Capitolo Quinto

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Sono passati un po' di giorni dalla partita di tennis e ormai ottobre è alle porte. Vedo qualche volta Levi girare per i corridoi durante ricreazione e ci salutiamo ma nulla di più. Vorrei andare da lui e parlargli, il problema è che non saprei come iniziare il discorso.

È ora di tornare a casa, non vedevo proprio l'ora; oggi è stata una giornata pesantissima a scuola, per non parlare della lezione interminabile di storia: la prof non la smetteva più di dire di quanto fosse affascinante il documentario sulla peste del Quattrocento, contenta lei. Per me è già tanto se riesco ad ascoltare una delle sue lezioni. Vedo Levi uscire dalla porta insieme a dei suoi amici e mentre lo sto palesemente fissando mi imbatto contro la portiera di una navetta. Tutti si girano e mi guardano: alcuni sono perplessi, altri invece cercano di non ridermi in faccia. Avrò mai una gioia in questa vita? E mentre me lo sto chiedendo, mi passa affianco Levi che si ferma e sembra preoccupato.

<<Adele, ti sta sanguinando il naso>> mi dice.

Tocco la punta del mio naso e sento qualcosa che cola sulle mani.

<<Tomm... Un fazzoletto porca miseria!>>

<<Non ne ho, scusami>> almeno questa volta sembra preoccuparsi di me.

<<Qualcuno ha un fazzoletto?>> urla Levi.

Dalla navetta scende l'autista che mezzo angosciato e mezzo arrabbiato mi cede uno dei suoi fazzoletti, quelli che sanno di menta, lo ringrazio e mi scuso immediatamente.

Quando la navetta riparte, Levi comincia a parlarmi.

<<Ci dobbiamo sempre incontrare quando rischi la vita>> e si mette a ridere.

<<Eh già...>> in questo momento mi sento sia protetta che in imbarazzo, ma il suo sorriso mi risolleva un po' l'umore.

<< Hai bisogno di qualcosa?>> mi chiede, pronto ad aiutarmi.

<<No, no tranquillo. Credo mi basterà tornare a casa a riposarmi un po'>>.

Il ragazzo annuisce e sta per andarsene, quando si gira di nuovo verso di me e mi dice:

<< Quando starai un po' meglio ti va se ci vediamo un giorno? Mi piacerebbe parlare un po' con te>>.

Non so se era più rosso il sangue sul fazzoletto o la mia faccia dopo questa richiesta. Annuisco non sapendo cosa dire e ci salutiamo.

Arrivo a casa e quando appoggio lo zaino a terra, vedo i miei genitori che mi guardano perplessi.

<<Tesoro, hai picchiato qualcuno e sei contenta di averlo fatto?>>.

Gli chiedo come mai pensino questo e papà risponde:

<<Beh, hai la maglietta sporca di sangue e sei entrata in casa canticchiando>>.

I miei sanno bene che canticchio solo quando sono estremamente felice o sono sotto la doccia, non mi sto lavando quindi per forza sanno che è successo qualcosa di particolare.

<<Cosa è mai capitato alla mia canterina preferita?>> chiede scherzosamente mia mamma.

<<Allora...>> devo trovare una scusa al più presto, non voglio che si mettano a discutere sulle mie faccende "amorose" così le dico soltanto che oggi a scuola nell'ora d'inglese la prof ci ha proposto di ascoltare delle canzoni che proponeva per poi commentarle e che mi era rimasta impressa questa melodia. La mamma mi guarda capendo immediatamente che sto mentendo, ma ormai sto già correndo a cambiarmi la maglia.

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