20- l'ombra di un sorriso

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Per essere l'ultimo capitolo, è abbastanza corto, lo so.
Ma vi consiglio di leggere la parte successiva di questo libro. È una delle parti più importanti. Grazie per l'attenzione. Buona lettura!

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Non fa poi così caldo pur essendo il 14 luglio. Sarebbe opportuno una passeggiata lungo la strada che porta alla passerella, incastrata fra i granelli di sabbia che tingono la spiaggia di un marroncino giallastro.

Mi piace sentire il mare inebriarmi interamente.
Vorrei guardare il mare come guardo Mario mentre la diminuire la distanza che impedisce un tocco delicato sulla mia pelle.
Ho sempre pensato che il mare fosse come un insieme di lacrime: lacrime che si diffondono rendendo il sapore aspro, salato.

Pensando a ciò, decido di godermi quella sensazione di tranquillità. Ho sempre scritto, all'età di sette, circa.

Impugno una delle mie adorate penne colorate, e poso la punta su uno dei fogli biancastri che si focalizzano nel mio quadernino.
Rammento, creo, scrivo.

Caro Angelo,
Non riesco neanche a pronunciare nella mente il tuo nome, sarebbe in grado di creare scompiglio nelle mie iridi ormai incise dalla vita che percorro.
Ma è il mio cuore a urlare il tuo nome, che purtroppo amo fin troppo da non poterlo nominare.
Le cose vanno sempre come dovrebbero andare, altre camminano a passo deciso, giungendo al loro destino.
Non ho mai utilizzato le lacrime per mostrare il mio dolore: ho sempre preferito infilarmi le cuffiette nelle orecchie per poter assaporare ciò che mi rende vulnerabile, contemplare le parole che mi martellano nel cervello per via delle cantilene.
Concedere all'animo di liberarsi dalle continue martellate in petto.
Mi arresto davanti a dove giaci da circa tre anni.
È passato già parecchio, ma rammento come se fosse esattamente ieri.
Ho la testa completamente ovattata, inoltre ci sono momenti in cui mi passi nella mente e altre, lei stessa, cerca di non pensarti ma lo fa senza farmene rendere conto.
Strano vero?
Mi piace ammirare il tuo viso inciso in una fotografia, in cui rispecchia uno dei tuoi soliti sorrisi tirati.
Non eri un amante dei sorrisi e se lo facevi, era qualcosa che riemergeva l'ombra di un nostro sorriso.
Ho sempre preferito fuggire, languire conversazioni in cui ne facevi da sfera.
Non per qualcosa di fasullo, ma il ricordare fa male. Rammentare, di sera al mattino non è una cosa semplice per una mente in sviluppo.
Sono difronte alla foto in cui vieni inquadrata con i soliti occhi marroni.
Mi stai sorridendo, hai i dettagli uguali a quelli di tuo padre.
E con la mano rinchiusa in una fessura, lo riporto al petto. Perché tu resti qui, intrappolata nella scatoletta che in molti soprannominano cuore: resti sempre nella sacca a destra in alto.
E con le iridi illuminate dalle lacrime, ti saluto.
Ma sto sorridendo, perché so che il tuo corpo giace sotto il suolo, ma l'anima circola alla ricerca di qualcuno che sappia ancora creare un sorriso.
Ti saluto, voltandomi ancora per ammirare per bene il tuo sorriso.
E vado via, col cuore che fa una capriola, gli occhi incisi verso il cielo ammirando il paesaggio che si diffonde attorno al tuo piccolo posto ormai divenuto casa.
Piangersi addosso non porterebbe a nessuno scopo, ma è solo in questo modo che posso far sboccare ciò che ho tenuto custodita nel mio carattere duro.
Non sarà un mondo parallelo a dividerci.
Tua Cloe.

Non ho neanche notato le lacrime che vengono assorbite dal foglio. Ormai un foglio è un passo in più per la sopravvivenza.

Lei è Jessica. Sparita nel cuore della notte, per via di uno scontro con un albero ormai cresciuto fin troppo, capace di toccare il cielo. Quel giorno era cupo, la pioggia punzecchiava il suolo rendendolo cupo più di quanto potesse esserlo il cielo.
Jessica era la pazzia in persona, era un mistero che nessuno era in grado di capirne l'esistenza. Era una delle più grandi astute del paesino, molto conosciuta per la volontà ed il coraggio che portava con sé anche mentre non era del tutto ricomposta in se stessa.

Mio fratello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora