So baby pull me closer

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Flavio

All'inizio non l'ho quasi riconosciuta. La ricordavo coi capelli più corti e l'aria infantile.
Ora ha qualcosa di più deciso e sexy nello sguardo, ma al contempo sembra triste. Mi concentro molto sul vestito aderente che indossa e sui tacchi a spillo...
Nel pub dove andiamo a bere, tutti le puntano gli occhi addosso ma Emma sembra non farci caso.
Forse sta davvero con qualcuno.
Il solo pensiero mi dà la nausea.

- Cosa prendi?
- La cosa più forte che c'è.

La guardo scioccato. Emma non beveva nulla quando ci frequentavamo.

- Tu... Tu bevi?

- Solo a volte e solo per dimenticarti.

La sua voce è veleno e mi arriva dritto al cuore, distruggendolo.
Le tolgo il bicchiere: è chiaro che ha già bevuto abbastanza.

- Ehi, ma che fai!? Ridammelo!
Rido, vedendola fare i capricci come una bambina. Ha chiaramente bevuto, altrimenti non si lascerebbe mai andare così in un luogo pubblico.
- Basta bere per stasera.
- Sei uno stronzo. Tanto per cambiare...

Mi fa la linguaccia e cerca di togliermi il bicchiere dalle mani per riprenderselo.
Il risultato di quella concitazione è che il cocktail le si riversa addosso, bagnandole il vestito.
Le dò la mia giacca e mi decido a riaccompaganarla dalla sua amica. Quando saliamo sul taxi, però, lei si addormenta di botto e, non avendo l'indirizzo del suo hotel, né un numero di riferimento, sono costretto a portarla nella mia camera.
La tengo tra le braccia , con la mia giacca messa sopra come coperta.
È così fragile e così bella...
Mi chiedo come ho fatto a non capirlo, come ho potuto essere così stupido da lasciarla andare, da ferirla fino al punto di farmi odiare.
La amo ancora.
Forse come non mai.
Passando alla reception l'addetto al turno di notte mi guarda storto per qualche istante, prima di tornare a vedere la Telenovelas che stava segiendo dietro al bancone.
Nessuno si preoccupa o fa domande.
Il che, in parte è un sollievo ed in parte è una cosa inquietante: se fossi un malintenzionato, nessuno muoverebbe un dito.
Salgo con l'ascensore.
Terzo piano, stanza 327.
Appena infilo la chiave magnetica la luce si accende in automatico e il riscaldamento riprende a mandare aria calda nella camera.
Depongo Emma sul letto e la copro con la coperta di riserva.
Lei trema e geme nel sonno, rannicchiandosi su se stessa.
Credo sia colpa del vestito bagnato che indossa.
La sveglio, scuotendola dolcemente e lei, che tra alcol e sonno non è molto presente, si sfila maldestramente si tira su a sedere, si sfila il vestito e indossa il pigiama che le ho dato.
È grande, visto che è il mio, ma è sempre meglio di un vestito zuppo e puzzolente di alcool.
Non la guardo e aspetto qualche minuto prima di voltarmi verso il letto. Si è già addormentata, col pigiama al contrario.
Sorrido, sistemando la coperta e stendendomi dall'altro lato del materasso.
Per un po' semplicemente la osservo chiedendomi se avrò mai la fortuna di averla ancora nel mio stesso letto.
Non ho mai voluto vederti soffrire, Em. Mormoro, accarezzandole i capelli.
Mai.

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