t w e n t y

768 28 5
                                    

You said i don't have an alibi,
you've gotta settle

-buongiorno avvocato Marcatton- disse il detective Specter appena finì di essere perquisita.
Ormai i poliziotti della prigione la chiamavano per nome e a volte non controllavano neache che fosse disarmata o con oggetti strani addosso.

-buongiorno- rispose soltanto.
Era rimasta sveglia tutta la notte ad elaborare una strategia difensiva efficace per Andrea, ma niente la convinceva abbastanza per essere definita efficace.

-sapevo sarebbe venuta, per questo le ho preso un latte chai- le offrì un bicchiere di carta di Starbucks.
-oh, la rigrazio. Non avrebbe dovuto, peró-

-l'ho fatto volentieri. Venga l'accompagno dal signor Sacchi- sorrise fin troppo apertamente per i giusti di Elena.

Per lei c'era qualcosa sotto.

-allora, come sta andando il processo? Sacchi si sta comportando bene?- chiese dal nulla mentre camminavano per i corridoi della prigione.
-sta andando bene e, sì, Andrea si sta comportando bene-
-di che cosa parlate quando viene qui? Perché vi incontrate molto spesso e magari posso aiutare s...-
-magari sa che c'è un vincolo di privacy con il mio cliente-
-solo curiosità, signorina- rispose quasi offeso quando arrivarono davanti alla cella del biondo, ma Elena potè notare un scintillio strano nei suoi occhi.

-bhe la curiosità uccise il gatto, arrivederci, detective Specter- disse aprendo la porta in ferro, molto più pesante di quanto si ricordava.

-sa, Sacchi potrà pur essere innocente per questo crimine, ma non uscirà tanto presto da qui. Glielo posso assicurare- parló prendendole il gomito.
La bionda osservó disgustata quella mano stretta attorno al suo braccio.
-come ho detto, "arrivederci detective Specter"- si strattonó ed entró nella cella.

Riuscì a riprendere fiato appena si chiuse la porta alle spalle, con lo sguardo di Andrea parecchio confuso.
-hai visto un fantasma?- chiese.
-ho avuto un incontro ravvicinato con il detective- sospiró.

-sei pallida, dunque immagino non abbiate fatto sesso- commentó con riluttanza.
-no che non abbiamo fatto sesso! Mi ha intimato di parlargli di cosa succede durante i nostri incontri-
-l'hai mandato a farsi fottere?- chiese sedendosi sulla sedia posta di fronte a lei.
-gli ho detto che tra di noi vige un contratto di privacy, che è praticamente la stessa cosa- sorrise tesa.

-cosa sono quelli?- le prese la mano tra le sue accarezzando piano i segni rossastri delle dita che l'uomo le aveva lasciato poco fa.
-il detective non è molto delicato- alzó le spalle e anche la testa realizzando quanto fossero vicini i loro volti.

-quel coglione non si deve azzardare a toccarti o giuro che lo ammazzo-
-così ti allungano ancora la condanna, grande mossa- rise la bionda.
-no, non con un avvocato con i coglioni e contro coglioni come te- sorrise malizioso. -sai mi eccita vederti camminare per tutta l'aula sui tacchi e con quelle gonne strettissime- tiró la sedia della donna ancora più vicino a lei.

Non ricordava le labbra di Andrea così morbide contro le sue. Era convinta che con il tempo fossero diventate più dure e rovinate, proprio come il sue carattere. Eppure nulla era cambiato di una virgola.

-avevamo detto niente baci- sospiró.
-avevo detto che avrei fatto di tutto per farti cambiare idea e non mi fermeró qui. Non mi interessa quanto tempo ho, non mi interessa se il processo è alle battute finali-  sorrise lui spostandole una ciocca di capelli da davanti al volto.

-di finale, qui, non c'è un bel niente. Abbiamo vinto la battaglia e non la guerra-
-dimmi a cosa ti servo ed io lo faccio-
-devi dirmi per filo e per segno che cos'è successo quella giorno. Non risparmiare i dettagli, ho bisogno di qualsiasi cosa-
-il pomeriggio di quel giorno ero andato a Chelsea per risolvere una questione-

-che tipo di questione?- domandó prima di alzare la testa dagli appunti che stava prendendo.

-droga. Uno spacciatore provava a fotterci la merce e venderla ad un prezzo più basso per creare concorrenza: sono andato a regolare i conti que coglione-
-l'hai ucciso?- chiese Elena impassibile, forse non avrebbe voluto saperlo.
-non è servito, è bastato minacciargli la sorella davanti ai suoi occhi- disse inespressivo.  -dai! Non guardarmi così, sai benissimo che ho fatto di peggio- esclamó vedendo la bionda sconvolta.

-in ogni caso, verso le sette sono tornato a casa per farmi una doccia e per le undici sono uscito diretto a Piccadilly Circus a bere una cosa con gli scimmioni- sorrise verso la fine per tentare di sollevare il morale di Elena.

-continua- lo spronó sentendolo silenzioso.

-gli altri se ne sono andati per lasciarmi via libera con una ragazza-
-che ora era?-
-le due di notte, credo-
-per caso un modo per contattare la ragazza?-
-è stata una botta e via, a mala pena mi ricordo com'era fatta. Peró mi ricordo di aver ricevuto un messaggio alle due di notte o forse alle quattro dicendomi di andare al porto. Quando sono andato lì ho trovato Juan morto-
-porca puttana, Andrea! L'omicidio è stato commesso alle tre di notte. Non hai un alibi!- alzó la voce sbattendo la mano sul tavolo di ferro.

-non ricordi neanche il nome del locale? A Piccadilly Circus ce ne sono una marea- chiese dopo essersi calmata.
-no-

-merda!- sospiró appoggiando la testa, che le stava scoppiando, sulla mano.

-cambiamo discorso per un attimo. Per legge, devo avvisarti che l'accusa mi ha proposto un accordo-
-che tipo di accordo?-
-ti fai solo un paio d'anni dentro-
-accettalo. Non ce la faccio più a stare qui dentro: ci sono spie di Logan ovunque che aspettano soltanto che io abbassi la guardia per uccidermi-
-non ho intenzione di farlo. Andrea sei innocente ed io troveró un modo per provarlo-
-tu stessa hai detto che non ho un alibi!- si alzó di scatto.

-lo troveró, sai quanto brava sono-
-ammettilo, siamo fottuti! Cazzo!-
-no, non lo siamo, devi soltanto fidarti di me. Io non ti abbandono-
-lo hai detto anche anni fa eppure è quello che hai fatto. Non riesco a fidarmi più di te anche se non si tratta della nostra storia, ma mi spezzato il cuore troppe volte!-

Elena vide un paio di lacrime bagnare le guance di Andrea.
Lo aveva visto piangere davvero pochissime volte.

-mi dispiace. Ma ti chiedo di fidarti di me solo un'ultima volta- si avvicinó piano osservandolo crollare nuovamente sulla sedia.

Lei prese il suo volto tra le mani per asciugargli le lacrime.
-guardami Andrea, la tua libertà e la tua innocenza hanno ancora un valore che non possono essere quantificato o riscattato con anni di prigione- gli diede un bacio sulla fronte.
-vattene e basta. Voglio rimanere da solo- disse scacciandola via.

Elena se ne andó seguendo i suoi desideri, sapeva benissimo che la loro discussione non sarebbe finita lì e che probabilmente Andrea sarebbe rimasto arrabbiato con lei, ma non avrebbe mai accettato quell'accordo.

Two Ghosts Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora