Capitolo 8

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Si presentò a casa di Namjoon in perfetto orario con in mano una bottiglia del miglior vino rosso della zona (aveva chiesto consiglio a sua mamma che ne sapeva senz'altro più di lei in materia enologica), il cuore che le batteva forte e un dolore sordo e persistente alla bocca dello stomaco.

Lui aprì la porta ad una velocità record, tanto che Jen si domandò se non fosse stato appostato dietro le tende ad aspettare il suo arrivo.

Entrò, titubante, guardandosi intorno incuriosita: da quando lo conosceva quella era la prima volta che si avvicinava così tanto alla sua sfera privata e voleva farlo in punta di piedi, lentamente, come si fa quando si vuole accarezzare un gatto per evitare che questo, al minimo rumore, scappi via spaventato.

"Benvenuta!" le disse lui, galante.

L'appartamento era luminoso, ben arredato con uno stile piuttosto minimale. Subito il suo sguardo fu attirato da uno scaffale che occupava quasi tutta la parete della sala alla sua destra: era completamente riempito di strane bamboline di diverse misure e action figures di ogni genere. Si fermò ad osservarle con interesse crescente: non aveva mai visto una collezione così vasta e così ben tenuta.

"Ti piacciono?" le chiese Namjoon affiancandosi a lei.

"Sinceramente non lo so. Sono strane e vagamente inquietanti ma non sono brutte" rispose Jen lasciando vagare lo sguardo sulle diverse miniature "dove le hai prese?"

"Un po' qui e un po' là. Ho viaggiato parecchio prima di fermarmi in Italia. È una collezione che ho iniziato molto tempo fa" dichiarò lui sempre mantenendosi sul vago.

"È veramente incredibile" disse lei.

"Che cosa?" chiese lui meravigliato.

"Tu sei incredibile!" esclamò lei "e lo è anche pensare quanto poco ti conosca nonostante lavoriamo insieme ogni giorno da quasi un anno".

"Oh è già passato così tanto?" fece lui mentre si allontanava a prendere un paio di bicchieri di vino come aperitivo.

"Già, proprio così tanto" ribattè lei a bassa voce.

"Hai detto qualcosa?" domandò lui di ritorno con due flutes in mano.

"No, no, niente" rispose lei allungandosi per prendere un bicchiere e portandolo alla bocca.

"Non facciamo un brindisi?" propose lui "a questa serata e a noi".

"Non si brinda mai a se stessi, ma a questa serata sí" gli disse facendo tintinnare i bicchieri e prendendo un lungo sorso.

"Allora qual è la sorpresa che mi devi fare?" chiese lei, dandogli le spalle, mentre tornava a dedicare piena attenzione alla collezione che aveva davanti.

"Come sei impaziente, comunque una parte della sorpresa è questa..." e così dicendo si sfilò la cravatta nera che portava allentata intorno al collo, si mise dietro di lei e gliela posò sugli occhi facendo un nodo all'altezza della nuca.

Il cuore di Jen fece una capriola nel petto mentre d'istinto avvicinò la mano al viso per toccare quel lembo di tessuto così liscio e profumato: "Ma... cosa?" ebbe appena il tempo di dire prima che lui le prendesse il polso e le riportasse il braccio vicino al corpo.

"Eh no! Non puoi togliere la benda, altrimenti perdi tutto il divertimento" le sussurrò in un orecchio, poi passò la lingua sulle sue labbra, socchiuse per la sorpresa.

"Vieni" le disse togliendole il bicchiere e prendendola per mano. Lei fece alcuni passi esitanti.

"Non preoccuparti farò in modo che tu non ti faccia alcun male. Non ti fidi di me?"

Oltre quel ponteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora