3- Festa

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Mi sentivo a casa.
Non quella casa in cui ti ripari dal freddo e dalla pioggia tagliente ma in quella casa in cui ti senti al sicuro anche senza tetto. Una casa che, con un solo sguardo, sa frantumarti quelle pareti di cemento imbrattate di delusioni. Mio fratello è la mia casa.
Una persona così che ti prende e ti porta con sé, non si trova ovunque.

- Cloe, sono le 7 di sera. Quanto abbiamo dormito? - non ne ho la più pallida idea.

- magari questi stupidi avvenimenti c'hanno completamente distrutti - rido sotto i baffi. Si aggiunge anche la risata di Mason, che mi solletica il ventre talché mi imbottisco di scosse.
È una reazione normale o c'è qualcosa sotto?
E neanche a questa domanda posso dare un parere.

- Mason, mi fai il solletico - inizio a ridere di gusto. Un po' di serenità serve anche a me.

- uh, solletico dici? - si posiziona su di me, mentre io mi dimeno. Ma niente. Utilizza due dita e mi solletica il ventre.
Cerco di scollarmelo di dosso, ma niente. Perciò rispondo con la stessa misura.
Gli solletico il petto e si getta sul pavimento, ridendo come un bimbo.
Mi si crea della tenerezza negli occhi, come se fossi davanti ad un neonato che mi sorride.

- okay, tregua - mi getto sul suo corpo ben in forma e lo abbraccio, appoggiando il viso sul suo petto.
Riesco a percepire il suo battito cardiaco accelerato, simile al mio.

- Cloe - guardo i suoi lineamenti come se fossero un film romantico.

- dimmi - mormoro semplicemente.

- stasera devo andare ad una festa - mi irrigidisco come se mi avessero puntato una pistola al cranio.

- oh beh, divertiti - sono abbastanza gelosa nei suoi confronti, troppe troie che respirano. Perché gli alberi si ostinano a regalare ossigeno a chi non se lo merita?

- grazie - mi sorride e mi bacia la fronte corrugata dai miei pensieri.

Sento il mio cellulare vibrare nel mio di dietro.

- mi dica, ali di pollo - scoppio a ridere trattenendo le risate abbastanza acute.

- quante volte ti ho detto di non chiamarmi in questo modo? - sento il suo sbuffare attraverso il cellulare

- andiamo Giulia, stavo scherzando.
A cosa devo la tua chiamata? -

- stasera c'è una festa, Cloe.
Ti passo a prendere alle 8 in punto.
Niente ritardo, altrimenti vado senza di te. - e se fosse la festa di cui mi ha parlato Mason?

- va bene, Giulia. Vado a prepararmi. Ti amo, lo sai - continuo a ridere.

- sisi, anche io zuccona. Adesso muovi il culo che stasera si rimorchia! - spero solo non abbia il ciclo, lo spero sul serio.

Rido di gusto.
quella ragazza mi farà morire prima o poi.

- e adesso cosa indosso? - quanti problemi mi faccio per una festa insignificante?

Nuoto nell'armadio alla ricerca di un vestito decente.
Seriamente mi devo vestire elegante?
Odio gonne, vestiti, tacchi: preferisco vestirmi sportiva.
Ma qualche volta ci sta.

- sono tutti vestiti da cerimonie, uff - sbuffo arresa. Non posso andarci semplicemente con jeans e scarpe da ginnastica?

- faccio una cosa adesso - penso all'abbigliamento adeguato.
Un mix fra sportivo ed elegante. Perciò indosso un paio di jeans di tinta nera, tacchi bianchi, maglia corta nera e giacca di pelle. Sono un genio, modestamente.

- e ora cosa faccio? Mancano 10 minuti - Perciò, pesco il mio cellulare, attivo della musica e mi posiziono davanti allo specchio, facendomi delle foto. Sono da ricovero, ma non sono l'unica, perciò silence. La musica si blocca senza che io abbia toccato alcun tasto. Emette urla, accompagnato dalla chitarra e batteria.
Sì, sta suonando il cellulare.

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