Emma
Non concedendomi spesso, per non dire mai, serate fuori, non sono abituata a bere alcool.
Guardo con riluttanza lo shottino di Tequila che mi porge Ilenia e mi chiedo se valga la pena berlo.
La risposta mi arriva quando poco dopo vedo una coppia del cavolo che mi limona accanto.
Scolo il bicchiere tutto d'un fiato, lo batto sul bancone e, mentre Ilenia mi guarda scioccata e sorpresa, ne ordino un altro.
Non voglio pensare a niente.
- Emma, credo che dovresti andarci piano...
- Credo che dovresti farti gli affari tuoi e lasciarmi bere.
Ilenia ride di me e mi batte sulla spalla.
- Non chiamarmi quando sarai stesa sul pavimento del bagno a vomitare.
- Ah, Ah, ma che simpatica...
Anche sotto effetto dell'alcool il mio sarcasmo funziona a dovere.
Bene, non sono del tutto partita.
Ho ancora un minimo di coscienza.
- Vado un po' a ballare, vieni?
Guardo la pista: c'è un groviglio di gente che sembra in preda ad una danza dionisiaca.
- Ho bisogno di un po' d'aria, magari dopo...
- Va bene.
Ilenia si avvia, punta un tipo e poco dopo questo le si avvinghia. Io nel frattempo riesco a malapena ad alzarmi dallo sgabello su cui sono seduta senza barcollare.
Mi dirigo fuori, uscendo da una porta al lato della sala.
L'aria fresca è un sollievo.
Sono su una specie di terrazza, il muro è scrostato, non ci sono sedie, ma la vista è da mozzare il fiato.
- Da qui si vede tutta Londra.
Sobbalzo nel sentire una voce maschile alle mie spalle.
C'è qualcosa nel tono che mi ricorda...
No, forse è l'alcool...
Non può essere...
- Flavio?
Quando mi volto rimango impietrita: capelli scuri, spalle larghe ed un sorriso sghembo che conosco fin troppo bene.
- Emma?
Il mio cuore sussulta come uno scemo. Decido di riportarlo sui binari e di mantenermi calma, di restare fredda e indifferente.
- Ci ho messo un po' a riconoscerti. Hai...Qualcosa di diverso.
I suoi occhi scuri mi scrutano con una scintilla di curiosità e desiderio.
Ho letto quell'espressione sul suo volto tante volte, abbastanza da saperla riconoscere. Mi scanzo di qualche centimetro, poggio i gomiti sul balcone e fisso le luci della città che si agitano in lontananza.
Qualcosa di diverso...
Sì, una figlia.
Mi sfugge un sorriso, ma Flavio ovviamente non ne coglie il senso.
- Tu invece sei sempre lo stesso.
Nella mia voce c'è una punta di risentimento. Lui non ribatte e continua a guardarmi come se solo ora, per la prima volta, mi vedesse davvero.
Prova a sfiorarmi la guancia, ma mi ritraggo appena in tempo.
- Come mai sei qui?
Cambio discorso.
- Avevo una settimana di ferie...
Fa spallucce.
- Sai, recuperi e cose del genere. Con i turni di notte ne accumolo parecchi. E niente... Con due colleghi abbiamo deciso di fare un viaggetto.
Rido.
- Sempre in cerca di conquiste, eh?
Sembra risentirsi di quella mia affermazione ma, ancora una volta, si rabbuia senza dire niente. Non è nella posizione per farlo.
- Non cerco nessuna in realtà.
Lo dice guardandomi fissa negli occhi, con una voce che mi graffia dentro. Mio malgrado, un brivido mi attraversa la schiena. Odio il fatto che quest'uomo sia ancora capace di suscitare in me desiderio. Odio tutto di lui. Ma il mio corpo mi dice tutt'altro.
Guardo per qualche istante di troppo la linea squadrata della sua mascella, ricoperta da un sottile strato di barba.
- Tu invece, sei qui da sola?
Capisco dove vuole andare a parare e rispondo di essere qui con Rebecca, anche se non era questa la risposta che voleva.
- Dopodomani riparto. Ho... Tante cose a cui pensare a casa.
Flavio corruga la fronte. Sembra nervoso.
- Hai... Qualcuno?
Nel dirlo si avvicina fin troppo.
- Non è affare tuo.
Cerco di spostarmi, ma il suo braccio mi trattiene.
