Capitolo 17

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Jackson guardò l'orologio con apprensione. Il messaggio di Namjoon diceva che dovevano incontrarsi dopo il lavoro ma non accennava ad alcuna ora precisa. Sapeva che in teoria l'orario normale era già finito da circa mezz'oretta, ma non aveva ricevuto nessun altra chiamata da parte sua. Si decise lo stesso a partire, al massimo se l'amico fosse stato trattenuto a causa degli straordinari avrebbe aspettato davanti a casa sua seduto in macchina. Non sarebbe stata la prima volta e probabilmente neppure l'ultima anche se Namjoon non era quasi mai in ritardo.

Appena imboccò la sua via però, vide che la sua macchina era posizionata davanti al portone del garage, segno che era già a casa.

Parcheggiò la sua davanti al cancello poi scese fischiettando. Aveva portato un cartone di sei birre che sperava di scolare insieme a lui magari davanti ad un bel film in tv.

Mentre percorreva il vialetto sorrise pensando che lo aspettava una serata tra amici degna di questo nome!

Suonò e la porta si aprì immediatamente. Entrò in casa allegro, la richiuse alle sue spalle e appoggiò le birre sul tavolo lì vicino.

"Ciao! Come va?" disse a Namjoon che si trovava giusto di fronte a lui. Gli rivolse un enorme sorriso poi allargò le braccia come per invitarlo ad una stretta amichevole ma invece di riceverla sentì la sua voce ringhiare con tono adirato: "Come vuoi che vada bastardo! Va così!" e fu raggiunto da un pugno fortissimo in pieno volto. Jackson indietreggiò perdendo l'equilibrio e si ritrovò seduto a terra con la schiena appoggiata alla porta. Immediatamente si portò le mani sul viso. Sentiva già in bocca il sapore metallico del sangue.

"Ma che cazzo fai?! Perché?!" farfugliò mentre lampi di dolore gli saettavano nel cervello e una singola lacrima sgorgava involontariamente dall'occhio destro.

"Alzati in piedi, verme! Non obbligarmi a picchiarti mentre sei a terra. O sei così subdolo da riuscire a fare solo le cose di nascosto?" gli urlò Namjoon con disprezzo.

"Ma cosa dici? Io non ho fatto niente!" ribatté Jackson alzando la voce.

"Ah sì? Sei anche un bugiardo oltre ad essere un vigliacco. Ti ho visto l'altra notte con Jen. E non dirmi che non ci hai fatto nulla! Vi strusciavate come due gatti in calore!"

Jackson spalancò gli occhi e fissò Namjoon mentre la sua mente tornava indietro al sabato precedente, quando aveva avuto quella improvvisa, terribile sensazione che lui sapesse tutto. Non era stata una semplice percezione, lui li aveva spiati.

Effettivamente, ripensandoci bene, aveva notato che la macchina sull'altro lato della strada fosse uguale alla sua e gli era sembrato di vedere anche un piccolo movimento, un luccichio strano al suo interno ma era troppo preso da Jen per fermarsi a riflettere o a controllare meglio.

"Che cosa c'è? Ti stai ricordando di aver tradito il tuo migliore amico? Tu e quella puttanella state proprio bene insieme. Non ci ha messo molto nemmeno lei a riprendersi, eh? Evidentemente non le è affatto dispiaciuto farsi sbattere da te l'altra volta, altroché cuore in pezzi!" disse Namjoon mostrando tutto il disprezzo che sentiva.

"Io non ho tradito proprio nessuno! Hai un bel coraggio a parlare!" rispose Jackson agitando la testa, poi continuò "e fammi alzare da qui che devo cercare di fermare il sangue, brutto cretino! Non riesco a credere che tu mi abbia rotto un labbro!".

Si rimise in piedi aiutandosi con un braccio, mentre con l'altra mano cercava di tamponarsi la bocca.

"Posso andare in bagno o hai intenzione di uccidermi?"

Namjoon non rispose, era così arrabbiato, così deluso che non sapeva cosa dire e in più adesso gli faceva un male cane anche la mano che teneva ancora chiusa a pugno abbandonata vicino al suo fianco.

Oltre quel ponteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora