alzò sulle punte dei piedi e lo bacio lievemente sulle labbra. Anakin la tirò a sè avvolgendole un braccio intorno alla vita e le infilò una mano tra i capelli. La vicinanza improvvisa la rese immediatamente consapevole del fatto che fossero ancora mezzi svestiti e che la maglia che indossava le arrivasse a malapena a mezza coscia, ma Anakin si separò dalle sua labbra ridacchiando sommessamente.

"Cosa c'è da ridere?" Chiese Padmè confusa.

Anakin indicò con il mento la sua mano, ancora impigliata nella sua chioma scura da cui stava cercando di districarla. "I tuoi capelli sono un casino."

Padmè cercò di non pensare troppo al motivo per cui erano in quello stato e strinse gli occhi, fingendosi irritata. "La tua vita è un casino."

"Tu sei la mia vita." Rispose piano Anakin, e la sua voce bassa e onesta fece scorrere dei brividi lungo la schiena di Padme.

Rimase in silenzio per alcuni istanti per assicurarsi che la voce non le tremasse. "Sono allo stesso tempo profondamente offesa e catastroficamente innamorata di te." Lo disse in tono giocoso, ma sapeva che Anakin percepiva l'intensa devozione che provava per lui.

"Ci conto." Mormorò Anakin, abbassandosi per un altro bacio.

E queste erano le loro mattine, molto spesso colorate da un'atmosfera di scherzo e divertimento. Padmè le costudiva ardentemente nel cuore perché in quei momenti lui non era altro che il suo stupido marito e lei stessa si poteva concedere di essere stupida. Potevano bisticciare riguardo l'ora a cui svegliarsi o cosa mangiare a colazione o chi sceglieva il canale dell'holonet. Potevano essere quasi come una coppia normale e per qualche ora il resto della galassia poteva aspettare. In quei momenti c'erano solo Anakin e Padmè.


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