- Emma, sono stato un idiota.
Alzo gli occhi al cielo e rido come una pazza. Rido di rabbia, di frustrazione e pure di dolore.
- Sì, hai ragione. Ora lasciami andare.
Scuote la testa, mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi mozza il respiro.
- Fl...
Provo a dire qualcosa. Ma il suo corpo aderisce al mio, mi schiaccia contro il muro della balconata e non riesco più a pensare niente che abbia un senso logico. Fa tanto caldo. Forse è l'alcool in circolo...
O almeno spero che sia così.
- Emma...
La sua voce ruvida mi si riverbera direttamente nel basso ventre. Devo andarmene prima di fare qualcosa di cui domattina potrei pentirmi.
Per fortuna squilla il telefono.
Flavio mi guarda frugare nella borsetta con una certa agitazione. Ho sempre paura che succeda qualcosa ad Olivia. Rispondo al terzo squillo: è il numero di casa.
- Mamma!
Nel sentire la vocina di mia figlia mi tingo di bordò sulle guance e mi allontano di un paio di metri. Flavio sembra quasi geloso, forse pensa che io stia parlando con un uomo.
Come se ne avesse il diritto poi... Di tornare qui e scombinare di nuovo tutto...
- Amore... Come stai? Mi manchi tanto.
- 'To bene. Nonna Ida ha fatto la pizza. Io l'ho aiutata.
Mi si stringe il cuore.
- Sono sicura che è venuta benissimo tesoro.
Lei ride.
- Sì. Ne abbiamo fatta una anche per te. Quando torni mamma?
- Presto. Tesoro... Presto. Domani ho il volo e vengo subito da te. Promesso. Ora però vai a dormire che è tardissimo.
- Buonanotte.
Mormora, mentre mia madre le dice di mettersi a letto e lavarsi i denti. Poi prende il telefono.
- Emma, tutto bene. Olivia ha giocato tantissimo. Tu come va?
- Mi sto svagando un po'.
- Brava. Ci sentiamo domani allora.
- A domani! E dai un bacio a Oli da parte mia.
Riaggancio in fretta e Flavio, anche se osserva il cielo in lontananza, sembra aver sentito qualche stralcio di conversazione.
- Allora è vero...
- Cosa?
- ti ho sentita che lo chiamavi Amore... Tesoro...
È geloso?
- Flavio, te lo ripeto: anche se fosse la cosa non ti riguarderebbe affatto.
Alza gli occhi al cielo e sbotta.
- Emma, maledico ogni giorno il momento in cui ti ho lasciata andare via. Ogni singolo cazzo di giorno!
- Non è un mio problema. Non ero io quella che passava le notti con un'altra. O forse non te lo ricordi?
Non gli parlo di Olivia. Non potrei. E comunque non si merita una cosa così bella.
- Ho sbagliato...Ma ti rivoglio con me.
- Certo, come no! - scoppio in una risata isterica - Ora che sei stato con ogni donna possibile te ne sei accorto... Wow....
- Tu sei la donna che voglio.
- Flavio, ammesso e concesso che sia vero, perché allora non mi hai cercata? Eh? Perché non ti sei chiesto come stavo?
Sento crescere in me la rabbia e il dolore che ormai avevo sepolto.
- Non lo so... Non ne ho avuto il coraggio. Tu stavi bene...
Stavo bene. Sì. Con una bambina piccola e una carriera appena iniziata.
- Non sai niente di me...
Flavio mi prende il volto tra le mani e mi guarda a lungo, con aria affranta.
- Dimmi cosa posso fare per farmi perdonare...
- Niente. È tardi...
- Posso almeno offrirti da bere?
Le tenta tutte e la mia forza di volontà diminuisce a ogni tentativo. Continuo a guardarlo con bramosia: è più bello di come lo ricordavo, più maturo e con qualche muscolo in più.
- Va bene ma solo se poi mi riaccompagni.
- Tranquilla Em. Ci penso io a te.Ci penso io a te.
Quella frase mi fa uno strano effetto.
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CLOSER
Short StoryPrima o poi, mia figlia vorrà delle risposte. Prima o poi dovró dirle tutto. Ma al momento non sono davvero pronta a riaprire quella ferita. Quell'uomo mi ha distrutto il cuore e ora al suo posto c'è solo un palpitante cumolo di macerie.