Capitolo 2

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Il lunedì seguente Jen arrivò in ufficio di consueto buonumore. Salutò tutti con il sorriso sulle labbra e si sedette alla sua scrivania, direttamente di fronte a quella di Namjoon. Si sentiva leggermente in imbarazzo perché non aveva idea di come lui si sarebbe comportato dopo quello che era successo tra loro. Verso metà mattina però, tutti i suoi timori si erano totalmente dissipati dato che il suo atteggiamento era del tutto identico a quello che aveva tenuto da quando era lì. A dirla tutta era un po' delusa, avrebbe desiderato vederlo più sciolto, più scherzoso ma non solo era tornato il collega più serio che avesse mai avuto, ma sembrava anche che avesse dimenticato l'incredibile intimità che avevano raggiunto solo qualche giorno prima. Pensò che fosse veramente un peccato lasciarsi tutto alle spalle, ma se per lui era stato qualcosa senza importanza, allora anche lei se ne sarebbe fatta senz'altro una ragione: era stato piacevole sì, ma in fondo era stato pur sempre solo sesso.

Tornò a dedicarsi diligentemente alle proprie mansioni e dopo poco tempo aveva quasi dimenticato tutto. Quasi.

                                                                ***                                          ***

"Che palle dover lavorare anche il sabato mattina!" esclamò Jen spazientita, buttando disordinatamente sulla scrivania il pacco di documenti che teneva tra le mani.

"Ma come?" ribatté Namjoon con un sorriso "non sei contenta di poter passare con me anche il fine settimana?"

"Macchè..." gli rispose lei lasciandosi cadere scompostamente sulla sedia girevole che aveva dietro le spalle. Cominciò a strofinarsi gli occhi, poi aggiunse "il sabato per me è sacro! Mi piace dormire fino a tardi poi cazzeggiare fino a sera. La domenica mi fa schifo ma odio sprecare il sabato in questa maniera!!". Sbuffò poi prese a sistemare i fogli che aveva sparpagliato davanti a sè visibilmente contrariata.

Non faceva gli straordinari molto spesso ma questa volta erano stati tutti e due invitati a presentarsi al lavoro dal titolare in persona dato che la consegna programmata era per uno dei clienti più importanti che l'azienda annoverasse. Forse "invitati" non era la parola più adatta a spiegare i termini in cui era stata messa la questione durante la mini riunione del giorno precedente, ma dato che in teoria non avrebbero potuto obbligare i dipendenti a fare ore al di fuori del normale orario lavorativo, diciamo che il capo aveva fatto una richiesta in cui non era contemplata la risposta negativa. Quel container doveva essere caricato e spedito entro mezzogiorno e non sarebbero state accettate scuse per un eventuale ritardo o, ipotesi ancora più terribile, per una mancata consegna.

Quello era il motivo per cui solo quattro persone in tutto lo stabilimento erano presenti quel sabato: i due operai che dovevano caricare il container e i due impiegati che dovevano occuparsi dei documenti e delle pratiche. D'altronde il capo era solito affermare che solo il lavoro di squadra poteva dare buoni frutti.

"Ho finito tutto!" esclamò Jen con un sospiro di sollievo "ci pensi tu a far firmare al trasportatore mentre io me ne vado a fare pipì?" chiese mentre porgeva a Namjoon il plico di fogli compilati.

"Certo" rispose lui.

Mentre si allontanava per raggiungere il bagno, sentì il rumore della porta che si apriva e il suo collega scambiare alcune parole con qualcuno. Jen capì che finalmente la mattinata di lavoro era finita perciò tirò un sospiro di sollievo e si concesse qualche minuto in più davanti al grande specchio posizionato sui lavabi incassati nel mobile in muratura. Si sentiva gli occhi stanchi ma non le era dispiaciuto del tutto fare gli straordinari: intanto riusciva a portare a casa qualche soldino in più (che sapeva avrebbe speso per qualche sexy completino intimo oppure in dvd e cd) e poi la compagnia quel giorno era quanto di meglio potesse desiderare. Sorrise alla sua immagine riflessa e si chinò per lavarsi il viso con un po' di acqua fresca. Fu in quel preciso istante che Namjoon entrò nel bagno. Si chiuse la porta alle spalle e si girò per bloccare la serratura.

Jen lo guardò con aria interrogativa: "Beh?".

