E pareva quasi che quella notte fosse destinata a durare più a lungo. Quasi come se Furia e Faeonte, i cavalli di Apollo, fossero stati trattenuti dallo stesso per permettere ai due amanti quelle ore insieme. Quei minuti preziosi in più.
Ma alla fine la dolce aurora arrivò, con le sue dita di luce delicate toccò Seoul e la città, con essa, si svegliò.
Dunque anche i due ragazzi, a malincuore, avrebbero dovuto alzarsi, provare, programmare, cantare, ballare...
Una solita routine stressante.
Però quel giorno Namjoon, forse per pietà, o forse per empatia o forse perché aveva semplicemente deciso così, annullò tutti i loro impegni, chiedendogli solo di dedicarsi a loro. Lui sarebbe andato a parlare con Bang Sihyuk. Una cosa che sconvolse un po' tutti in quanto un diretto incontro tra loro due era più unico che raro. Anche perché non avevano nulla da dirsi, in fin dei conti: stavano tutti bene, le vendite erano in continua crescita...
Eppure, ne sentiva il bisogno. Sentiva il bisogno di fare quel tentativo, una battaglia persa in partenza. Ma che importa come verrà rifiutato, come verrà cacciato via... L'importante è che ci abbia provato, l'importante è che la sua coscienza fosse pulita, consapevole di aver fatto il massimo, come sempre.
Jungkook tornò in camera, dopo essersi accertato sul da farsi.
Si rinchiuse di nuovo fra quelle coperte. Poteva per un attimo, fingere di essere una persona normale. Con una vita normale. Con un ragazzo normale.
E per normale non intendeva "eterosessuale". Per normale intendeva libero.
Lo abbracciò, il ragazzo accanto a sé. Forse sperando che un giorno sarebbe stato davvero normale. Nell'attesa struggente per quel suo diritto, si consolava così. Si aggrappava con tutte le sue forze all'unica cosa che lo faceva stare bene. Aggrapparsi a qualcosa che era più instabile di lui. Si reggevano l'un l'altro. Come due anziani al tramonto della propria vita, che non riescono a camminare, si sostengono l'un l'altro, a braccetto, così facevano quei due.
Erano l'unica certezza. L'unica certezza erano loro, che qualsiasi cosa fosse successa durante il giorno, alla fine erano sempre nello stesso letto a parlare finché la stanchezza era troppa. Si conoscevano da quasi otto anni oramai e qualsiasi argomento veniva trattato come se fosse la prima volta.
Si conoscevano da quasi otto anni e sembrava non ne avessero mai abbastanza di stare insieme. Non si erano mai sottratti ai loro "doveri" di fidanzati. Non si erano mai ritirati davanti un brutto periodo, non avevano mai avuto paura di confidarsi. Perché sapevano che se uno dei due crollava, affondava anche l'altro.
"Sei così... Bello" sussurrava mentre gli carezzava il viso. Gli prese le mani poggiandole sul suo petto nudo e le strinse. Piccole lacrime cadevano dai suoi occhi. Piangeva solo nella consapevolezza di non essere visto.
Piangere sapendo di essere visto, piangere sapendo di poter scatenare altre lacrime dagli altri faceva anche più male. Troppo male per tutto quel dolore che già aveva accumulato.
Perché non lo meritava, quell'anima distrutta, quella psiche a pezzi. Non lo meritava, ma siamo in un mondo ingiusto. In un universo scorretto. E cerchiamo di fare morali, di condannare le persone come se fossero azioni commerciali.
E chi siamo noi, per condannare un'altro umano come noi? Chi siamo per decidere cosa è corretto e cosa no? Chi siamo noi per scegliere del destino altrui? Perché ci ostiniamo a imporre una giustizia popolare, una giustizia di massa?
Questa non è giustizia, questa è soltanto un'ingiusta condanna a morte per l'umanità.
Ma alla fine, forse, ce lo meritiamo. Forse ci meritiamo di venire sterminati da noi stessi.
Forse questa ingiustizia è l'unico modo di ottenere correttezza.

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𝙃𝙖𝙞 𝙖𝙨𝙥𝙚𝙩𝙩𝙖𝙩𝙤 𝙢𝙤𝙡𝙩𝙤?
Genç Kurgu₂₀₁₉ ﹣ Tᴀᴇᴋᴏᴏᴋ﹣ Hɪᴀᴛᴜs "𝖲𝖼𝗎𝗌𝖺 𝗌𝖾 𝖼𝗂 𝗁𝗈 𝗆𝖾𝗌𝗌𝗈 𝗍𝖺𝗇𝗍𝗈, 𝗁𝖺𝗂 𝖺𝗌𝗉𝖾𝗍𝗍𝖺𝗍𝗈 𝗆𝗈𝗅𝗍𝗈?" Triste ma reale storia dietro lo schermo. Oppure Dove Taehyung e Jeongguk si aggrappano con tutte le loro forze l'uno all'altro, perché s...