Chapter 19

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Purtroppo nella nostra anima non c'è una sola personalità, devi condividere la tua vita con tanti inconsci diversi, magari anche contrastanti fra loro, per poi finire ad uscirne pazza. Ecco, ora sono esattamente in questa situazione. Tutti i sensi di colpa che prima non si facevano sentire sono affioranti in un attimo, mi hanno letteralmente messo in crisi.
Dopo essermi trovata sola davanti a Niccolò in un piccolo e accogliente ristorantino nel centro di Roma ho realizzato il nostro rapporto, un rapporto bello ma insano.

< Cosa vuoi fare? Qual è il tuo scopo, Niccolò?> gli dissi abbassando lo sguardo e giocherellando con il bicchiere davanti a me.
Si schiarii la voce, si sistemò sulla sedia e iniziò a parlare con voce ferma e sicura.
< Rebecca, i comportamenti che ho avuto con te sono veri, tu mi piaci davvero, altrimenti adesso non saremmo qua in questo posto assieme> mi rispose.
< Ti sei fatto un esame di coscienza?> gli chiesi io guardandolo.
< No, cioè forse non ho ancora capito la situazione ma so qual è la realtà> mi disse abbassando lo sguardo e sospirando.
< Dovresti farlo Nic. Io non voglio essere egoista e non voglio passare come quella presuntuosa ma sappiamo entrambi che dall'altra parte c'è una ragazza che ti sta aspettando> continuai avvicinando il viso al suo.
< Lo so Reb, lo so. Ho paura, ho paura che il sentimento che provavo una volta non ci sia più, che sia sparito, ho paura che sia solo una fottuta abitudine. È che forse ho bisogno di cambiamento> ammise un po' amareggiato abbassando lo sguardo.
< Quando ritorna?> gli chiesi sussurrando e rimanendo un po' shockata per la risposta che mi aveva dato.
< Se tutto va bene dovrebbe ritornare fra due settimane> mi disse alzando lo sguardo e passandosi una mano fra i capelli, si stava innervosendo.
< Va bene, davvero Nic, pensaci> parlai dopo poco mentre mi sistemavo una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
<Insomma hai deciso cosa prendere?>
continuai cambiando discorso per alleggerire un po' la tensione che si era creata.
< Io già da molto, stavo aspettando solamente te> mi disse finalmente sorridendo.
< Fammi indovinare, una carbonara, giusto?> gli risposi ridendo mentre prendevo il menù in mano.
< Oh mio dio, spiegami come hai fatto? Sei per caso una cartomante che legge il futuro!?> esordii lui scherzando ed alzando un filino la voce.
< Forza dell'abitudine Moriconi> dissi ridendo e sistemandomi i capelli dietro alle spalle
< E tu cosa prendi? Le tue solite insalotone con i gamberetti e l'avocado?> continuò lui con un sorrisetto prendendomi in giro.
< Hai qualche problema?> risposi io con aria di sfida.
< No comunque penso che stasera seguirò le tue voglie> continuai chiudendo il menù e appoggiandolo sul tavolo.
< Ah si le mie voglie? E sentiamo come le vorresti soddisfare?> disse avvicinandosi con aria maliziosa.
< Niccolò!> urlai io probabilmente diventata simile ad un pomodoro.
< Ieri sera non eri così imbarazzata> continuò stuzzicandomi.
< Ma la vuoi finire!?> dissi impazzientita tirandogli un calcio sotto al tavolo.
< Aiha, ao ma che modi sono> parlò lui massaggiandosi lo stinco dolorante.
< Te lo meriti, Moriconi> gli dissi mentre chiamavo il cameriere soddisfatta.

La serata stava passando veramente bene, non avevamo più tirato fuori il fatidico argomento e a me andava bene così, stavamo aspettando il dolce dopo aver mangiato un sacco di roba e sostanzialmente anche pesante.
< Sono pienissima, non so se ci sta il dolce> affermai appoggiandomi allo schienale della sedia.
< Che pippa che sei> rispose un Niccolò scherzoso mentre stava facendo la scarpetta all'ennesimo piatto di pasta. Ebbene si, si era preso esattamente tre piatti di pasta, uno diverso dall'altro. Questo è pazzo.
< Sei tu che sei un maiale> dissi io guardandolo male.
< Non sei stata abituata bene, e poi dovresti saperlo anche tu che i carboidrati danno energia> parlò portandosi un boccone di pane sporco di sugo.
< Mamma mia, non riesco a guardarti> continuai con faccia disgustata, mi stava salendo pure quello che avevo mangiato lo scorso Natale.
< Dai domani mattina vieni a correre con me, lo so che ci vai pure tu a correre> disse lui sorridendomi.
< Beccata> gli risposi ridendo.
< Ma dimmi, ora ti sei messo pure a spiarmi?> continuai con aria indagatoria.
Niccolò aveva ragione, tutte le mattine o tutte le sere dovevo almeno fare una corsetta per sfogarmi, per liberarmi e per restare in forma. Era un sollievo.
< Ogni tanto ti vedo lungo il Tevere> disse con sguardo malizioso.
< Mi sto preoccupando, seriamente> risposi ridendo mentre posavo lo sguardo su di lui.

Uscimmo finalmente da quel ristorante, è stato un parto. Niccolò ha svuotato la cucina, continuava a chiedere del cibo. Ve lo giuro, è stato impressionante.
< Vuoi una mano? Ce la fai a camminare?> gli chiesi ridendo.
< Scricciolo, non fare la spiritosa> mi rispose piegandosi in due.
< Sto sano come un pesce ma spostate, famme sedè> disse nascondendo il dolore che molto probabilmente gli stava provocando lo stomaco, a quella scena scoppiai letteralmente a ridere.
< Oh piccoletto, tranquillo passerà> dissi avvicinandomi a lui e passandogli una mano sulla schiena.
< Smettila di prendermi in giro> parlò lui facendo l'offeso.
< Dopo che facciamo? Vuoi andare a casa a fare amicizia con il gabinetto oppure riesci a resistere a stare ancora un po' con me?> gli chiesi guardandolo mentre gli sistemavo i capelli.
< Ti piace il luna park?> mi domandò subito dopo con voce da bimbo e gli occhi sognanti.

Eccomi qua! Tutto bene? Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemelo sapere con un commentino e anche una stellina, graziee<3

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