Lui si avvicinò, i suoi occhi erano due laghi profondi e misteriosi. "Sono venuto qui per farmi ripetere ancora una volta che preferiresti essere a casa piuttosto che passare un po' di tempo con me" le disse poi la prese tra le sue braccia e la baciò. Jen schiuse immediatamente le labbra e rispose senza esitazioni al suo bacio. Credeva di avere dimenticato tutto riguardo la serata in cui avevano fatto l'amore, ma evidentemente le sue labbra avevano mantenuto una memoria delle sensazioni che aveva provato. Lui le aprì la camicetta e cominciò a toccarle delicatamente il seno facendola fremere ogni volta che i suoi polpastrelli le sfioravano i capezzoli ormai turgidi e sensibili. Prese a baciarle il collo mentre con le mani le sbottonava i jeans, poi, invece di sfilarli, scivolò al loro interno per stringerle i glutei e attirarla verso di sé. I suoi movimenti erano così sensuali, così incredibilmente delicati e leggeri che Jen non sarebbe mai riuscita ad allontanarlo. Sapeva che se ne sarebbe pentita più tardi, ma adesso lo desiderava come non aveva mai desiderato nulla in tutta la sua vita. Si liberò dei suoi pantaloni e degli slip con un paio di calci per poi tornare a spingere il suo bacino contro quello di lui. Namjoon la prese per le gambe, la sollevò e la fece sedere sul muretto tra i due lavandini. Con la lingua sfiorò il lobo dell'orecchio, scese sul collo e poi più giù soffermandosi qualche istante su uno dei suoi capezzoli, mentre con le dita massaggiava sensualmente l'altro. Jen era totalmente in estasi, ansimava prendendo lunghi respiri con la testa rovesciata all'indietro. Poco dopo lui riprese a scendere con la lingua sul suo addome, sulla sua pancia, poi le aprì delicatamente le gambe. Si inginocchiò davanti a lei e con tono perentorio le ordinò: "Guardami! Voglio che tu veda mentre ti faccio venire con la mia bocca!". A quelle parole lei sentì una scarica di eccitazione percorre il suo corpo e fissando i suoi occhi in quelli di lui prese a mordersi il labbro inferiore con fare provocante. Quando sentì la lingua calda di lui sfiorare la sua intimità mille sensazioni la attraversarono e tutti i suoi muscoli si contrassero.

"Hai proprio un buon sapore" le disse lui continuando a leccare e a succhiare vogliosamente. Jen temette di impazzire. Non poteva credere a quello che stava guardando e ancora meno a quello che stava provando! Nessuno le aveva mai fatto una cosa simile, aveva incontrato solo uomini che pretendevano, ma che non le avevano mai dato nulla in cambio. Quello che le stava facendo Namjoon era la cosa più eccitante che avesse mai provato e ne aveva anche un po' paura. Iniziò a gemere rumorosamente, sentiva che sarebbe arrivata all'orgasmo in pochissimo tempo anche se la sua mente desiderava che quel piacere durasse all'infinito. Poco dopo sentì le mani di lui sfiorare l'interno delle sue cosce e le dita avvicinarsi pericolosamente al centro del suo piacere. Sapeva con certezza che appena lui l'avesse toccata sarebbe venuta immediatamente.

"Ti... prego... fermati" riuscì a mormorare con la voce rotta dai sospiri mentre intrecciava le dita ai capelli di lui.

"Mi fermo solo se è proprio quello che vuoi" le rispose lui con il respiro affannoso.

"Sì per favore..."

"Dimmi cosa vuoi allora" le chiese lui alzandosi in piedi guardandola dritto negli occhi.

"Io... io non lo so..."

"Vuoi che mi fermi qui e basta? Vuoi che me ne vada? Dimmi cosa vuoi!" le ordinò.

"Voglio che mi scopi!" gli urlò lei di rimando.

Lui le indirizzò uno sguardo ambiguo pieno di desiderio misto a compiacimento, si aprì i pantaloni e, dopo aver infilato velocemente un preservativo, la tirò con forza contro di sé e la penetrò senza esitazione. Mille luci colorate le esplosero immediatamente dietro le palpebre chiuse e le si fermò il fiato in gola esattamente come la prima volta. E come la prima volta non ci fu bisogno di aspettare molto tempo prima che entrambi arrivassero simultaneamente all'apice del piacere.

Rimasero un attimo a guardarsi mentre cercavano di normalizzare i loro respiri e Jen gli sorrise dolcemente. Lui sembrò rilassare un po' la sua espressione seria e concentrata ma fu questione di un attimo. Uscì da lei in modo sbrigativo, si sistemò velocemente e altrettanto rapidamente uscì dal bagno.

"Maledetto bastardo!" fu l'unico pensiero che le attraversò la mente in quel momento. Era la seconda volta che la piantava in asso così e la cosa cominciava a bruciare un po'. Il suo amor proprio urlava vendetta. "Non sai contro chi ti sei messo, tesoro!" sibilò, mentre si chinava ancora una volta a raccogliere i vestiti buttati a caso sul pavimento.

Oltre quel ponteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora