Capitolo Undicesimo

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Arrivati alla nostra stazione Levi si offre di riportarmi a casa, era venuto in moto e io sinceramente voglio rimandare al più tardi possibile l'incontro con mia madre così accetto. Mi fa salire sul suo veicolo lucido e nero, sembra ci tenga molto dato che sembra appena uscita dal concessionario, poi mi porge il casco e me lo allaccio.
<<Sei mai stata su una moto?>>
Io scuoto la testa in segno di negazione e lui sorride.
<<Basta che ti tieni a me e segui le curve senza fare movimenti bruschi>>.
Appena sale mi aggrappo come un koala alla sua vita e lui fa finta di soffocare.
<<Non serve che mi stritoli se no non riesco a guidare>> dice con voce soffocata, così allento le braccia e anche lui sembra più comodo. Mi chiede se sono pronta e accende la moto.
Mi piace sentire il vento che spinge contro e quella velocità non troppo esagerata ma che ti lascia un po' col fiato sospeso quando accelera, e così senza accorgermene dopo avergli urlato le varie direzioni da prendere sono a già a casa. Scendo dalla moto anche se vorrei rimanere ancora lì insieme a Levi. Solo ora mi rendo conto che farmi portare a casa da lui non è stata una scelta saggia, ancora una volta non ho avvisato la mamma. Guardo casa mia preoccupata e il ragazzo se ne accorge.
<<Magari sono già a dormire...>> sento di star per esplodere e lui ancora sulla moto mi tira a sé e mi abbraccia forte accarezzandomi il braccio e tenendomi la testa, è molto rassicurante.
<<Pensa solo che abbiamo passato una bella giornata insieme, sei stata ad un concerto pazzesco, hai ascoltato una cantante strepitosa e hai conosciuto persone nuove. Non è andata poi così male, che dici?>>
Non so come faccia, ancora una volta è riuscito a risollevarmi il morale e sa cosa dire nel momento giusto. Mi stacco dal suo abbraccio
<<Hai ragione, è stata una bellissima giornata, grazie anche a te>> e questa volta lo abbraccio io e quando lo lascio i nostri sguardi si incontrano, al chiaro di luna i suoi occhi brillano e sono intensi, qualcosa dentro di me si muove, ma non sembra essere qualcosa di fisico è più una sensazione gradevole ma strana, e più ci penso e più capisco cos'è, non serviva molto a capirlo ma ora è più chiaro. Ci salutiamo e lui riparte in sella alla sua moto nel buio di inizio ottobre.
Faccio un respiro profondo e apro cautamente la porta di casa, ad attendermi sulla sua poltrona, leggendo un libro, c'è il papà, mi guarda ma non sembra arrabbiato << A tua mamma diremo che ti ho portato io a casa va bene?>> e io gli piombo addosso abbracciandolo e baciandogli tutto il viso << Va bene tesoro, ma se fai così tanto casino tua mamma penserà che ho portato a casa l'amante>> e scoppio in una risata semimuta mentre il papà con l'indice sulla bocca mi fa segno di rimanere in silenzio.
<<Non sei arrabbiato?>>
<<All'inizio lo ero abbastanza, poi mi sono ricordato di aver fatto cose peggiori. Con tua madre. Ma non pensare di passarla liscia comunque>>
<< Va bene capo>>
<<Ora fila a letto>>.
Gli strappo un altro bacio e senza fare rumore corro verso la mia camera. Prima di addormentarmi ripenso alla giornata che ho vissuto. Sì Levi mi piace.

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