2- Attenzioni

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- no, mamma. Non è successo niente. - sto facendo avanti e indietro per non so quale motivo.  Quando parlo con mamma, l'ansia si scaglia aggressivamente contro me.

- Cloe, se torno a casa e vedo qualche livido sul tuo viso, avanzi il resto. - perciò, anziché difendermi, alimentano la situazione? È così che volete concludere l'affare? Buono.

- non è niente di preoccupante, sono sempre i soliti drammi che create. - mi carezzo la guancia, rammentando lo stritolo che ha preso a causa di una mano. Quella mano che prima o poi amputeró senza pietà.

Certe volte, per via della gente, noti sempre dettagli difettosi. Ed è in quel momento che, ad ogni parte, ogni posto che studi, ogni situazione che vivi, inizi a prendere la gente come nemici.
Nemici che ostacolano la tua vita. La tua anima. Il tuo cuore.

Così un po' con tutto il resto.

Per me la vita si prende con leggerezza. Quanto una piuma.

- sei mia figlia, è palese che mi comporti in questo modo - percepisco nel cuore, per un nano secondo, dell'amore. Un amore forte, più di quanto possa provare col mio futuro ragazzo.

Vado già a pensare a cose del genere. I ragazzi per il momento sono la mia fobia.

- almeno tu, anche se ci vediamo poco, ci sei - piove una lacrima di angoscia sul mio volto scolorito, seguendone ancora più intense. Perché sono così sensibile?

Mi accascio leggermente sul pavimento, posando il capo sull'estremità del divano.

- tranquilla, oggi finisco prima a lavoro - mi asciugo le lacrime che nessuno è in grado di asciugare in questo esatto momento. Tutti che hanno sempre meglio da fare, e non biasimo nessuno. Assolutamente.

Da quando sono piccola, ho sempre fatto in modo di crescere da sola. Di scivolare a terra e imbattermi nelle solite battaglie, alzarmi. E adesso, non sono neanche caduta, mi sono solo seduta. Che è una cosa completamente diversa dal crollare.

- perfetto, per che ora sei a casa? - detesto ritrovarmi nel mio buco da sola, anche mentre parlo con la mamma.

- fra due orette, papà invece verso le 3 del pomeriggio - a proposito di papà, non lo vedo da ieri pomeriggio, per l'esattezza.

- va bene mamma, continua col lavoro non voglio rubarti altro tempo. Nel frattempo ascolto un po' di musica e mi faccio i piatti. - pesco le auricolari dal portaoggetti a forma di cuore e le inserisco nelle orecchie per poi scorrere verso una delle mie playlist preferite.

- grazie Cloe, sei un amore quando contribuisci. - modestamente, detesto stare ferma.

Avanzo vero la cucina, infilo i guanti per evitare di sfiorare l'acqua bollente e procedo con la spugna intrisa di acqua e schiuma.
Sfrego la spugna sul piatto biancastro e lo sgrasso completamente.
Lo poso cautamente.
Procedo con altri piatti. Salto dallo spavento. Qualcosa si impossessadella mia vita, pervasa da due braccia forzute che l'avvolgono completamente.

- maledizione Mason, mi hai fatta spaventare - Poso la mano destra sul petto, strizzando la maglia come se la volessi distruggere.

- su, quante storie per un abbraccio - se solo non fossi bello, ti avrei ammaccato ancora di più la faccia. Ti pare il modo di sbucare, Mason?

- Mason, quando andrai a fanculo? - gli faccio un sorriso falso, che si può focalizzare da un miglio di distanza.

- quando ne avrò voglia - mi risponde con una linguaccia.

I nostri occhi si incastrano e, senza capirne il motivo, rimango imbambolata dentro di essi.
Che effetto mi fanno queste due iridi a bicolori?
È come se mi abbiano ipnotizzata senza saperlo.
Mi si accendono le guance di un colore rosso, perché mi comporto in questo modo?

Mio fratello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora