Sorry

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Emma

Flavio accosta davanti a una spiaggia che sa di tanti, troppi ricordi. Osservo il mare scuro che si agita in lontananza e il vento che spettina i pochi ombrelloni lasciati nello stabilimento.
- Te lo ricordi questo posto?

Non riesco a dire nulla. Ho gli occhi spalancati e le labbra serrate. Sì, ricordo che eravamo qui la sera che è stata concepita Olivia, ma questo tu non lo sai. Ricordo anche di averla odiata questa spiaggia, con la stessa intensità con cui si odiano i posti in cui si è stati felici.

- Voglio andare via.

È tutto quello che riesco a dire.
La voce esce piatta, tremante, fredda come l'acqua in lontananza.

- Emma...
- Ho detto che voglio andarmene da qui. Cazzo!
- Ma che ti prende...

Flavio mi osserva, cercando le tessere mancanti di un puzzle che non può compilare senza il mio aiuto. Devo dirgli di sua figlia.

Mi prendo la testa tra le mani e cerco inutilmente di impedire alle lacrime di scendere.

- Ehi...

Mi sposta le mani dal viso, costringendomi a guardarlo.
É a pochi centimetri ora, tanto da poter percepire il suo odore di dopobarba ed il calore del suo corpo.
Lo desidero ora come lo desideravo cinque anni fa. Non è cambiato niente ed è come se in un attimo fosse sparito anche tutto il dolore e la solitudine di questi ultimi anni.
C'è una cosa che però non posso trascurare.
Olivia.

- Devo dirti una cosa...

Mormoro, puntando gli occhi sul mare scuro in lontananza. Flavio resta in silenzio e si avvicina sempre di più, fino a sorprendermi nel momento in cui le sue labbra sfiorano le mie. Sono morbide e fredde e sanno di menta e di dopobarba.

- Sono seria...Devo...devo...

Niente. La sua mano si insinua tra i miei capelli e mi attira a se, mentre la sua bocca mi rivendica con irruenza e impazienza.

- Sono serio anche io.

Dice. E la sua voce ruvida e decisa mi fa capitolare, tanto da lasciarmi spingere giù fino a sdraiarmi sulla sabbia fredda. Il mio cervello è totalmente andato e non ho più la forza di volontà per fermarlo.
Flavio ansima mentre la sua mano si insinua sotto il mio maglione e raggiunge il mio seno.

- Sono ancora più grandi di come le ricordassi...

Mormora, lasciandosi sfuggire un gesto di apprezzamento mentre inizia ad abbassare il reggiseno per potersi concentrare sul capezzolo.
Il suo tocco esperto mi trasmette una lunga scia di brividi in tutto il corpo. Torno lucida soltanto quando si ferma per qualche istante.

- Fa troppo freddo qui, ti porto in macchina.

Sto cercando le parole giuste per ribattere, ma il mio cervello è in preda agli ormoni e non riesco a formulare nessuna frase sensata.
Lascio che mi prenda tra le braccia e che mi sollevi, in un gesto tanto rude quanto romantico e mi accoccolo contro il suo petto, sentendomi improvvisamente al sicuro. Mi depone sul sedile posteriore e dopo aver sistemato la macchina in un anfratto nascosto del lungomare, si siede accanto a me. Ora l'atmosfera è diversa, più tesa e io mi accorgo di avere le gambe tese e serrate e di aver incrociato le braccia al petto. Flavio inizia ad avvicinarsi con calma, sfiorandomi il collo e attirandomi a sè con delicatezza.

- Vieni qua.
Mi fa sedere su di lui e riprende a baciarmi, con più passione, accarezzando la curva della mia schiena e posando entrambe le mani sul mio sedere per farmi ondeggiare sul suo bacino.
Dopo qualche minuto inizia a sollevare l'orlo del maglione, ma lo blocco.

- Ehi...Che c'è?

- Io...noi...non possiamo

- Se vuoi aspettare lo capisco

- No, non è questo

- E allora cosa? Hai un altro?

- Ho...
Non so come dirlo, eppure devo farlo. Per Olivia e anche per lui.

- Ecco lo sapevo...

- Flavio, lasciami finire.

Fa un lungo respiro e annuisce.

- Va bene, dimmi tutto. Cosa ci sarà mai di così importante...

- Ho...Ho una figlia.

Spalanca gli occhi.

- Una figlia.

Ripete, quasi tra sé.

- Con chi...quando...

La sua domanda mi fa quasi sorridere.

- Flavio, mia figlia ha cinque anni. Nostra figlia...

Il silenzio che segue è pesante come piombo.
Flavio tende la mascella, stringe i pugni e scuote la testa. Mi sta odiando. E sta odiando anche se stesso.

- Dì qualcosa.

Lo imploro.

- Qualunque cosa...

Nella penombra scorgo i suoi occhi lucidi e lo vedo prendersi la testa tra le mani.

- Flavio...

Poso una mano sulla sua schiena ma lui mi sposta.

- Ti riporto a casa.

La sua voce è tagliente e distante. Una netta presa di posizione nei miei confronti. Non vuole più avere a che fare con me, o forse è la responsabilità di sapere di Olivia a spaventarlo. Ad ogni modo, avevo sbagliato a crederlo diverso.
Non è cambiato.

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