Capitolo 14

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Jen appoggiò il caffè bollente davanti a Jackson, che nel frattempo si era rivestito e si era accomodato al tavolo della sala poi si sedette di fronte a lui.

Aveva abbandonato l'accappatoio per mettersi una maglietta informe che le arrivava fino a metà coscia ma anche così a lui sembrava la donna più bella che avesse mai visto. Dentro di sé sapeva che lei era l'ideale per lui e che se avessero potuto stare insieme sarebbero andati perfettamente d'accordo. Ma non potevano. Entrambi volevano bene a Namjoon e non lo avrebbero mai tradito.

Jackson si schiarì la voce e cominciò: "Allora vuoi sapere cosa ha reso Namjoon l'uomo diffidente e misterioso che è oggi? Bene, forse la risposta migliore e più diretta è la vita di merda che ha avuto in Corea".

"Ci siamo conosciuti quando entrambi avevamo più o meno una decina d'anni e lui aveva già provato tanti dispiaceri quanti una persona normale non ne prova durante una vita intera. Ci siamo incontrati a scuola e mi è stato simpatico da subito nonostante la sua aria da duro e ribelle. Ci è voluta solo la mia costanza per riuscire ad avvicinarlo e a parlargli perché lui se ne stava sempre in disparte. Spesso era vittima dei bulli che lo deridevano per le sue umili origini e per il fatto che, come ho saputo dopo molto tempo proprio da lui, era stato abbandonato da sua madre appena nato. In Corea il quantitativo di bambini abbandonati è superiore alla media di tanti altri paesi industrializzati e solo in tempi recenti le cose stanno cambiando. Comunque lui era stato abbandonato ma, invece di essere adottato da una famiglia straniera come molti altri neonati, è stato preso da una famiglia di Seoul".

"Ma questa non è una cosa positiva?" chiese Jen realmente interessata.

"A dire la verità no. I legami di sangue sono estremamente importanti in Corea perciò le adozioni non sono viste di buon occhio. Alla fine, quindi, anche i suoi genitori adottivi hanno avuto dei seri problemi con il resto della comunità. Questo ha fatto sì che lo incolpassero delle loro difficoltà e ha impedito loro di amarlo come avrebbero dovuto. Namjoon è cresciuto in questo clima di scontento generale e per difendersi si è chiuso in se stesso sempre di più diventando scontroso e ribelle. A scuola era bravissimo grazie alla sua intelligenza superiore alla media, ma per il resto la sua vita era un completo disastro. So per certo che quotidianamente pensasse al modo migliore per suicidarsi ma che alla fine, per fortuna, non ne abbia mai avuto veramente l'intenzione".

Jen si sentì triste ed impotente. Non aveva mai pensato che potesse avere avuto tutto quei problemi, lo aveva sempre visto come una persona equilibrata ma non le era mai stato permesso di scavare sufficientemente a fondo.

"Durante gli anni dell'adolescenza, i bulli avevano smesso di tormentarlo perché era cresciuto molto in altezza e l'attacco era diventato la sua migliore difesa. Io cercavo di dissuaderlo dal ficcarsi nei guai ma spesso non ce la facevo e finivamo per rimanere coinvolti in risse nelle quali c'era sempre qualcuno che se ne andava con il naso rotto e gli occhi pesti e quel qualcuno non siamo mai stati noi due". "In quegli anni ci siamo anche avvicinati al mondo del rap underground. Passavamo interi pomeriggi ad ascoltare i nostri brani preferiti con gente strana, spesso poco raccomandabile e sognavamo di fare soldi a palate grazie alla nostra musica. Namjoon aveva trovato un lavoretto e con i primi soldi guadagnati si era comprato una chitarra. Quando sua mamma lo aveva scoperto aveva distrutto la chitarra e aveva iniziato ad informarsi per spedirlo a studiare da qualche parte lontano da lì. Naturalmente lui non ne sapeva nulla. L'ultimo anno di liceo aveva trovato una ragazza di cui si era perdutamente innamorato. Era strana e a me non piaceva affatto ma lui mi accusava di esserne geloso e che quindi non potevo darne un giudizio imparziale. Sembrava abbastanza coinvolta nella loro storia perciò abbassai la guardia. Giuro che fu solo per poco tempo ma fu sufficiente per permetterle di distruggere il cuore e l'autostima di Namjoon. Gli diede un appuntamento in un garage dove gli aveva promesso che avrebbe potuto fare musica e stare con lei, se capisci cosa intendo. Ricordo che era così felice, mi diceva che voleva sistemare le sua vita e che avrebbe cominciato a mettere la testa a posto per lei e per il suo futuro. Purtroppo quando arrivò all'appuntamento lei era già in atteggiamenti molto intimi con un altro ragazzo. La sua prima reazione fu di stupore ma poi cercò di affrontarlo e quello fu un errore. Per quanto uno possa essere forte, c'è sempre, al mondo, qualcuno più forte di te. Lo picchiarono selvaggiamente entrambi, gli rubarono tutti i soldi che aveva in tasca e lo abbandonarono più morto che vivo su una montagna di spazzature poco lontano dal garage.

Oltre quel ponteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora