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we fucked on that couch

Il mattino seguente si sveglió molto presto perché Alessandro era andato a lavoro ed aveva fatto un casino allucinante.
Al contrario di Hans che si era girato dall'altra parte ed aveva ripreso a dormire, lei si era svegliata presto ed aveva fatto colazione insieme a Sofia, che dopo era andata a lavoro.

Lei si sedette sul divano in plastica del terrazzo con una sigaretta in mano e le ginocchia al petto. Indossava ancora il pigiama pesante.

-guarda guarda chi c'è qui!- si voltó immediatamente riconoscendo la voce.
-come sei entrato, Andrea?- ignoró la frecciatina.
-ho trovato Sofia per le scale, dovevamo fare colazione insieme, ma ero in ritardo. Non mi offri neanche qualcosa per la colazione?-

Lui si sedette sulla poltrona davanti al divano.

-vuoi un caffè?- fece un tiro dalla sua sigaretta.
-carino da parte tua- sorrise malizioso.
-vado a fartelo subito- sciolse le gambe dal groviglio strano in cui erano messe e tornó dentro casa con la sigaretta tra le labbra.
Ad Ale e Sofia non sarebbe dispiaciuto troppo.

Tornó indietro con una tazza bella piena di caffè da dare al suo ex coinquilino.
-ecco a te. Amaro come la vita- le loro dita si sfiorarono per sbaglio e mille brividi le attraversarono la schiena.
-te lo sei ricordata- alzó un angolo della bocca.
-già, non so neanche perché. Scusa- sorrise imbarazzata.
-non devi scusarti per questo, lentiggine-

-come mi hai chiamato?-
-lentiggine, sai certe cose non cambiano- forse alludeva a qualcosa.
Lei alzó gli occhi al cielo.

-quindi...tu e Samantha, chi l'avrebbe mai detto-
-già, vuole già prenotare la chiesa e tutto il resto, prima che io ci ripensi- rise.
Anche Elena ridacchió.

-a proposito di ricordi, noi due abbiamo fatto sesso su quel divano, più di una volta- lui sorrise innocente.
La bionda arrossì fino alla punta delle orecchie.
-e se non ricordo male, ti ho preso da dietro contro la balaustra. Dicevi che era romantico. Per non parlare di tutti i pompini che mi hai fatto inginocchiata su questa poltrona-
Lei si morse il labbro al linguaggio volgare del suo ex scopamico.
-è stato tanto tempo fa e poi eravamo fatti, probabilmente- scosse la testa.

-il cagnolino sta ancora dormendo di sopra?- si accese una sigaretta.
-sì, quando la pianterai di definire cani tutti i miei fidanzati?-
-quando ne troverai uno decente che non devi tenere al guinzaglio. Sai non devi essere per forza l'alpha woman- rise.
-già, ma te piaceva che io prendessi il controllo mentre facevamo sesso-
Si pentì subito dopo di averlo detto. Avrebbe voluto strozzarsi con le proprie mani.

-che intenzioni hai con lui?- cambió completamente discorso diventando serio.
-non lo so. Abbiamo parlato un po' del nostro matrimonio, ma non mi ha ancora fatto la proposta-
-va bene- disse soltanto.
-grazie del caffè non tuo che mi hai offerto. Ci vediamo al matrimonio- continuó alzandosi dalla poltrona per tornare dentro e lasciare la casa.

-Andrea!- alzó la voce per richiamarlo mentre stava per aprire la porta.
-non è che mi faresti un favore?- chiuse gli occhi per non vedere la sua reazione mentre si girava piano verso di lei.

-volentieri- parló dopo quelle che le sembrarono ore.
-grazie mille. Devi solo accompagnarmi dal notaio per parlare di una faccenda e non voglio che Hans si metta in mezzo a discutere-
-ok- sembrava dubbioso.
-dammi dieci minuti e mi cambio- spense la sigaretta nel posacenere e corse in camera a vestirsi cercando di non svegliare il fidanzato.

Si fermarono a pranzare in un pub aperto anche di giorno

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Si fermarono a pranzare in un pub aperto anche di giorno.

-buongiorno signorina Marcatton. Quale onore vederla- disse il notaio Smith appena la vide.

Era un vecchietto sulla sessantina con un grande baffo bianco ed un completo nero in stile anni ottanta.

-direi di tagliarla con i convenevoli, siamo qui per parlare di affare, no?- sorrise sbrigativa.
-molto bene. Non c'è il signor Zimmermann?- diede uno sguardo al suo accompagnatore.
-umh no, non è potuto venire-
-oh sì certo, capisco, non aver ottenuto niente dall'eredità di suo nonno deve averlo fatto proprio arrabbiare, immagino che tra di voi non scorra buon sangue. Ma non siamo qui per parlare di lui-
-esattamente- disse dubbiosa.

Quella frase le ronzó per la testa durante tutto il colloquio. Erano fidanzati quasi ufficialmente, era ovvio che tra di loro scorresse buon sangue. Poi la parte dell'eredità la confuse ancora di più. Hans non si era mai dimostrato scocciato o altro dal non aver ricevuto nulla.

Era ormai buio quando uscirono dall'ufficio del notaio.

Tornó alla macchina di Andrea con questi interrogativi e ci rimase immersa fino a quando non arrivarono sotto la loro ex casa.

-scusami lentiggine, c'è una cosa che devo fare e non posso proprio rimandare- disse Andrea in fretta.
-umh?- Elena si sveglió dai propri pensieri per sentire le labbra del biondo posarsi sulle sue.

Si stavano baciando, dopo quelli che sembravano secoli lei loro labbra erano tornate a muoversi con lussuria e fame contro l'altra.
Andrea mise una mano sulla sua nuca per approfondire il labbro e ne approfittó per intrufolare la lingua nella bocca di lei.
Elena appoggió il palmo aperto sulla guancia di lui accarezzandola piano.
Sentiva le farfalle nello stomaco.

-perché diamine l'hai fatto?- domandó Elena con il fiatone e gli occhi sbarrati.
-non dirmi che non ti è piaciuto...-
-ma io ho Hans e tu hai Samantha, per la miseria è sbagliato-
-lo stesso Hans che vuole sposarti solo per governare su tutto l'impero costruito da tuo nonno perchè non ne ha avuto neanche un po'?-
-vaffanculo, Andrea. Credevo fossi cambiato-

Uscì dall'auto sbattendola e correndo dentro il condominio.

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