Capitolo 5

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Il giorno seguente Jen si svegliò all'ora di pranzo, di malumore e con un dolore epocale alla testa. Il suo primo pensiero, aprendo gli occhi nella penombra della sua stanza, fu se davvero aveva detto a Namjoon che lo odiava. Non riusciva a credere di essere stata così sciocca per aver affermato qualcosa che non pensava affatto e ancor di più dopo aver realizzato che la colpa per il fallimento della serata era stata solo ed unicamente sua. Si alzò dal letto di malavoglia, si trascinò nel bagno e fece una lunga doccia calda che la aiutò a distendere un po' i nervi e a calmare, seppur di poco, la terribile emicrania. Non sapeva cosa fare: avrebbe voluto chiamarlo per chiedergli scusa, anche se aveva sentito benissimo che lui non se l'era presa affatto per quello che lei aveva affermato, ma allo stesso tempo l'idea di scusarsi la faceva sentire piccola ed indifesa. In quel preciso istante il telefono cominciò a suonare facendole scoppiare un nuovo dolore alle tempie. Guardò il display e la foto di sua madre ne occupava tutta la larghezza. Jen rabbrividì. Non voleva rispondere, ma sapeva con assoluta certezza che se non l'avesse fatto, lei sarebbe arrivata di gran carriera a dispensare una marea di consigli non richiesti e a farla sentire totalmente inadeguata in tutto. Avvicinò l'indice al cursore e lo trascinò con un gesto secco verso l'icona verde della cornetta alzata.

"Pronto?" chiese.

La voce di sua madre si alzò forte e penetrante "Jen? Ci sei?"

"Sì mamma. Ciao! Come stai?" le rispose cercando di mantenere un tono neutro che non fosse troppo neutro da risultare falso. Sua madre aveva delle antenne girevoli ad alta definizione al posto delle orecchie che captavano ogni singola intonazione o esitazione e la elaboravano velocemente per trovare un punto debole in cui colpire e fare il massimo danno possibile.

"Oh io sto bene ma tu non mi vieni mai a trovare, M A I! Mi sento sola! Ho una figlia cattiva che non va mai da sua madre, ecco cosa ho!" dichiarò in tono melodrammatico.

Jen prese a massaggiarsi la tempie e gli occhi: "Ho avuto una settimana pesante al lavoro e non ci sono riuscita..."

"Ahahah" la interruppe sua madre ridendo "una settimana pesante al lavoro? Ma se sei un'impiegata! Piuttosto di' che non vuoi venire che fai più bella figura!"

"Mamma...io non..."

"Cosa c'è? Scommetto che sei uscita anche ieri sera, vero? Non mi dire che non ti senti bene! Avrai bevuto come al solito!" la interruppe spazientita. La sua voce era peggio di un trapano acceso alla massima velocità che le scavava nel cervello.

"Sì sono uscita, no non ho bevuto, sì non mi sento bene, perciò pensavo di mangiare qualcosa velocemente, prendere un antidolorifico e tornare a dormire" le disse meccanicamente Jen. Quella conversazione la stava logorando più di una decina di bicchieri di Tequila bevuti uno dietro l'altro.

"Come sei messa in casa? Devo venire a stirare o a pulire? Dato che vuoi passare tutto il sabato a letto, avrai senz'altro bisogno di una mano".

"Oh no! Ho già fatto tutto io!" mentì lanciando un'occhiata mesta al cesto degli indumenti sporchi e alla pila di maglie e camicie spiegazzate che aspettavano solo di essere stirate.

"Va bene allora, niente. Ma prometti almeno di venire a trovarmi la settimana prossima?"

"Si mamma farò il possibile. Ciao"

Spense il cellulare e si trascinò verso il frigorifero. L'idea di mangiare non la allettava per nulla, ma si costrinse a farlo per non prendere la bustina di antidolorifico a stomaco vuoto.

Appena mangiato si buttò di nuovo sul letto e mentre scivolava velocemente nel sonno, pensò che aveva voglia di Namjoon, che quel bastardo le doveva una notte di sesso sfrenato e anche che avrebbe approfondito volentieri la conoscenza di quel suo amico carino dagli occhi a mandorla che aveva incontrato la sera prima.

Oltre quel ponteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora